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Giorni di trivelle in Val Susa

Lunedì scorso è stata avvistata una prima trivella in località Isolabella, a Bussoleno. Immediatamente è partito il monitoraggio sul territorio da parte del popolo valsusino. Ancora nei giorni successivi sono state registrate trivelle in vari punti che avevano la funzione di svolgere dei sondaggi in maniera propedeutica alla grande mala opera che è il tav. 

E’ importante sottolineare che oggi più che mai l’opera inutile che sta devastando un’intera Valle ma che ancora, grazie alla resistenza e alla perseveranza del Movimento No Tav, non è stata costruita assume un valore centrale in tempi di guerra. Infatti, le infrastrutture di trasporto e logistica sono fondamentali e diventano veri e propri corridoi di guerra. 

In questi mesi si festeggia anche il ventennale No Tav con un mese di appuntamenti che vanno dal 31 ottobre, con la fiaccolata a Bussoleno per ricordare la battaglia del Seghino, fino ad arrivare all’8 dicembre che, come da tradizione, sarà un importante appuntamento per riaffermare la determinazione di un intero territorio a contrapporsi al tav e al sistema che rappresenta.

Abbiamo chiesto a Nicoletta Dosio di raccontarci queste giornate

Qui di seguito ripubblichiamo i suoi post

Giorni di trivelle

Il giorno temuto della prima trivellazione funzionale al Tav a Bussoleno è arrivato.

Di buon mattino compare il messaggio: “zona ex scalo ferroviario, camion carico di materiale compatibile con il montaggio trivella”.

Mi sono precipitata sul luogo a rischio, lo stesso della mia passeggiata quotidiana lungo la Dora.

Questa volta sono sola, il mio cane Gigio l’ho lasciato a casa, a scanso pericoli….

Sul fiume, sui boschi di sempre pesa la foschia della giornata piovosa: oggi l’autunno ha perso l’aura dorata dell’anno che serenamente declina, per coprirsi dell’uggiosa tristezza che sa già d’inverno.

Invece di imboccare il solito sentiero nel bosco, salgo lungo il terrapieno della ferrovia, che offre una visuale dall’alto, complessiva.

Nulla lungo il greto del fiume, nulla nella fascia dei prati che le mappe segnalano come a rischio sondaggi. Respiro di sollievo: forse non è ancora il momento, c’è ancora spazio per la quotidianità buona che anche la precarietà della vecchiaia può donare….

Poi la vedo, la trivella, alta, ai margini dell’area che , fino a trent’anni fa, prima della privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, era il fiorente scalo merci della stazione di Bussoleno.

La zona è inaccessibile, bloccata da un muro di blindati e figure in assetto antisommossa.

Ci torno nel pomeriggio insieme ad un gruppetto di compagni. Il rapporto numerico non ci è favorevole: uno di noi contro almeno tre di loro. Tentiamo invano di avvicinarci. Alla fine ce ne andiamo sotto la pioggia, tra il freddo e la tristezza della sera, mentre le torri faro si accendono ad illuminare l’ennesima ferita, l’ennesima prepotenza ai danni di questa terra e di chi l’abita.

Giorni strani e concitati questi, passati all’inseguimento delle trivelle, sulla pista della grande mala opera. E’ un esercizio un po’ frustrante, ma bisogna perseverare perché “ i potenti poserebbero più sereni senza di noi. O almeno lo speriamo”

E’ un continuo mordi e fuggi, con tutto il seguito di digos, carabinieri, camionette, fotocamere, cineprese. I meno appariscenti sono gli operai, pochi di numero, quasi tutti immigrati, gente che lavora a testa bassa, estranea ai tempi e ai luoghi.

Ora ho trovato la trivella nella radura sulla sponda destra della Dora. Seguirne il tragitto è come individuare concretamente il percorso programmato della devastazione annunciata: prati, boschi, casolari , la frazione Traduerivi, la frazione Coldimosso , la regione Dora spansata, la regione Isolabella…

La guerra del TAV al territorio è già qui e va avanti da vent’anni, nonostante il fatto che, per la vera e propria infrastruttura del TAV, non sia stato dato neppure un colpo di piccone….Ma intanto i cantieri avanzano col loro carico di ferro e cemento, le ruspe spianano boschi e praterie, si cacciano gli abitanti con gli espropri di case e terreni.

Se non riusciremo a fermare tutto questo, anche se il TAV non si farà, saremo devastati dalle opere propedeutiche al TAV. E dove c’era vita, resteranno solo macerie.

da Radio Blackout

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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