InfoAut
Immagine di copertina per il post

COP30: gli indigeni dell’Amazzonia si invitano al vertice sul clima

Come ogni anno, la “COP”, il grande vertice mondiale sul clima, riunisce i potenti del mondo.

Tradotto da Contre Attaque

Quella del 2025 si svolge a Belem, nel nord del Brasile, ed è iniziata il 10 novembre. Ogni volta è l’occasione per i leader e le multinazionali di riunirsi nello stesso luogo, con i loro jet privati, per fingere di preoccuparsi del disastro in corso.

Ma l’11 novembre non tutto è andato come previsto. Gli indigeni della tribù Kayapó, sostenuti da centinaia di manifestanti, hanno organizzato un’azione di protesta all’interno della “zona verde” della COP30. Il gruppo ha forzato i cordoni di sicurezza e si è introdotto direttamente al vertice sul clima, chiedendo visibilità, rispetto e protezione dei territori indigeni.

L’azione ha avuto luogo al termine di una marcia per il clima e la salute organizzata a Belém. Il corteo ha superato i cancelli di sicurezza e si è scontrato con la polizia e le guardie di sicurezza. L’area è stata poi barricata dagli organizzatori con mobili, per impedire nuove intrusioni, dimostrando l’ipocrisia di un simile vertice, dove i popoli più colpiti dalla distruzione dell’ambiente sono esclusi.

«Il movimento indigeno voleva presentare le proprie rivendicazioni all’interno, ma non li hanno lasciati entrare», ha spiegato all’AFP Maria Clara, membro dell’associazione Rede Sustentabilidade di Bahia. I Kayapó volevano sottolineare «il fatto che la COP sta per concludersi, ma la distruzione continua».

Questa tribù vive in Amazzonia, lungo il Rio Xingu, e da decenni lotta per difendere i propri luoghi di vita minacciati dall’agroindustria, che brucia le foreste per trasformarle in pascoli, dai progetti minerari che avvelenano l’acqua e dalle motoseghe dell’industria del legno. Hanno anche resistito a un progetto di diga gigante che ha sommerso le loro terre.

Nel luglio 2013, diverse decine di guerrieri Kayapo hanno percorso più di 200 chilometri in barca e a piedi per attaccare siti minerari illegali. Hanno distrutto le attrezzature minerarie e costretto il governo a reagire, consegnando i saccheggiatori d’oro alle autorità.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

brasilecop30POPOLI INDIGENI

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il Sud unito contro il ponte. Vogliamo casa, lavoro, ambiente e sanità

La mobilitazione contro il ponte sullo Stretto è, oggi, uno spazio politico cruciale per la resistenza e il riscatto del Sud.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

III e IV giorno dell’Incontro Internazionale delle Comunità Danneggiate dalle Dighe, dalla Crisi Climatica e dai Sistemi Energetici

Sotto il sole amazzonico, un gruppo composto da militanti di 45 paesi ha intrapreso questa domenica (9/11) una traversata simbolica attraverso le acque della Baía do Guajará, a Belém (PA).

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Mineria responsable? Cuento miserable!

Con una compagna del Frente Nacional Antiminero parliamo di estrattivismo in Ecuador.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: Cosa aspettarsi dal vertice mondiale sui cambiamenti climatici

Con il ritiro degli Stati Uniti e la cautela della Cina, la conferenza in Brasile metterà alla prova la capacità del mondo di rispettare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi finanziari

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Tutti a sciare, ovvero la fabbrica della neve

Fino ad oggi la neve artificiale per essere prodotta necessitava pur sempre di un elemento imprescindibile, e cioè che facesse freddo.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il treno che non arriva mai: altri otto anni di propaganda e devastazione

Telt festeggia dieci anni e annuncia, ancora una volta, che la Torino-Lione “sarà pronta fra otto anni”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Giorni di trivelle in Val Susa

Lunedì scorso è stata avvistata una prima trivella in località Isolabella, a Bussoleno. Immediatamente è partito il monitoraggio sul territorio da parte del popolo valsusino.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

31 ottobre – 8 dicembre 2005 / 31 ottobre – 8 dicembre 2025 : avere vent’anni è avere sogni grandi!

Sono passati vent’anni da quei giorni che hanno segnato la storia della nostra valle.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: la destra bolsonarista dietro la strage nelle favelas, Lula in difficoltà

Il 28 ottobre scorso circa 140 persone, di cui 4 agenti, sono state uccise e un centinaio sono state arrestate nel corso di un assalto condotto da 2500 membri della Polizia Civile e della Polizia Militare brasiliane

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: solidarietà internazionalista, João Pedro Stédile spiega la posizione del MST sul Venezuela

João Pedro Stédile, nell’intervista che ha concesso a Rádio Brasil de Fato, spiega la posizione politica del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) di fronte alla situazione in Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sui diritti degli Indiani americani

In corrispondenza con noi Sibilla Drisaldi del Healing and Freedom Movement e Donald Hatch, detto Buddy, rappresentante della tribù Cheyenne e Arapaho del Sud Oklahoma.