Tunisia: ucciso leader dell’opposizione. Scontri e proteste
A scatenare le proteste è stato l’atteggiamento sospetto del Ministero degli Interni, che si è subito affrettato a liquidare la morte di Naguedh come conseguenza di un infarto; una spiegazione, questa, che stride con le immagini dell’autopsia e con la versione di quanti (supportati anche da alcuni video diffusi sul web) parlano invece di omicidio avvenuto nel corso di un assalto all’Unione regionale degli agricoltori e dei pescatori di cui Naguedh era segretario, effettuato per mano di una folla di manifestanti vicini al leader Ennahdha.
Il tutto sarebbe avvenuto senza che le forze di sicurezza intervenissero per bloccare l’assalto.
Negli ultimi giorni i partiti laici hanno dunque lanciato manifestazioni in tutto il paese, a cui ben presto si è aggiunta la rabbia di migliaia di persone che da mesi continuano a riempire le strade tunisine per reclamare condizioni di vita migliori.
Le tensioni maggiori si sono registrate nella giornata di venerdì, quando centinaia di disoccupati sono scesi in piazza a Cité Al Amal, paralizzando per ore la viabilità della città e scontrandosi ripetutamente con la polizia.
Nella notte, poi, la protesta dei manifestanti si è indirizzata verso la caserma locale, che è stata assaltata e data alle fiamme.
Nel governatorato di Gabes, di cui Cité Al Alamal fa parte, il problema della disoccupazione colpisce particolarmente i giovani che, organizzati in comitati spontanei, sono stati spesso protagonisti di episodi di protesta nei mesi scorsi.
Una situazione, questa, che rispecchia però quella di molte altre zone del paese, in cui l’insofferenza sociale che ha animato i movimenti insorgenti non si è placata.
La tensione in Tunisia resta alta, anche in vista del prossimo 23 Ottobre, quando l’Assemblea costituente dovrebbe concludere i suoi lavori e il governo provvisorio vedrà esaurito il proprio mandato, ma il partito confessionale guidato da Ennahdha ha già lasciato intendere di voler proseguire il proprio operato ancora per diversi mesi, cioè fino alle prossime elezioni legislative.
E’ dunque un clima rovente quello in cui in questi giorni l’esercito ha cominciato ad erigere barriere di filo spinato attorno ai palazzi del potere tunisino, in vista dei probabili scontri e delle proteste che potrebbero tornare ad animare le piazze nella giornata di martedì.
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