Turchia tra indulto e repressione, implosione della finanza infrastrutturale e guerre
La Turchia di Erdoğan si dibatte tra indulto e repressione, implosione della finanza infrastrutturale con ponti a pedaggio inutili – ancora più a fronte di una fermata da epidemia – e vie d’acqua che sono aria fritta utile per un governo corrotto e mafioso che impone grandi opere in modo perverso, mentre la disoccupazione e le guerre si moltiplicano: contro il Cosar2, contro le popolazioni siriane, contro Haftar… con armi Nato e S400 russe, gestendo migranti come ostaggi, ricattando l’Europa, ma non la Bulgaria, sfidando la Russia ma a tratti flirtando con Putin, ma facendo accordi con Serraj.
Un altro paese da operetta, dove il presidente ha comunicato che si taglia lo stipendio per una somma che corrisponde a un’ora di spesa di elettricità e gas del suo palazzo sultanesco; i punti comuni tra le gestioni del potere turco e del resto dei paesi europei emergono anche di fronte alla pandemia da covid19. I giornalisti intanto scontano pene detentive in condizioni di massima sicurezza, mentre si prevedono novantamila scarcerazioni di detenuti non politici, né quelli definiti sostenitori di organizzazioni terroristiche, che corrispondono a dire gli oppositori di Erdoğan.
Sicuramente un quadro complesso e confuso, che necessita degli occhiali di Murat Cinar per poter mettere i tasselli del mosaico al loro posto, evidenziando il controllo capillare del sistema del Sultano
Audio: La confusione è grande al tempo del covid19
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