Ancora un presidio, la scorsa notte,  in Valle di Susa, alla Stazione di Condove-Chiusa San Michele, contro il  nucleare e per denunciare il passaggio di un treno di scorie  radioattive, il quale, nella più totale disinformazione, avrebbe dovuto  transitare in valle, proveniente da Vercelli e diretto in Francia. Un  bidone col fuoco acceso contro la freddo, qualche termos di caffè, una  cinquantina di presidianti nei pressi del passaggio a livello, e almeno  il triplo di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa,  affiancati dall’onnipresente Digos, secondo il copione che la Valle NO  TAV conosce bene. Dai due lati della stazione sono fermi camionette e  furgoni. Le ore passano lente. Qualche manifestante si muove per  controllare le stazioni vicine, prontamente seguito dai “tutori  dell’ordine”. Il passaggio a livello è abbassato, l’ora X si avvicina ma  nessun treno è in vista, tuttavia, tra le truppe, si percepiscono  manovre. A un certo punto le sbarre, stranamente, si alzano, i  manifestanti sono fermi nel vano del passaggio a livello. L’atmosfera è  quasi surreale: un  treno fantasma che non giunge, mentre le “forze  dell’ordine” imbracciano gli scudi e abbassano le visiere. La carica  parte fulminea, dai due lati della ferrovia. I presidianti cercano  riparo sulla statale verso Chiusa, ma sono presi tra due fuochi e tra  due file di blindati. Si scatena la caccia all’uomo, a suon di  manganellate; la proporzione è almeno di tre per uno. I manifestanti  sono rincorsi, afferrati, fatti inginocchiare a terra, ai lati della  statale, qualcuno è stato colpito duramente, uno, in particolare ha il  volto tumefatto : una manganellata gli ha spaccato gli occhiali e ha  lasciato il segno sul naso che si sta gonfiando. Alle botte si  aggiungono gli insulti e le intimidazioni. Ad uno ad uno i fermati  vengono identificati e fotografati, si procede arrogantemente alle  perquisizioni. A chi chiede di andare in bagno viene negato il  permesso.  Sulla statale il traffico è bloccato; si formano lunghe code  di auto di chi va al lavoro, anche le ambulanze passano con difficoltà,  Sulla ferrovia non passano treni, i pendolari devono ripiegare  sull’auto. La notte è quasi finita, sono ormai le sei e del treno  nucleare nessuna traccia. Si intravedono ormai le prime luci dell’alba  quando vengono restituiti i documenti ai fermati che possono finalmente  muoversi e gli uomini-robot si imbarcano sui cellulari, non senza aver  apostrofato i manifestanti con un arrogante “sarà dura”. Intanto si  apprende dagli avvocati che ci sono due arrestati a cui va la nostra  piena solidarietà. La lotta, come sempre, continua!