Due anni di No TAP e non sentirli
Centinaia di compagne e compagni di lotta, domenica 17 marzo, si sono ritrovati nelle campagne attigue a Melendugno per manifestare, a due anni dall’inizio di questa importante lotta, contro la costruzione di un abominio dal nome TAP.
Fa male e rabbia marciare accanto a piante d’ulivo sventrate, imprigionate dietro reti metalliche, violentemente estirpate da un territorio che meriterebbe rispetto e dignità e che, invece, si trova, drammaticamente, umiliato e vilipeso. Ciò che il malaffare e la speculazione, però, non sono riusciti fortunatamente a scalfire è proprio la dignità del popolo salentino che, con determinazione e costanza, continua a opporsi a questa grande e inutile opera imposta. Dal Belgio a Cosenza, dall’Abbruzzo a Potenza, passando, naturalmente, per Taranto, Brindisi, Bari e Lecce, il popolo NO TAP ha sfilato corposo e rumoroso attraverso la secolare e silenziosa antica via dei monaci basiliani. Le grida e gli slogan dei manifestanti sono riusciti a coprire l’irriverente frastuono proveniente dal solito elicottero delle solerti forze dell’ordine che ha provato a soffocare, con il rumore delle sue eliche, l’entusiasmo dei tanti compagni presenti. Una lotta difficile, una lotta che è riuscita ad aggregare al di là di fazioni e squadre, una lotta che, riguardando, la salute del territorio e la tutela del paesaggio, riguarda tutti, tutti coloro i quali amano la propria terra e intendono difenderla con le unghie e con i denti. Una lotta senza quartiere e senza partito che, in vista della grande marcia di sabato 23 marzo prossimo a Roma, assume un senso ancora più pregnante. È proprio dai territori, infatti, che dobbiamo ripartire per rilanciare un discorso forte di movimento che sappia allargare il fronte del dissenso aggregando tutte quelle singolarità, realtà, comitati, associazioni che, all’interno di paesi e città, lottano contro le nocività, contro le inutili grandi opere, per la salvaguardia e la tutela di ambienti, territori e paesaggi. Non possiamo più accettare, e questo il movimento NO TAP lo sa e lo esprime bene, che i nostri territori continuino a essere deturpati o svenduti in nome di un interesse superiore, quello della rendita, del profitto, quello delle multinazionali straniere, quello degli accordi sottobanco. Un giorno o l’altro, grida il popolo salentino, la Natura ci presenterà il conto e, se non interveniamo subito, si tratterà di un conto salatissimo, un conto che saremo costretti, nostro malgrado, ancora una volta, a pagare, a pagare sulla nostra pelle. Quello che chiamano il “tubicino”, in realtà, è un enorme e invasivo tubo, dal grosso diametro che, giorno dopo giorno, sta sventrando le campagne attorno a Vernole, Melendugno e, presto, purtroppo, arriverà fin nelle viscere della rinomata spiaggia di San Foca, paradiso naturale che, da qui a qualche anno, si trasformerà in un inferno che dovrà ospitare il passaggio del condotto, privando tutto il mondo di uno dei luoghi più incantevoli della Puglia. La spiaggia, infatti, denunciano gli attivisti, è stata data in concessione allo Stato per la bellezza di 50 anni. Vogliamo davvero che i nostri figli crescano con un mostro al loro fianco, che associno la bellezza del mare all’infinita e dannosa bruttezza di un’opera che tutto il Salento rigetta? Due anni di NO TAP e non sentirli. Ci vediamo a Roma il 23 marzo!
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