Sidi Bouzid: la collera operaia all’assalto di Ennahdha e del governatorato
Non ricevevano il salario da giorni, da due mesi per l’esattezza e ieri i manovali dell’edilizia pubblica di Sidi Bouzid hanno dato l’assalto al palazzo del governatorato. La lunga giornata di lotta è iniziata con un presidio fuori i locali dell’istituzione regionale in cui si rivendicava l’immediato versamento della retribuzione per i lavori svolti. Ma a metà mattinata era chiaro che anche questa volta gli operai sarebbero tornati a casa senza un soldo in tasca. La collera è montata al punto che dopo poco il palazzo del governatorato veniva letteralmente assaltato dai manifestanti a cui si erano uniti molti ragazzi solidali. Non appena arrivata la celere il presidio decide di allestire delle barricate con pneumatici infuocati. Ma la risposta della polizia non si fa attendere: decine di lacrimogeni e diversi testimoni parlano anche di spari da armi da fuoco. L’iniziativa si trasforma in corteo che metro dopo metro ingrossa le proprie fila fino a raggiungere la sede del partito islamista moderato al potere Ennahdha, e il saccheggio ha inizio. In molti entrano dentro i locali del partito, vengono appiccati fuochi e distrutti i materiali, mentre alcuni ragazzi riescono a raggiungere le insegne dell’organizzazione islamista poste all’ingresso della sede scaraventandole a terra per pestarle. Insomma i locali e le insegne del governatorato e di Ennahdha hanno avuto lo stesso destino degli edifici che un tempo ospitavano le istituzioni politiche e amministrative del regime di Ben Ali. [Guarda il video dell’assalto] Le immagini della giornata di lotta di Sidi Bouzid stanno facendo il giro di tutta la Tunisia venendo accolte con entusiasmo efavore da quella componente, maggioritaria nel paese, che non riconosce nelle così dette nuove istituzioni della transizione democratica la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione. Le immagini che ritraggono gli operai di Sidi Bouzid mentre pestano le insegne del partito Ennahdha sono un duro colpo all’organizzazione islamista e a ben poco serve che i suoi portavoce si precipitano a dichiarare che “dietro alla manifestazione c’erano membri del vecchio regime o alcuni partiti dell’opposizione”. Piuttosto dietro alla collera operaia di Sidi Bouzid ci sono quei bisogni di dignità e giustizia sociale per cui la città madre del processo rivoluzionario tunisino non ha mai cessato di lottare.
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