Questa non è una guerra contro Hamas
L’idea che la guerra finirebbe se Hamas venisse rovesciato o si arrendesse è tanto antistorica quanto falsa.
Fonte: English version
Di Jeremy Scahill – 11 dicembre 2023
Immagine di copertina: palestinesi piangono accanto ai corpi dei i loro familiari all’Ospedale Nasser dopo gli attacchi aerei israeliani a Khan Younis, Gaza, il 10 dicembre 2023. Foto: Belal Khaled/Anadolu via Getty Images
Gli eventi della scorsa settimana dovrebbero cancellare ogni dubbio sul fatto che la guerra contro i palestinesi di Gaza sia un’operazione congiunta USA-Israele. Venerdì, mentre l’amministrazione Biden si trovava da sola tra le nazioni del mondo a porre il veto su una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato, il Segretario di Stato Antony Blinken era impegnato a eludere la revisione del Congresso per ottenere l’approvazione di una vendita “di emergenza” di 13.000 carri armati a Israele. Per settimane, Blinken ha viaggiato per il Medio Oriente ed è apparso su decine di reti televisive in una tornata di pubbliche relazioni volto a vendere al mondo l’idea che la Casa Bianca è profondamente preoccupata per il destino dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza. “Troppi palestinesi sono stati uccisi; troppi hanno sofferto nelle ultime settimane e vogliamo fare tutto il possibile per prevenire loro danni”, ha dichiarato Blinken il 10 novembre. Un mese dopo, con il bilancio delle vittime alle stelle e le richieste di cessate il fuoco che montavano, Blinken ha assicurato al mondo che Israele stava implementando nuove misure per proteggere i civili e che gli Stati Uniti stavano facendo tutto il possibile per incoraggiare Israele a impiegare un po’ più di moderazione nella sua diffusa campagna di uccisioni. Gli eventi di venerdì hanno decisamente gettato quelle rassicurazioni in un tempestoso vortice di sangue.
Negli ultimi due mesi Benjamin Netanyahu ha sostenuto, anche sui canali di informazione statunitensi che: “La nostra guerra è la vostra guerra”. Col senno di poi, questo non era un appello alla Casa Bianca. Netanyahu stava affermando un fatto. Dal momento in cui il Presidente Joe Biden ha parlato con il suo “grande, grande amico” Netanyahu il 7 ottobre, all’indomani dei mortali attacchi guidati da Hamas in Israele, gli Stati Uniti non si sono limitati a fornire a Israele ulteriori armi e supporto di intelligence, ma hanno anche offerto una copertura politica cruciale per la campagna di terra bruciata volta ad annientare Gaza come territorio palestinese. È irrilevante quali parole di preoccupazione e cautela siano uscite dalle bocche dei funzionari dell’amministrazione quando tutte le loro azioni miravano ad aumentare la morte e la distruzione.
La propaganda dell’amministrazione Biden a volte è stata così estrema che persino l’esercito israeliano ha suggerito di abbassarne il tono di un livello o due. Biden ha falsamente affermato di aver visto immagini di “terroristi che decapitavano bambini” e poi ha consapevolmente diffuso e promosso quell’accusa non verificata come un fatto, anche nonostante le obiezioni dei suoi consiglieri, e ha messo pubblicamente in dubbio il bilancio delle vittime dei civili palestinesi. Tutto ciò non è casuale, né può essere attribuito alla propensione del Presidente a esagerare o a inciampare in gaffe.
Tutto ciò che sappiamo sui 50 anni di storia di Biden nel sostenere e facilitare i peggiori crimini e abusi di Israele porta a una conclusione: Biden vuole che la distruzione di Gaza da parte di Israele, con più di 7.000 bambini morti, si svolga come è accaduto.
