InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ciao TAV: necrologio di un progetto nato morto

A cura dei tecnici No Tav

da notav.info

Del progetto TAV Torino – Lione, dopo oltre trent’anni, abbiamo migliaia di chilometri di parole scritte sulla carta e nemmeno un centimetro di binari realizzati. Qual è il destino della grande opera più inutile d’Europa? È tutto scritto in un numero magico, diffuso ieri dall’Unione Europea.

In queste ore a Bruxelles sono i numeri a tenere banco. Ursula Von Der Leyen, pericolosamente in bilico tra destra conservatrice e ambientalisti, è a caccia dei numeri che possano garantirle oggi l’elezione a Presidente della nuova Commissione Europea. La vecchia Commissione Europea, ormai in scadenza, nelle stesse ore annuncia la sua ultima assegnazione di fondi per infrastrutture.

L’attesa dei fondi europei per le grandi opere è un po’ come il passaggio, non sempre fortunato, di una cometa. Anni di speranze in montagne che spesso partoriscono topolini. In questo caso parliamo del CEF (Connecting Europe Facility), una sigla in europeese che indica il faraonico programma concepito per elargire contributi a fondo perduto ai mega progetti infrastrutturali.

Con l’annuncio di oggi si chiudono le assegnazioni per il periodo 2021-2027. Ultimo giro di valzer, insomma, rien ne va plus. Per i prossimi soldi bisognerà aspettare anni: fino al 2029 almeno, dopo l’approvazione del bilancio europeo del prossimo settennato 2028-2034.

Per la Torino – Lione l’attesa dell’obolo europeo ha assunto i toni del rito messianico, essendo passati 10 anni (dieci!) dall’ultima assegnazione, con il bando CEF 2014. Da sempre la sopravvivenza politica e mediatica del mega tunnel è appesa alla garanzia dei fondi europei. Ecco perché da ieri la notizia rimbalza nell’aria afosa delle redazioni giornalistiche, insieme a tante domande per le quali le risposte sono lapalissiane.

  1. Quanti soldi ha dato l’Europa per il TAV Torino – Lione?

Eccolo il “magic number”: 700 milioni di euro. Una bella cifra, in effetti la Torino – Lione è la grande opera più costosa d’Europa. Eppure, si tratta di briciole (neanche il 3%) rispetto ai quasi 26 miliardi del budget europeo 2021-2027 per infrastrutture di trasporto.

  1. L’Europa ha aumentato il finanziamento per il TAV Torino – Lione?

No, lo ha diminuito. Ed è uno dato paradossale. Nel 2014 il progetto Torino – Lione spuntò 814 milioni ovvero ben il 7% del budget 2014-2020 pari a 11,7 miliardi. Oggi, malgrado i soldi disponibili fossero più del doppio, l’Europa ha diminuito il contributo di oltre 100 milioni di euro.

  1. Perché sono passati 10 anni senza nuovi finanziamenti europei?

Per chiedere soldi nuovi bisogna prima finire di spendere quelli già assegnati. In questo la Torino – Lione ha una pessima reputazione, come segnalato dalla Corte dei Conti Europea nel 2020. Con i fondi erogati nel 2014 si sono battuti tutti i record. Gli studi e lavori finanziati si sarebbero dovuti completare nel 2019, ovvero in 5 anni (cinque!). Per l’incapacità di portare a termine quanto promesso, è stato necessario prorogarne per ben 3 volte il termine. Alla fine, si sono dilungati per 10 anni (dieci!), il doppio del previsto. Nel febbraio 2024 sono stati chiusi “alla bell’e meglio”, per partecipare in extremis all’ultimo bando di finanziamento del settennato europeo, attraverso il quale sono arrivati i 700 milioni annunciati ieri.

