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Si scaldano i motori per nuove guerre

È un 2012 di guerra quello che attende il Vicino Oriente. Almeno questi sono i segnali che arrivano da Tel Aviv e Washington. Due giorni fa il capo di stato maggiore israeliano, generale Benny Gantz, è stato fin troppo esplicito nell’annunciare una seconda offensiva «Piombo fuso» contro Gaza, nel terzo anniversario dell’inizio della prima nella quale rimasero uccisi oltre 1.400 palestinesi. «Israele non può vivere sotto la minaccia dei lanci di razzi da Gaza» e con il movimento islamico Hamas al potere nella Striscia, sostiene Gantz. «Presto o tardi saremo costretti a condurre una significativa operazione (militare)», ha aggiunto il capo di stato maggiore.

Il generale Gantz non è l’unico in Israele a parlare di «Piombo fuso 2». Gli analisti militari insistono sull’inefficacia dei raid aerei contro «obiettivi mirati» – gli ultimi sono di due giorni fa (tre i palestinesi uccisi) – e assieme agli ultimi ex capi di stato maggiore (Shaul Mofaz, Moshe Yaalon, Dan Halutz e Gabi Ashkenazi) ripetono che la strada da seguire è quella di una nuova ampia operazione di terra. Quello di Gaza però potrebbe essere solo uno dei fronti della guerra. Il noto sito Politico, facendo riferimento ad un articolo del Daily Beast, ieri ha rivelato che l’amministrazione Obama sta lavorando con Israele per stabilire le «linee rosse» sul nucleare che, una volta superate dall’Iran, potrebbero far scattare un attacco contro Tehran. C’è stato «un intensificarsi nelle ultime settimane dei contatti segreti per permettere ai due alleati di essere sulle stesse posizioni», ha riferito il sito, sottolineando la visita a Washington della scorsa settimana del ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, tutta incentrata sulla questione iraniana.

E che i motori della nuova guerra siano già stati accesi lo prova anche il fatto che il segretario Usa alla difesa, Leon Panetta, che finora aveva rilasciato dichiarazioni caute a proposito di una eventuale azione militare contro l’Iran, la scorsa settimana ha detto che gli Stati uniti sono pronti ad usare la forza per impedire a quel paese di costruire la bomba atomica (Tehran ha sempre negato di volersi dotare di ordigni atomici). Il casus belli più immediato potrebbe essere l’intenzione dell’Iran di bloccare lo stretto di Hormuz – una delle principali rotte mondiali del greggio – in risposta a sanzioni internazionali contro l’esportazione di petrolio iraniano. Il comando della V Flotta Usa, con base in Bahrain, ha avvertito che impedirà a qualunque costo la chiusura dello Stretto di Hormuz.

In questo clima da guerra imminente, il governo di Benyamin Netanyahu non teme le (blande) critiche internazionali alla sua politica di colonizzazione della Cisgiordania. Ieri Israele ha avviato due progetti edilizi nella zona araba di Gerusalemme, occupata nel ’67, e ha legalizzato con un espediente un avamposto colonico, Ramat Ghilad (Nablus), del quale la stessa Corte suprema israeliana aveva ordinato lo sgombero.

Da Il Manifesto

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