La realtà alterata di Israele
La natura terrificante degli attacchi del 7 ottobre guidati da Hamas non giustifica in alcun modo, né moralmente né legalmente, ciò che Israele ha fatto alla popolazione civile di Gaza, più di 18.000 dei quali sono morti in un periodo di 60 giorni. Niente giustifica l’uccisione di massa di bambini. Ciò in cui è impegnato lo Stato israeliano ha superato di gran lunga qualsiasi principio fondamentale di proporzionalità o legalità. I crimini di Israele fanno impallidire quelli di Hamas e degli altri gruppi che hanno partecipato alle operazioni del 7 ottobre. Eppure Biden e altri funzionari statunitensi continuano a difendere l’indifendibile diffondendo il loro concetto logoro e distorto del diritto di Israele “all’autodifesa”.
Se applichiamo questa logica, promossa sia dagli Stati Uniti che da Israele, ai 75 anni di storia prima del 7 ottobre, quante volte in quel periodo i palestinesi sarebbero stati “giustificati” nel massacrare migliaia di bambini israeliani, attaccando sistematicamente i loro ospedali e scuole? Quante volte avrebbero agito per “autodifesa” radendo al suolo e riducendo in macerie interi quartieri, trasformando i condomini che i civili israeliani un tempo chiamavano casa in tombe di cemento? Questa giustificazione funziona solo per Israele perché i palestinesi non possono mettere in atto tale distruzione su Israele e sul suo popolo. Non ha esercito, marina, aeronautica o potenti Stati nazionali che gli forniscano l’equipaggiamento militare più moderno e letale. Non ha centinaia di armi nucleari. Israele può radere al suolo Gaza e decimare la sua popolazione perché gli Stati Uniti lo rendono possibile, politicamente e militarmente.
Nonostante tutta l’esibizione mediatica consumata da Blinken e altri funzionari statunitensi che fingono sulla questione della protezione dei civili palestinesi, ciò che è accaduto sul campo non è altro che un rinchiudere la popolazione di Gaza in una gabbia di morte sempre più stretta. Il 1° dicembre Israele ha pubblicato una mappa interattiva di Gaza dividendola in centinaia di zone numerate. Sul sito web in lingua araba delle Forze di Difesa Israeliane, ha incoraggiato i residenti di Gaza a scansionare un codice QR per scaricare la mappa e a monitorare i canali dell’IDF per sapere quando devono evacuare in una zona diversa per evitare di essere uccisi dalle bombe israeliane o dalle operazioni di terra. Questo non è altro che una realtà alterata prodotta da Israele in cui i suoi partecipanti non hanno opzioni di scelta e un’ipotesi sbagliata porterà loro e i loro figli a essere mutilati o uccisi. A livello elementare, è grottesco dire a una popolazione intrappolata che ha un accesso limitato al cibo, all’acqua, all’assistenza sanitaria o all’alloggio, e le cui connessioni Internet sono state più volte interrotte, di andare online per scaricare una mappa di sopravvivenza da una forza militare che li sta terrorizzando.
Durante la parata individuale di Blinken in cui proclamava che gli Stati Uniti avevano chiarito a Israele la necessità di proteggere i civili, Israele ha ripetutamente colpito aree di Gaza nelle quali aveva detto ai residenti di fuggire. In alcuni casi, l’IDF ha inviato messaggi SMS alle persone solo 10 minuti prima dell’attacco. Uno di questi messaggi diceva: “L’IDF inizierà un devastante attacco militare sulla vostra zona di residenza con l’obiettivo di eliminare l’organizzazione terroristica Hamas”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha affermato che i palestinesi vengono trattati “come pedine umane, fatti spostare ripetutamente tra frammenti sempre più piccoli del Sud, senza alcun minimo equipaggiamento per la sopravvivenza”. Blinken ha attribuito il crescente aumento di vittime palestinesi a “una contrapposizione” tra l’intento dichiarato di Israele di ridurre le morti civili e le sue operazioni. “Penso che l’intento sia quello”, ha detto. “Ma i risultati non sempre si manifestano”.
Il Portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby si è visibilmente irritato quando il 6 dicembre gli è stato chiesto della diffusa uccisione di civili da parte di Israele. “Non rientra nella strategia delle Forze di Difesa Israeliane uccidere persone innocenti. Sta succedendo. Lo ammetto. Ogni morte è una tragedia”, ha detto.