  1. I lavori di costruzione del TAV Torino – Lione sono partiti o no?

Dal 2001 a oggi si è visto di tutto e di più. Studi, progetti, chilometri di gallerie geognostiche e la più fantasiosa serie di spese e lavori preparatori: svincoli autostradali, aree di servizio per TIR, bonifiche di aree inquinate da altri, centri per visitatori, abbellimenti di monumenti, libri commemorativi.

Parte di questi lavori preparatori risultano a tutt’oggi incompleti. Due esempi fra tutti: lo svincolo sull’autostrada A32 per l’accesso al cantiere di Chiomonte e i pozzi di ventilazione di Avrieux. Entrambi dovevano terminare a fine 2019. A forza di appalti, “disappalti” e varianti progettuali, nel 2024 non se ne vede ancora la fine.

Quasi un quarto di secolo a “cincischiare” senza arrivare alla posa di nemmeno un centimetro di nuovi binari. Negli ultimi anni l’avvio dei lavori definitivi è stato sbandierato mille volte, sono stati lanciati appalti miliardari ma le 5 talpe comprate per lo scavo meccanizzato sono tutt’ora parcheggiate nello stabilimento in Germania dove sono state assemblate. Cosa stanno aspettando? L’arrivo dei soldi.

  1. Adesso i soldi ci sono per costruire il TAV Torino – Lione?

Per costruire il mega tunnel della Torino – Lione servirebbero quasi 10 miliardi di euro. La stima è del 2017, oggi certamente da rivedere in aumento. A questi vanno aggiunti circa 2 miliardi già spesi per le attività preparatorie, che finora hanno assorbito la quasi totalità dei fondi europei erogati.

I nuovi fondi europei assegnati saranno disponibili a fine anno ma in parte sono già di fatto bruciati per le ulteriori spese, già contabilizzate, causate dalla prosecuzione in questi mesi dei lavori preparatori rimasti incompleti. Considerando che il contributo copre circa il 50% della spesa totale (l’altra parte la mettono Italia e Francia), la quota residua corrisponde a circa a 1 miliardo di euro di lavori. Significa realizzare a malapena il 10% del mega tunnel. Quindi la risposta è: no, i soldi non ci sono. Neanche dopo l’annuncio di ieri.

  1. Quando è ipotizzabile si possa costruire il TAV Torino – Lione?

Bisogna chiedersi quando potrebbero arrivare tutti i soldi necessari alla sua costruzione. Quelle annunciate ieri sono le uniche risorse disponili per i prossimi anni. I bandi di finanziamento del settennato 2021-2027 si sono esauriti. Per le prossime chance di finanziamento bisognerà attendere fino al 2029. Ma davvero crediamo ancora alla bufala che l’Unione Europea in futuro assegnerà più soldi? La statistica degli ultimi vent’anni è implacabile: impensabile ipotizzare più di 750 milioni di euro contributi ogni sette anni. E siamo già al massimo.

L’entrata in servizio del mega tunnel era stata venduta per il 2029, poi allungata al 2032. Dal punto di vista finanziario (quello che comanda) la risposta è che il mega tunnel è irrealizzabile in questi tempi. Con il ritmo di finanziamento europeo, per erogare tutti i contributi ci vorranno 6 settennati, 7 con quello in corso: 50 anni (cinquanta!) ovvero un tempo completamente fuori dalla Storia, oltre che da tutti gli obblighi climatici. Un bidone più che un progetto.

  1. Allora perché continuare a insistere su un progetto irrealizzabile come il TAV Torino – Lione?

Il TAV Torino – Lione è una fabbrica di soldi facili per chi vorrebbe costruirla, devastazione immane per il territorio che dovrebbe subirla e debiti certi scaricati sulla collettività che non ne vedrà mai la fine. Una cattedrale nel deserto, con un mega tunnel che non apporta alcun miglioramento all’attuale capacità di trasporto, peraltro ampiamente sufficiente. Infatti, nelle tratte di accesso si è già deciso di usare linee ferroviarie esistenti, in Italia (bassa Valle di Susa) e soprattutto in Francia (da Modane a Dijon, saltando Lione).

