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USA, poliziotto uccide giovane afroamericano a St. Louis. Ancora manifestazioni a New York

Il ragazzo, appena diciottenne, si chiamava Antonio Martin, e secondo alcune testimonianze si trovava nei pressi di un distributore di benzina a Berkeley, in Missouri, forse con la fidanzata o con un amico, quando un agente di polizia ha tentato di perquisirlo. In seguito al rifiuto del ragazzo, quest’ultimo ha estratto la pistola e dopo avergliela puntata contro ha esploso diversi colpi, che sono poi risultati mortali. L’assurdità dell’episodio, che ricorda da vicino i tantissimi casi di omicidio – uno ogni 28 ore, secondo le statistiche – di giovani afroamericani, risulta ancora più marcata dopo che in tutto il paese si susseguono, ormai da diverse settimane, manifestazioni e iniziative contro la brutalità e la violenza gratuita delle forze di polizia.

Immediatamente dopo l’uccisione di Antonio Martin, diverse centinaia di persone si sono radunate sul luogo dell’omicidio urlando slogan contro le forze dell’ordine e richiedendo che il corpo del giovane non fosse lasciato sul selciato come capitato a Mike Brown (sembra infatti che i soccorsi abbiano atteso almeno un’ora prima di arrivare). Tra i primi ad accorrere anche la madre, Toni Martin, che ha immediatamente identificato il figlio scatenando le proteste dei presenti. Mentre un negozio nelle vicinanze veniva preso d’assalto e distrutto, una parte di manifestanti veniva brutalmente malmenata e gasata con spray al peperoncino dai poliziotti presenti, che nel frattempo avevano militarizzato l’area circostante nel timore di proteste. Al tentativo di arrestare coloro che rifiutavano l’ordine di disperdersi, gli agenti hanno però ricevuto in risposta bombe carta e fuochi d’artificio lanciati dai manifestanti; il bilancio è stato comunque di almeno 3 arresti e numerosi feriti.

Una vigilia di Natale ad altissima tensione, provocata soprattutto dalle ripetute escalation di violenza poliziesca e dal continuo rifiuto dei tribunali di processare i poliziotti colpevoli di omicidio: è notizia delle scorse ore, infatti, che anche Juventino Castro, l’agente di polizia di Houston che uccise il 26enne di colore disarmato Jordan Backer, non sarà incriminato.

Non accennano però a placarsi anche le azioni di protesta e i cortei in tutti gli stati, e l’epicentro di questo nascente movimento sembra essere ancora la città di New York. La scorsa notte, poche ore prima dell’uccisione di Antonio Martin, almeno 2000 persone hanno preso parte alla marcia “Shut Down 5th Ave” partita da Central Park con l’intenzione di bloccare diverse arterie cittadine in una delle zone più interessate dallo shopping pre-natalizio. La polizia ha tentato in tutti i modi di arginare la manifestazione, arrivando a creare un cordone di moto e automezzi intorno al corteo, ma le difficoltà legate al traffico e la grande rapidità dei manifestanti ha di fatto bloccato i poliziotti che non sono così riusciti a interrompere la marcia.

Il segnale di ieri è positivo oltre che molto importante ai fini della lotta contro gli abusi della polizia: appena due giorni fa, infatti, il sindaco di New York Bill De Blasio aveva chiesto un’interruzione delle proteste in seguito all’uccisione di due poliziotti e alle proteste del Dipartimento di sicurezza che ha accusato il primo cittadino di aver “tollerato” troppo a lungo questo tipo di iniziative. Le organizzazioni e i collettivi promotori del movimento – tra cui Occupy Wall Street – non si sono ovviamente lasciati intimidire dalle minacce, ma hanno anzi rilanciato sulle mobilitazioni, probabilmente destinate ad intensificarsi nei prossimi giorni in seguito all’episodio di Berkeley.

 

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