Libia: primavera di guerra
Si vedrà se anche alla fase 2 parteciperanno i Tornado italiani, come accaduto stanotte. Uno dei piloti degli aerei levatisi in volo dall’aeroporto di Trapani-Birgi alla volta della Libia ha smentito che i velivoli militari italiani abbiano bombardato. In precedenza però le stesse autorità italiane avevano spiegato che i Tornado erano intervenuti contro i radar del regime.
Nelle scorse ore è stato preso di mira anche uno dei quartieri generali del colonnello alla periferia di Tripoli. Gli Stati Uniti hanno comunque precisato che Gheddafi non è nella lista dei bersagli. Washington non vede comunque l’ora di passare il comando, almeno stando alle parole degli uomini di Obama. Il segretario di Stato alla Difesa, Robert Gates, ha detto al Times che la regia sarà affidata probabilmente all’alleanza franco-britannica, piuttosto che alla Nato, per non causare reazioni negative nel mondo arabo davanti all’ennesima ingerenza del patto atlantico.
Questo anche a fronte delle proteste con cui la Lega Araba ha accolto i raid aerei, considerati più invasivi rispetto a quanto previsto dalla risoluzione Onu della scorsa settimana, votata anche dalla stessa Lega Araba. L’impressione in effetti è quella che in Libia sia in corso una guerra vera e propria, non la semplice installazione di una no fly zone. Una guerra a cui l’Italia sta partecipando attivamente, non solo mettendo a disposizione le proprie basi, ma intervenendo con l’aviazione militare. Per questo diventano importanti le parole dei ministri Frattini e La Russa, che, al contrario del collega statunitense Gates, hanno auspicato che le operazioni passino sotto l’ombrello della Nato.
Silenzio invece dal governo sulla vicenda dell’Asso 22, il rimorchiatore italiano che sarebbe stato sequestrato ieri vicino alla piattaforma petrolifera di Mellitah, a 120 chilometri dalla capitale e a 30 dal confine tunisino. Ad operare il sequestro sarebbe stato un commando di uomini armati libici, forse addirittura militari del regime. Dell’equipaggio fanno parte otto italiani, due indiani e un ucraino. I familiari li hanno sentiti per l’ultima volta tre giorni fa. Si aspettavano almeno una chiamata dalla Farnesina, invece nulla.
Il sequestro dell’Asso 22 è difficile da interpretare, anche da parte delle autorità italiane. Il ministro Frattini ha ammesso che non si conoscono le intenzioni dei libici saliti a bordo, soprattutto perché non si sa chi siano. Difficile oltretutto stabilire dove sia diretto il rimorchiatore, ripartito dopo due giorni di stop dal porto di Tripoli. La nave si starebbe muovendo verso ovest, ma la meta è ignota tanto quanto le ragioni del sequestro. Possibile anche un improvviso ritorno verso Tripoli.
Quali interessi sottendono a questo intervento militare?
Achille Lodovisi, storico e geografo, si occupa di problematiche legate alla pace e al disarmo.
Venerdì scorso è stato diffuso anche un appello lanciato da “uniti e diversi” che chiede un cessate il fuoco immediato. Abbiamo intervistato
Il giornalista Giulietto Chiesa, uno dei firmatari dell’appello
da: radiondadurto
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