Strage di Port Said: il racconto di chi c’era
Che la strage di Port Said (75 morti, uno dei più grandi disastri nella storia del calcio africano) non fosse semplicemente riconducibile agli ultras è parso chiaro a tutti da subito. Questo invece è il racconto di un ragazzo militante negli Ultras Ahlawy, presente allo stadio di Port Said, ripreso dal sito Ultras-tifo.net. Chi meglio dei presenti può descrivere i fatti?
Ci sono tre elementi che bisogna tenere a mente, considerando che gli Ultras Ahlawy negli ultimi due mesi sono stati la principale voce di dissenso contro l’esercito (cioè dopo la morte del nostro membro Mohamed Mustafa nel mese di novembre, colpito alla schiena con una pallottola dall’esercito). Nelle ultime partite abbiamo cantato pesantemente contro l’esercito, e dopo ieri sera hanno detto che siamo delinquenti e che quanto accaduto è stato il prezzo che avremmo dovuto pagare.
1 – La polizia ha concesso loro di entrare allo stadio armati e di invadere tre volte il campo durante la partita e dopo ogni gol senza intervenire, cosa impossibile in Egitto e non solo.
2 – L’esercito che ha chiuso la porta che divide il settore ospiti con la grande area retrostante dove si trovano i servizi igienici con un lucchetto, senza che ci fosse nessuno a controllare. Il mio amico dello Zamalek che indirettamente ha detto che la gente è morta perchè schiacciata contro la porta chiusa, deve sapere di solito chiude quel particolare passaggio quando ci sono agenti sia all’interno che all’esterno dello stadio. Ieri sera, molte persone hanno potuto vedere che a due minuti dalla fine era stata chiusa, senza nessuno di guardia, con decine di persone sulla pista d’atletica e con la gente che per venti minuti ha tentato inutilmente di aprirla.
3 – L’odio tra noi e loro risale agli anni ’30, e la partita è da sempre considerata ad alto rischio. Era l’unica partita in trasferta alla quale mio padre ha tentato di impedirmi di andare, circa 15 anni fa, molto prima che nascessero gli ultras o il tifo organizzato; e la violenza è da sempre parte integrante delle due tifoserie (Le tifoserie di Al-Ahly e Ismaily sono considerate le più pericolose dai media, ma Port Said in generale è una città dura ed intimidatoria). Io non so se fossero consapevoli di questo o se ci sia stata una cospirazione o meno da parte della polizia; so solo che loro sono venuto per ucciderci (Il giorno prima ci era arrivato un messaggio con scritto “La vostra morte è qui!”) e polizia ed esercito ci hanno consegnati a loro come su un piatto d’argento, mentre loro di questi vantaggi ne hanno approfittato perfettamente! Questa è una grave sconfitta per noi. La loro mentalità è questa, non ci sono regole, e noi abbiamo pagato un pezzo molto pesante. Si vince e si perde, e purtroppo questa è una perdita molto pesante.
La polizia antisommossa era in piedi di fronte alla curva ospiti come in tutte le partite del campionato egiziano, schierata su due linee: una dietro la porta ed una di fronte alla curva (quando ci sono stadi con la pista d’atletica).
Loro hanno invaso il campo con grandi numeri, ed hanno attaccato i nostri giocatori. Noi eravamo preoccupati per i nostri giocatori, tanto che alcuni ragazzi hanno cercato di entrare in campo per proteggerli. Improvvisamente, quando sono arrivati dal campo verso la pista d’atletica sotto il nostro settore, la polizia che era dietro la porta si è spostata per lasciarli passare e la linea davanti la nostra curva si è dispersa, questi hanno cominciato a bersagliarci di razzi e sassi.
Ci sono tre porte gialle che danno sul campo vicino al settore ospiti. Quello vicino al tunnel dei giocatori è rimasto chiuso, gli altri due al centro di altri due settori erano in qualche modo aperti, e tutto lo stadio è entrato. Come potete vedere ci sono cinque metri di prato prima del cancello che separa il settore ospiti dalla pista d’atletica, ed avremmo dovuto saltare la recinzione per poter aprire la porta dall’esterno.
Quindi non abbiamo nemmeno il tempo di renderci conto, e ci troviamo loro di fronte al nostro ingresso; onestamente ci avevano colto di sorpresa, ma è normale se siete abituati a vedere una partita in Egitto, con tonnellate di polizia a controllare che nessuno scavalchi le recinzioni.
All’improvviso ci sono stati dentro armati di tutto ciò che potete immaginare, queste foto. mostrano un bastone bianco che tutti avevano nella loro curva. Come abbiano fatto ad entrare con quella quantità di bastoni dentro lo stadio in una partita a rischio è una cosa che non mi so spiegare.