“Ma non è che gli israeliani si mettano lì ogni mattina a dire: ‘Ehi, quanti altri civili possiamo uccidere oggi?’, ‘Andiamo a bombardare una scuola, un ospedale o un edificio residenziale e causiamo vittime civili’. Non è così”.
Un problema con lo sfogo di Kirby è che gli attacchi contro civili, scuole e ospedali sono esattamente ciò che Israele sta facendo, ripetutamente. È irrilevante quale Kirby creda sia l’intento dell’IDF. Per due mesi, numerosi funzionari e legislatori israeliani hanno affermato che il loro intento è quello di strangolare collettivamente i palestinesi di Gaza fino alla sottomissione, alla morte o alla fuga.
Le affermazioni di Kirby sono anche smontate dalle rivelazioni contenute in un recente rapporto investigativo dei media israeliani +972 Magazine e Local Call. La storia, basata su interviste con sette fonti militari e di intelligence israeliane, descrive in dettaglio come Israele conosca esattamente il numero di civili presenti negli edifici che colpisce e a volte abbia consapevolmente ucciso centinaia di civili palestinesi per uccidere un singolo comandante di Hamas.
“Nulla accade per caso”, ha detto una fonte israeliana. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che il suo sacrificio era accettabile, che era un prezzo che valeva la pena pagare per colpire un altro bersaglio. Non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è pianificato. Sappiamo esattamente quanti danni collaterali ci sono in ogni casa”.
Mentre Israele accelera la sua macchina omicida, smentendo tutte le dichiarazioni di Blinken, continua a condurre una guerra di propaganda coerente con la sua campagna generale di uccisioni di massa. Nessuna bugia è troppo oscena per giustificare il massacro di persone che il Ministro della Difesa israeliano ha definito “animali”. Secondo questa campagna non ci sono bambini palestinesi, né ospedali palestinesi, né scuole palestinesi. L’ONU è Hamas. I giornalisti sono Hamas. I Primi Ministri di Belgio, Spagna e Irlanda sono Hamas. Tutto e tutti coloro che dissentono minimamente dalla narrativa del Genocidio sono Hamas.
Israele si è comprensibilmente abituato al fatto che molti media occidentali accettino le sue bugie sui palestinesi, non importa quanto oltraggiose o vili, quando gli vengono raccontate. Ma anche i mezzi di informazione con una lunga esperienza nella promozione incontrollata della narrativa di Israele si sono avvicinati all’incredulità. Non perché abbiano cambiato coscienza, ma perché la propaganda israeliana è così farsesca che sarebbe imbarazzante fingere che non sia così.
Negli ultimi giorni le forze israeliane hanno distribuito numerose immagini e video di uomini palestinesi denudati, a volte bendati, e hanno affermato che sono tutti terroristi di Hamas che si erano arresi. Anche queste affermazioni crollano al minimo esame: alcuni degli uomini sono stati identificati come giornalisti, proprietari di negozi, dipendenti delle Nazioni Unite. In un atto di propaganda particolarmente ridicolo, un video girato dai soldati dell’IDF e divulgato in rete mostrava prigionieri palestinesi nudi che posavano i loro presunti fucili.
Il Portavoce del governo Mark Regev ha difeso la pratica di spogliare i detenuti. “Ricordate che in Medio Oriente fa più caldo. Soprattutto durante il giorno sotto il sole, sentirsi chiedere di togliersi la maglietta potrebbe non essere piacevole, ma non è la fine del mondo”, ha detto Regev a Sky News. “Cerchiamo persone che avrebbero nascosto armi, soprattutto attentatori suicida con giubbotti esplosivi”. A Regev è stato chiesto di questa chiara violazione del divieto della Convenzione di Ginevra di pubblicare video di prigionieri di guerra. “Non conosco così bene il diritto internazionale”, ha detto, aggiungendo, come se fosse importante, che non credeva che i video fossero stati distribuiti dai canali ufficiali del governo israeliano. “Si tratta di uomini in età militare che sono stati arrestati in una zona di combattimento”, ha detto.