Un progetto nato morto ma tenuto artificialmente in vita dalla politica, a dispetto di ogni evidenza. Un’ottusa pervicacia che rasenta l’autolesionismo. Come nel caso dei vertici politici della Città di Torino e della Regione Piemonte. Piangono lacrime di coccodrillo perché mancano i soldi per ampliare la metropolitana e il servizio ferroviario. Contemporaneamente sono tra i sostenitori più intransigenti dello spreco di soldi sull’inutile e irrealizzabile Torino-Lione. Una colpa grave, nella città e nella regione con l’aria tra le più inquinate d’Europa.

Non abbiamo tempo da perdere con la grande opera più inutile e costosa d’Europa. Il TAV Torino – Lione è in piena agonia, è venuto il momento di chiudere una volta per tutte questo progetto fallimentare.

Da oltre trent’anni il Movimento No Tav lotta contro il TAV e muove il vento del cambiamento che spazza i cieli ammorbati dalla politica stupida, ribaltandone ogni imposizione. Il vento non lo puoi fermare.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

grandi opere inutilino tavunione europea

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Come i fondi di investimento “verdi” finanziano le armi

Gli investimenti Esg nelle aziende della difesa hanno subìto un’impennata negli ultimi anni fino a raggiungere i 50 miliardi di euro, sull’onda delle pressioni congiunte dell’industria bellica e della Commissione europea.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Allevatori ed agricoltori di nuovo in protesta in Belgio e Francia.

Di seguito ripotiamo due articoli che analizzano le proteste degli agricoltori che in questi giorni sono tornate ad attraversare la Francia ed il Belgio.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

L’inutilità delle mega opere per i popoli

Quando si svolsero i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, nel 2016, lo stato intraprese la costruzione di varie grandi opere infrastrutturali, tra le quali spiccarono le funivie in alcune favelas, oltre all’ampliamento di aeroporti e autostrade, tutto con fondi pubblici.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il Tav, I media e I voltagabbana

Nessun movimento di opposizione ha mai avuto in Italia la capacità di dare una continuità trentennale alle ragioni della propria lotta, e la recente e partecipata manifestazione dell’8 dicembre, ventennale dall’epico sgombero popolare nel 2005 del cantiere nella piana di Venaus, ne è la dimostrazione.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

8 dicembre 2025: in migliaia in marcia a vent’anni dalla ripresa di Venaus

Ieri la Val Susa è tornata a riempire le strade con la marcia popolare No Tav da Venaus a San Giuliano, una giornata intensa che segna l’8 dicembre del ventennale del 2005

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio permanente di San Giuliano: dove abbattono case, noi costruiamo resistenza!

Martedì 2 dicembre, durante l’assemblea popolare, i/le giovani No Tav, hanno fatto un importante annuncio: casa Zuccotti, dopo essere stata espropriata da Telt, torna a nuova vita.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messina: migliaia in manifestazione contro il progetto del Ponte sullo Stretto

Migliaia di persone hanno partecipato nel pomeriggio del 29 novembre 2025 alla manifestazione contro il ponte sullo Stretto a Messina.  

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Transizioni armate: riflessioni sul rapporto tra guerra, riarmo, natura e territori

Il tema della transizione energetica ed ecologica si lega a doppio filo con la corsa al riarmo e la riconversione al contrario

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ci stanno preparando alla guerra. E lo fanno contro di noi

Se militarizzano la società e ci chiamano nemici, la risposta è una sola: disertare la loro guerra, sottrarsi alla paura, spezzare il linguaggio che la legittima, difendere lo spazio vivo del dissenso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

San Giuliano: Telt prende possesso delle case, ma la valle non si arrende

Ieri mattina Telt è entrata ufficialmente in possesso delle abitazioni di San Giuliano di Susa che verranno abbattute per far spazio al cantiere della stazione internazionale del Tav Torino-Lione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.