Alcuni avevano “lame d’aria” (di quelle che uccidono se vieni pugnalato), altri pistole, tantissimi questi bastoni bianchi. Molte persone sono corse ai tunnel che portano alla grande area retrostante il settore ospiti, e qui hanno scoperto con orrore che il cancello era stato chiuso con un grosso lucchetto. Normalmente in Egitto i portoni d’uscita non vengono mai chiusi, ci sono solo i poliziotti davanti che ti impediscono di uscire.
Le persone che si sono trovate a combattere sono state accoltellate, strangolate o uccise gettate nella zona sottostante la curva. Le persone che tentavano di fuggire sono state catturate sulla scalinata che conduce al tunnel e molti sono morti a causa di questo, con i fans del Masry che non contenti di averli colpiti a morte, gettavano torce su di loro per assicurarsi che era stato un massacro.
E’ una tragedia, ogni tre ore si sente un nuovo nome di un amico morto. Ultras è uno stile di vita, non di morte.
Purtroppo questa è stata una perdita molto pesante. Esercito e polizia hanno voluto punirci. Hanno usato il loro odio contro di noi. Troppe bestie senza cervello nè onore.
Questo video mostra alcuni dettagli:
(Non ci è possibile mostrare il video in quanto è ‘stranamente’ stato rimosso da Youtube! n.d.r.)
Qui vedete la quantità di poliziotti antisommossa di fronte alla nostra curva. In questo modo noi non ci aspettavamo che nessuno ci arrivasse da di fronte, ma al massimo che ci tirassero qualcosa dai lati.
Al minuto 0:45 ci rendiamo conto che stavano inseguendo i nostri giocatori, con questi ultimi che gridavano aiuto alla polizia antisommossa per chiedere protezione.
Al minuto 1:16 è possibile iniziare a sentire bengala e razzi tirati verso di noi, ed ancora si può vedere un sacco di polizia antisommossa di fronte a noi.
Al minuto 1:48 un sacco di gente si trova sotto il nostro settore e grida di essere pronta. Poi inizia il caos, con nostro orrore, quando superano il cordone di polizia ed entrano dentro il settore ospiti trovando le porte aperte. Le luci sono state spente circa due minuti dopo quando, con i tifosi del Masry già dentro il settore ospiti e nessuno che potesse vedere nulla, anche il cancello è stato chiuso.
Uno dei cori più importanti della nostra curva dice così:
“Il più grande Club del mondo/se il mondo intero è contro di te/sarò sempre follemente innamorato di te/ogni giorno in cui vinci è un giorno di festa per me/non sarò mai lontano da te/ il giorno in cui smetterò di cantare sarà il giorno della mi morte!”.
Abbiamo sempre cantato più forte le ultime due strofe, e credo che il giorno che lo canteremo di nuovo, canteremo più forte che mai e penseremo a tutti i nostri amici che in questa sentenza vedono rappresentata la loro vita e la loro morte.
Questo topic non parla di un allenatore americando. Parla di 73 persone che andarono a sostenere la loro squadra del cuore e non tornaroo più. Uno di questi è un membro molto noto in questo forum (red_devils) è stato il fondatore degli Ultras Devil’s, un altro gruppo che ha una forte base di sostenitori ad Alessandria d’Egitto.
Era come un fratello minore per me, un ragazzo con mentalità. Ricordo che nel settembre 2007, quando voleva dar vita ad un nuovo gruppo per i ragazzi di Alessandria, e c’era un grande dibattito fra di loro sul fatto se imporgli di essere una sezione o consentirgli di essere un gruppo separato, mi ricordo che mi disse di volere un gruppo proprio, che ciò avrebbe potuto aiutarli a trovare una propria identità ed avrebbe spinto i membri ad essere più leali verso il gruppo che non l’essere parte di un gruppo più grande. Mi ha convinto con le sue argomentazioni e mi ricordo che ho lottato molto per loro per aiutarli ad avere un gruppo separato.
L’ho sempre chiamato prima di ogni partita ad Alessandria per aiutarmi ad affittare un appartamento nella loro città. E’ una città così bella, l’ideale per andare un giorno prima della partita a bere e divertirsi.
E’ stato la mente dietro la maggior parte dei suoi ragazzi, e nel 2010 hanno prodotto a mio parere la miglior coreografia per il nostro defunto presidente Salim Saleh. Non era di facile realizzazione, ma la portarono a compimento brillantemente. Impressionante vedere un ragazzo di 23 anni che viaggia per 500 miglia ogni settimana per vedere la sua squadra, qualunque essa sia. Il tipo di ragazzo che non ha mai bevuto, ma che era felice ogni volta di andare a fare compagnia a chi di volta in volta doveva andare a comprare le birre. Il tipo di ragazzo che sorrideva ad ogni battuta, anche quelle più cattive e da presa per il culo. Il tipo di ragazzo che visse e morì per la sua squadra… letteralmente!
Che cosa triste, questo è solo uno dei 73 che per tutti riposano in pace.
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