Nonostante le affermazioni israeliane di rese di massa da parte dei combattenti di Hamas, Haaretz ha riferito che “delle centinaia di detenuti palestinesi fotografati ammanettati nella Striscia di Gaza negli ultimi giorni, solo circa il 10-15% sono agenti di Hamas o sono identificati con l’organizzazione”, secondo fonti di sicurezza israeliane. Israele non ha prodotto alcuna prova a sostegno della sua affermazione che anche questo presunto piccolo gruppo di prigionieri denudati fossero combattenti di Hamas.
Quindi quello che abbiamo qui è sia una violazione delle Convenzioni di Ginevra che una produzione immorale in cui i civili palestinesi sono costretti sotto la minaccia delle armi a interpretare combattenti di Hamas in un film di propaganda israeliano.
Nessuna legittimità alla Resistenza
Negli ultimi due mesi è diventato indiscutibilmente chiaro che in realtà non ci sono due facce in questo spettacolo dell’orrore. Senza dubbio, gli autori che hanno inflitto gli orrori contro i civili israeliani il 7 ottobre dovrebbero essere ritenuti responsabili. Ma non è questo lo scopo di questa operazione di omicidio collettivo. E i giornalisti dovrebbero smettere di fingere che lo sia.
Qualsiasi analisi della campagna terroristica dello Stato israeliano contro il popolo di Gaza non può iniziare con gli eventi del 7 ottobre. Un esame onesto della situazione attuale deve considerare il 7 ottobre nel contesto della guerra di Occupazione di Israele in corso da 75 anni contro i palestinesi e negli ultimi due decenni di trasformazione di Gaza prima in una prigione a cielo aperto e ora in un campo di sterminio. Sotto la minaccia di essere etichettati come antisemiti, Israele e i suoi difensori chiedono che la logica ufficiale di Israele per le sue azioni irrazionali sia accettata come legittima, anche se sono palesemente false o cercano di giustificare Crimini di Guerra. “Guardate Israele oggi. È uno Stato che ha raggiunto un tale grado di follia irrazionale e rabbiosa che il suo governo accusa abitualmente i suoi più stretti alleati di sostenere il terrorismo”, ha recentemente dichiarato l’analista palestinese Mouin Rabbani. “È uno Stato che è diventato completamente incapace di qualsiasi forma di inibizione”.
Israele ha imposto, con la forza letale, una regola secondo la quale i palestinesi non hanno alcun diritto legittimo ad alcuna forma di Resistenza. Quando hanno organizzato manifestazioni nonviolente, sono stati attaccati e uccisi. È stato così nel 2018-2019, quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui manifestanti disarmati durante la Grande Marcia del Ritorno, uccidendo 223 persone e ferendone più di 8.000. I cecchini israeliani si sono poi vantati di aver gambizzato e storpiato decine di manifestanti durante le manifestazioni settimanali del venerdì. Quando i palestinesi reagiscono ai soldati dell’Occupazione, vengono uccisi o mandati davanti ai tribunali militari. I bambini che lanciano pietre contro carri armati o soldati vengono etichettati come terroristi e soggetti ad abusi e violazioni dei diritti fondamentali, sempre che non vengano uccisi sommariamente. I palestinesi vivono la loro vita spogliati di qualsiasi contesto o di qualsiasi ricorso per affrontare le gravi ingiustizie imposte loro.
Non si può discutere dei crimini di Hamas o della Jihad Islamica o di qualsiasi altra fazione della Resistenza armata senza prima affrontare la questione del perché questi gruppi esistano e godano di sostegno. Un aspetto di ciò dovrebbe certamente sondare il ruolo stesso di Netanyahu, che risale almeno al 2012, nel sostenere Hamas e nel facilitare il flusso di denaro al gruppo.
“Chiunque voglia contrastare la creazione di uno Stato Palestinese deve sostenere il rafforzamento di Hamas e il trasferimento di denaro ad Hamas”, ha detto Netanyahu ai suoi compagni del Likud nel 2019.
