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Oggi “Giornata di collera” a Gerusalemme e nei Territori palestinesi occupati

La Città Vecchia di Gerusalemme è blindata e presidiata da  centinaia di uomini dei reparti antisommossa della polizia. Ai palestinesi musulmani con meno di 40 anni è vietato andare a pregare sulla Spianata delle Moschee.

 

Aggiornamenti:

ore 14.15 – Coloni bloccano l’ingresso alla città di Nablus

I residenti degli insediamenti illegali intorno alla città cisgiordana di Nablus stanno bloccando la strada principale che conduce al centro abitato per protestare contro l’attacco incendiario alla tomba di Giuseppe, avvenuto questa mattina.

ore 13:45 – Brigate al-Aqsa di Jenin: “Annunciamo la nostra mobilitazione “

In un comunicato video trasmesso oggi dall’Agenzia palestinese Ma’an, il ramo di Jenin delle brigate dei Martiri di al-Aqsa (braccio armato di Fatah) ha annunciato la mobilitazione dei suoi combattenti per vendicare la morte del prigioniero Fadi al-Darbi.

Ad-Darbi era ricoverato all’ospedale israeliano Soroka ed è morto domenica per un inctus. Secondo la Società dei prigionieri palestinesi, le condizioni di ad-Darbi erano peggiorate a causa della negligenza sanitaria del Servizio prigioni d’Israele.

ore 13:15 – Ucciso il palestinese che ha accoltellato soldato israeliano

E’ morto l’attentatore palestinese che ha accoltellato un soldato israeliano nell’insediamento di Kyriat Arba (nei pressi di Hebron). Secondo Ynet e HaHaretz, l’aggressore – di cui non sono ancora note le generalità – indossava una pettorina con scritto “stampa” e si sarebbe finto fotografo per non destare sospetti

ore 13:00 – L’israeliano accoltellato a Kyriat Arba è un soldato e sarebbe rimasto leggermente ferito. L’aggressore è stato catturato secondo l’israeliano Jerusalem Post.

ore 12:55 – Ha’Aretz: “israeliano accoltellato nei pressi di Kiryat Arba”

ore 12:40 – Condanne del mondo politico israeliano per l’incendio alla Tomba di Giuseppe. Lieberman (ex ministro degli esteri israeliano): “palestinesi come lo Stato islamico”

Il direttore generale del ministero degli esteri israeliano, Dore Gold, ha criticato l’attacco alla tomba di Giuseppe compiuto stanotte a Nablus da un gruppo di palestinesi. “Questo atto richiama alla mente le azioni dei gruppi estremisti musulmani in Aghanistan e Libia” si legge in un suo comunicato. “Israele – continua la nota – condanna con forza il danno provocato alla Tomba di Giuseppe che è stato compiuto per il solo fatto che è un luogo dove gli ebrei pregano. Appiccare il fuoco alla Tomba dimostra chiaramente cosa succederebbe se i luoghi sacri a Gerusalemme fossero nelle mani della leadership palestinese”.

Duro anche il ministro dell’Agricoltura Uri Ariel del partito Casa ebraica. “Bruciare i luoghi sacri degli ebrei è il risultato dell’istigazione palestinese. Mentre i palestinesi mentono senza ritegno sul fatto che noi staremo mettendo a rischio lo status quo sul Monte del Tempio, loro vanno in giro a bruciare e a profanare i luoghi santi d’Israele e questo non lo dimenticheremo. Invito il primo ministro a riprendere il controllo della Tomba di Giuseppe” ha scritto sul suo account Facebook Ariel.

Avigdor Liberman, ex ministro degli Esteri e capo del partito di estrema destra Yisrael Beitenu, ha detto invece che l’incendio di stanotte mostra come l’Autorità palestinese (Ap) non sia differente dallo Stato islamico. “I giovani palestinesi stanno dando alle fiamme siti sacri e storici, proprio come Daesh [acronimo di Stato islamico in arabo] fa in Siria e Iraq. Abu Mazen non è stato né sarà mai un partner per la pace”.

Anche i laburisti hanno condannato “l’atto spregevole” compiuto da chi vuole “aggiungere benzina sul fuoco”.

Secondo il canale 10 della tv israeliana, alcuni ufficiali palestinesi avrebbero telefonato stamattina alla controparte israeliana promettendole di riparare il danno causato alla struttura. Secondo il portale israeliano Walla, l’incendio avrebbe interessato soprattutto la sezione femminile del sito.

ore 12:00 – Polizia israeliana: “Abbiamo sventato un possibile attacco terroristico”

La polizia di frontiera israeliana ha detto di aver sventato un possibile attacco terroristico contro le forze di sicurezza dello stato ebraico. L’esplosivo è stato ritrovato in un checkpoint di Isawiya (Gerusalemme est) ed è stato disinnescato dagli artificieri

ore 11 – Morto palestinese ferito la scorsa settimana a Gaza

Morto palestinese ferito la scorsa settimana dai soldati israeliani a Gaza. Si chiama Shawqi Jabr Obeid, 37anni. Era stato colpito durante le manifestazioni al confine in cui erano morti una decina di palestinesi, molti dei quali adolescenti.

