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Che l’incendio della lotta popolare divampi nell’Agro Caleno

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Lo scorso 11 agosto, un vasto incendio è divampato nell’aera ex Pozzi, nella parte ricadente nel territorio di Sparanise. Le fiamme, una volta fagocitati gli alti alberi, sono state risucchiate da un blocco di filtri della centrale termoelettrica i quali, a loro volta hanno preso fuoco. In questo modo la lunga estate dei roghi ha rinnovato il proprio abbraccio rovente e minaccioso all’Agro Caleno.
La centrale termoelettrica, della quale ci interessiamo da anni contestandone l’utilità e mettendone in discussione i presunti benefici, è andata in fiamme a causa di un incendio che fortunatamente è stato domato prontamente grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco e dei sistemi di sicurezza interni.
Il danno ambientale è stato fortunatamente scongiurato e l’incolumità dei lavoratori, compresi quelli della Calenia, degli agricoltori e dei residenti è stata preservata.

Ieri, tuttavia, mentre scrivevamo un altro incendio è divampato. Le fiamme divorano le sterpaglie, bruciano i rifiuti abbandonati ovunque senza alcun controllo né prevenzione e il fuoco minaccia nuovamente le strutture produttive e quelle abbandonate da anni.
Senza fare allarmismi, ci troviamo di fronte ad una situazione disastrosa che denunciamo da anni stando sul posto, con posizioni chiare e nette.
Dunque, le domande che poniamo oggi sono queste: come è possibile che un’area industriale come la ex Pozzi continui a versare in una situazione di abbandono totale? Come può essere che l’area che circonda un impianto che produce energia utilizzando metano resti in balia di sversamenti abusivi continui? Quali sono gli interventi che il consorzio ASI ha prodotto negli anni per la realizzazione di infrastrutture atte a favorire lo sviluppo industriale e quanto sono compatibili con una situazione surreale in cui l’unica certezza è la presenza di una discarica abusiva tra le più grandi d’Europa? Qual è stato il ruolo dei comuni negli ultimi decenni nel tentare di fornire risposte adeguate?

Rimaniamo basiti quando di fronte a emergenze annunciate sentiamo parlare di allarmismi.
Piuttosto, ci chiediamo quando le istituzioni del territorio, comuni in testa, si decidano a mettere da parte divisioni e rimpalli infiniti e inizino a battere seriamente i pugni sul tavolo per pretendere la risoluzione di problemi evidenti e sotto gli occhi di ognuno, a cominciare dalla bonifica dalla ex Pozzi e dallo spegnimento definitivo di fumarole tossiche che da mesi, anni, avvelenano noi e la nostra terra mentre il tempo passa tra sagre paesane e concertini.
Fortunatamente le comunità dell’Agro Caleno hanno scelto da tempo di non delegare, di battersi in prima persona, di prendere autonomamente l’iniziativa e di scendere in campo per lottare per i propri diritti.
Faremo sentire forte la nostra voce, in un territorio in cui l’aria è diventata irrespirabile anche grazie al contributo di una centrale inutile che, per quanto possa dare qualche posto di lavoro che merita tutto il nostro rispetto, resta frutto di un inciucio tra politica, speculazione e malaffare orchestrato sulle spalle di una intera comunità. I fatti su questo parlano chiaro.
Il 7 ottobre scenderemo in piazza, con il Comitato per l’Agro Caleno e i movimenti di tutto il territorio, per una bonifica immediata sotto controllo popolare, per aggiungere un altro fondamentale tassello nel percorso intrapreso per porre fine ad una farsa fatta di menzogne, rimpalli e giri di valzer di cui la nostra gente è ormai stanca.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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