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Genova, appello per una domenica No Tav

Giovedì 26 Gennaio sono state emesse dal gip di Torino 41 misure cautelari che rispondono ai fatti avvenuti il 27 giugno e il 3 luglio scorso in Val di Susa. Due giornate importanti, in cui il movimento No-TAV si è espresso attraverso la partecipazione di oltre 70.000 persone, decise nel richiedere la sospensione dei lavori per la linea ferroviaria Torino-Lione, il treno ad alta velocità.

Fin dai primi anni Novanta i cittadini della Val di Susa si sono battuti contro il saccheggio e la devastazione del loro territorio e in difesa dei beni comuni e della democrazia. Negli anni questa lotta ha contagiato il resto d’Italia. Sette mesi fa, migliaia di persone hanno inondato la Valle, solidali con questa battaglia, ormai più che decennale, condotta in difesa dell’ambiente e contro uno spreco di 23 miliardi di euro, i cui beneficiari sono soltanto mafie e appaltatori.

A fronte di ciò, 25 sono stati gli arresti e 16 gli obblighi di dimora. Misure cautelari preventive e ingiustificabili si sono inaspettatamente abbattute su militanti, giovani e studenti che da tutta Italia in quei giorni erano presenti in Val di Susa. Come ha sottolineato Livio Pepino (ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, consigliere di Cassazione e sostituto procuratore generale a Torino), le misure cautelari “non erano obbligatorie e, dunque, la loro emissione è stata una scelta discrezionale. Di più, i reati contestati consentono, in astratto e con il bilanciamento di aggravanti e attenuanti, la sospensione condizionale della pena o l’accesso immediato a misure alternative al carcere”. Dobbiamo perciò considerare l’operazione della procura di Torino come “una tappa della trasformazione dell’intervento giudiziario da mezzo di accertamento e di perseguimento di responsabilità individuali a strumento per garantire l’ordine pubblico”. E un altro elemento, conferma Pepino, risulta incongruo: “Per valutare i fatti è necessario collocarli nel contesto in cui avvengono. E invece, nell’ordinanza, il contesto scompare”.

Il contesto del 3 luglio 2011 è innanzitutto quello di un utilizzo spropositato di lacrimogeni CS (vietati dalle convenzioni internazionali di guerra) da parte delle forze dell’ordine – che sparavano ad altezza uomo! Come se non bastasse, esistono numerose testimonianze video comparse in Rete che ritraggono agenti mentre lanciano pietre dal cavalcavia autostradale che attraversa la Valle. È in questo contesto che Fabiano, uno degli attivisti fermati quel giorno, è stato torturato e lasciato al sole, sanguinante e con numerose fratture, senza quindi poter ricevere assistenza medica o essere trasportato in ospedale. È sempre in questo contesto che migliaia di persone hanno resistito alle violenze della polizia, a rischio della propria libertà e incolumità.

Decontestualizzare le due giornate e rileggerle alla luce di violenze individuali e ingiustificate non solo è un errore quanto mai grave, ma esplicita le intenzioni repressive della magistratura. Si tratta chiaramente di un uso politico e intimidatorio del carcere preventivo, accompagnato dalla complicità della stampa, dei telegiornali e dei parlamentari, che hanno di fatto criminalizzato una forma di lotta legittima e popolare, quale è stata e continua ad essere il No TAV. È degli ultimi giorni la notizia che la Procura di Torino ha fissato per il giorno lunedì 13 febbraio l’udienza del riesame per la richiesta di scarcerazione di 14 degli attivisti coinvolti. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, questi ragazzi passeranno in carcere venti giorni sulla base di misure cautelari che non hanno alcuna legittimità.

Tra gli arrestati c’è anche Gabriele, un giovane precario laureato in Storia, militante dell’AutAut357, attivo politicamente fin dalle mobilitazioni dell’Onda in difesa dell’università pubblica e da sempre sensibile alla salvaguardia dei territori, come dimostra il contributo attivo che ha dato nei giorni immediatamente successivi all’alluvione di Genova.

Nell’Italia dei mafiosi a piede libero, dei parlamentari corrotti e criminali, dei poliziotti sanguinari giudicati innocenti, Gabriele e gli altri compagni NO TAV passano le loro giornate in carcere… anche solo un’ora della loro detenzione è un’offesa alla libertà di tutti. Sentiamo perciò la necessità di mobilitarci per far sentire la nostra vicinanza a Gabriele e a tutti gli arrestati e per raccontare a tutta la società civile cosa sta accadendo in Val di Susa e nel resto d’Italia.

A tutti coloro che hanno a cuore il diritto di esprimere dissenso, di resistere e di difendere il territorio e i beni comuni chiediamo di scendere in piazza con noi domenica 12 febbraio, per un corteo che chieda l’immediata scarcerazione di tutti i NO TAV, portando sotto il carcere di Marassi un po’ di musica e un nostro abbraccio a Gabriele.

 

Domenica 12 febbraio

h.15 Piazza Deferrari, concentramento corteo

h.18 Piazzale Marassi, musica cibo e resistenza

per aderire: inviare una mail a info@autaut357.org

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Da autaut357.org

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