 

ORE 10 – DATA ALLE FIAMME PARTE DELLA TOMBA DI GIUSEPPE A NABLUS
Giovani palestinesi nella notte hanno dato fuoco con bottiglie incendiarie a parti del complesso della Tomba di Giuseppe. La polizia dell’Autorità nazionale palestinese è intervenuta e ha preso controllo del sito. Le fiamme sono state spente. Secondo la tradizione religiosa in quel luogo sorge la tomba del personaggio biblico figlio di Giacobbe e di Rachele, consigliere del Faraone d’Egitto.

Migliaia di agenti di polizia e della guardia di frontiera israeliana sono affluiti a Gerusalemme per la “Giornata della collera” proclamata per oggi, venerdì di preghiera per i musulmani, dal movimento islamico Hamas e da altre organizzazioni palestinesi per protestare contro Israele, le violazioni della Spianata di Al Aqsa e l’occupazione militare, nel nome dell’Intifada di Gerusalemme (chiamata Intifada dei coltelli dagli israeliani) divampata all’inizio di ottobre.

La Città Vecchia di Gerusalemme è blindata e presidiata da  centinaia di uomini dei reparti antisommossa della polizia. Ai palestinesi musulmani con meno di 40 anni è vietato andare a pregare sulla Spianata delle Moschee.

Restano operativi tutti i blocchi stradali messi in atto negli ultimi due giorni dalle forze di sicurezza intorno ai quartieri e sobborghi di Gerusalemme Est, la zona palestinese della città sotto occupazione israeliana dal 1967. Misure che, assieme alla demolizione delle case e alla confisca delle proprietà alle famiglie dei responsabili di accoltellamenti e attentati, sono descritte da alcuni centri per i diritti umani come “punizioni collettive” contro l’intera popolazione palestinese.
Scontri, accoltellamenti e violenze hanno ucciso nei giorni scorsi sette israeliani e oltre 30 palestinesi.

Intanto i palestinesi fanno i conti con i danni d’immagine provocati dall’incredibile errore commesso dai funzionari dell’Olp (o dell’Autorità nazionale palestinese), che mercoledì sera hanno spinto Abu Mazen, in diretta televisiva, ad accusare Israele e le sue forze di sicurezza di aver “giustiziato” in strada il 13enne palestinese Ahmad Mansara, responsabile assieme al cugino dell’accoltellamento di un coetaneo israeliano nella colonia di Pisgat Zeev (Gerusalemme). Ahmad Mansara invece è stato ferito e non ucciso ed è ora ricoverato in un ospedale israeliano. Il governo e i media di Israele ieri hanno diffuso foto e filmati del ragazzo palestinese nutrito e curato da medici e infermieri israeliani.  L’errore commesso ha immediatamente ridimensionato, agli occhi della comunità internazionale, il peso della denuncia fatta dai palestinesi di “esecuzioni sommarie”  di alcuni dei responsabili degli accoltellamenti avvenuti a Gerusalemme e in altre città da parte delle forze di polizia e di cittadini israeliani armati. A cominciare dal caso di Fadi Alloun a Gerusalemme all’inizio del mese.

Il premier israeliano Netanyahu ieri ha colto l’occasione dell’errore commesso da Abu Mazen per convocare una conferenza con la stampa estera.  «Abu Mazen mente e continua ad incitare – ha detto ai giornalisti – il ragazzino (Mansara) non è morto, è vivo e non è innocente, ha cercato di uccidere. I palestinesi si rifiutano di dire la verità». Netanyahu ha poi affermato che Israele si trova costretto «a difendersi da due grandi menzogne… addirittura fantastiche» ossia che intenderebbe «distruggere le moschee nella Spianata di Gerusalemme» e che compia «eliminazioni di palestinesi innocenti». «Ma come si comporterebbe la polizia di New York – ha chiesto retoricamente – se là la gente fosse uccisa per strada con pugnali e asce?».

In riferimento indiretto alle (blande) critiche giunte dagli Usa, in particolare dal Segretario di stato John Kerry che sta per tornare in Medio Oriente per tentare di avviare nuovi colloqui israelo-palestinesi, Netanyahu ha detto di aspettarsi che «i nostri amici non costruiscano false simmetrie tra i cittadini israeliani e quelli che li accoltellano a morte». Infine il colpo da maestro davanti ai corrispondenti di mezzo mondo: «Sono aperto a un incontro con Abu Mazen e con i leader arabi – ha proclamato il primo ministro israeliano – Penso che potenzialmente sia utile perchè può fermare l’ondata di istigazione», ma, ha aggiunto, «è lui (Abu Mazen) che non vuole incontrarmi».

Da Nena News

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