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La protesta dei produttori di caucciù in Tailandia

La Tailandia è il primo produttore ed esportatore mondiale di caucciù. Ormai dal 2011 il prezzo del materiale è in caduta libera e il governo non ha emanato nessuna legge per tutelare i produttori. Per questi motivi, dall’inizio del mese di agosto, gli agricoltori si sono mobilitati, lanciando manifestazioni, cortei e blocchi stradali. Le richieste dei lavoratori sono un prezzo minimo nazionale per un chilo di caucciù che non sia inferiore a 100 bath (circa 3 dollari 10 cent) e delle sovvenzioni, come quelle emanate per gli agricoltori di riso. Venerdì, 13 settembre, il governo ha annunciato la sua proposta di legge: 90 bath (2 dollari 80 cent) per un chilo di caucciù e una sovvenzione di 196 dollari per ogni acro coltivato, specificando di non essere disposto a concedere altro.

In seguito alla misera proposta da parte delle autorità, domenica è scoppiata un’altra ondata di manifestazioni con blocchi stradali che hanno paralizzato tutto il paese. Lunedì, nella provincia di Nakhon Si Thammarat, la polizia ha provato a sgomberare il blocco della statale di Khuan Nong Hong, utilizzando anche gas lacrimogeni. L’attacco immotivato della polizia ha provocato una fulminea risposta da parte dei manifestanti, i quali hanno iniziato a lanciare pietre per fermare lo sgombero. Due manifestanti sono stati feriti, mentre la polizia ha denunciato 70 agenti feriti, alcuni anche in modo grave.

I manifestanti hanno annunciato che se il governo non soddisferà le loro richieste, aggiungendo anche quella di portare a 6 bath il prezzo minimo garantito per un chilo di olio di palma, sposteranno le proteste davanti al parlamento in Bangkok.

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