Ma in un senso più ampio, un’analisi sincera del motivo per cui un gruppo come Hamas ha guadagnato popolarità tra i palestinesi o del motivo per cui la gente di Gaza si rivolge alla lotta armata deve concentrarsi su come gli oppressi, quando privati di ogni forma di legittima Resistenza, rispondono all’Oppressore. Dovrebbe concentrarsi sui diritti delle persone che vivono sotto Occupazione ad affermare e difendere la propria autodeterminazione. Dovrebbe consentire ai palestinesi di collocare la loro lotta nel contesto di altre battaglie storiche per la liberazione e l’indipendenza e non relegarla in polemiche razziste su come tutti gli atti di Resistenza palestinesi costituiscano terrorismo e su come non ci siano realmente innocenti a Gaza.
Il Presidente di Israele lo ha affermato il 13 ottobre.
“C’è un’intera nazione là fuori che è responsabile”, ha dichiarato Isaac Herzog. “Non è vera questa retorica secondo cui i civili non sono consapevoli e non sono coinvolti. Non è assolutamente vero. Avrebbero potuto insorgere. Avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza con un Colpo di Stato”.
L’idea che i palestinesi di Gaza potrebbero porre fine a tutte le loro sofferenze rovesciando Hamas è altrettanto astorica e falsa quanto le affermazioni, spesso ripetute, secondo cui la guerra contro Gaza finirebbe se Hamas si arrendesse e liberasse tutti gli ostaggi israeliani.
“Tutto questo potrebbe finire domani”, ha detto Blinken il 10 dicembre. “Se Hamas non coinvolgesse i civili usandoli come scudi umani, se deponesse le armi, se si arrendesse”. Questa, ovviamente, è una volgare bugia. Con o senza Hamas, la guerra di Israele contro i palestinesi continuerebbe proprio a causa di Blinken e dei suoi simili nei circoli d’élite bipartisan della politica estera statunitense.
Nel corso degli anni il sostegno degli Stati Uniti al Regime di Apartheid israeliano ha costantemente facilitato la politica di “tabula rasa” di Israele a Gaza. Non si tratta di una serie di attacchi periodici contro Hamas: si tratta di una campagna ciclica di bombardamenti terroristici mirati in gran parte contro i civili e le infrastrutture civili. L’amministrazione Biden non è, e Biden personalmente non lo è mai stato, un osservatore esterno o un amico che incoraggia la moderazione durante una crociata altrimenti giusta.
Nessuno di questi massacri si verificherebbe se Biden preferisse la vita dei palestinesi alle false narrazioni di Israele e alle sue sanguinose guerre di annientamento etnonazionaliste riconfezionate come autodifesa. Dovremmo porre fine alla farsa secondo cui questa è una guerra israeliana contro Hamas. Dovremmo chiamarla per quello che è: una guerra congiunta USA-Israele contro il popolo palestinese di Gaza.
Jeremy Scahill è Corrispondente veterano e redattore generale presso The Intercept. È uno dei tre redattori fondatori. È un giornalista investigativo, corrispondente di guerra e autore dei best-seller internazionali “Guerre Sporche: Il Mondo è un Campo di Battaglia” e “Blackwater: L’ascesa del Mercenario più Potente del Mondo”. È stato corrispondente dall’Afghanistan, dall’Iraq, dalla Somalia, dallo Yemen, dalla Nigeria, dall’ex Jugoslavia e da altre parti del mondo. Scahill è stato corrispondente per la sicurezza nazionale per The Nation e Democracy Now!. Il lavoro di Scahill ha dato il via a diverse indagini del Congresso e ha vinto alcuni dei più alti riconoscimenti del giornalismo. Ha ricevuto due volte il prestigioso Premio George Polk, nel 1998 per i servizi giornalistici esteri e nel 2008 per “Blackwater”. Scahill è un produttore e scrittore del pluripremiato film “Guerre Sporche”, che è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2013 ed è stato nominato all’Oscar.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
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