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Natale in Palestina. Tra pacificazione forzata e resistenza

Il Natale in Palestina non è diverso dagli altri giorni, gli arresti e i bombardamenti non si sono fermati, la libertà minima di movimento è impedita dai check point e dai muri e dalle torri militari. Tutto ciò ha reso queste giornate di festa ben lontane dalla tranquillità presentataci, a Betlemme, a Gerusalemme e in tutti i territori. La vigilia di Natale è stata teatro di scontri di frontiera che a Gaza hanno provocato la morte di un giovane palestinese. Il 25 dicembre sono state eseguite demolizioni ed espropri, ci sono stati scontri e feriti a Nablus e Qalqiliya, incursioni e arresti a Gerusalemme e Betlemme.

Dunque una Palestina tutt’altro che pacificata quella che si è vista negli scontri al check point di Betlemme svoltisi contemporaneamente alla messa nella Chiesa della Natività, o quella delle proteste dei profughi per il diritto al ritorno e nella sfiducia generalizzata verso Abu Mazen e la sua svendita dei diritti nazionali.

Una Palestina che non accetta lo status quo e che continua a lottare, con buona pace di chi vuole persuadere il mondo che la normalizzazione sia l’unica strada per la pace e di Abu Mazen e dei suoi tanto difesi accordi di Oslo.

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