I sindacati di polizia chiedono il ritiro dalla Val Susa? Che peccato…
Che persone pagate per fare violenza sulla popolazione di una valle intera (giacché l’occupazione della valle è di per sé una violenza) si lamentino con il proprio datore di lavoro delle conseguenze del compito (piuttosto infame) che hanno scelto, non è che una delle tante cose patetiche che possono forse accadere soltanto in Italia, come l’idea di denunciare i propri comandanti supremi a un’autorità che dipende dallo stesso governo della Cancellieri. E si potrebbe fare dell’amara ironia sulla sproporzione che esiste tra le conseguenze che affrontano questi soggetti (qualche livido, o qualche “distorsione” a dir poco sospetta, ottime scuse per qualche giorno di ferie a spese dei contribuenti) e quelle che da anni affrontano i No Tav: lacrimogeni sparati in testa ai manifestanti, uso di gas cs, lancio indiscriminato di pietre contro i manifestanti, pestaggi con spranghe e bastoni, ecc. ecc.
Ciò che ci interessa sottolineare, però, è un altro aspetto. La reiterata richiesta, da parte dei poliziotti, di essere liberati dall’onere di occupare la valle – onere che, secondo loro, dovrebbe essere affidato all’esercito – dimostra come la strategia del logoramento delle truppe occupanti, adottata dal movimento dopo lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, si stia dimostrando vincente. Dopo i pompieri, che chiesero e ottennero il ritiro (per motivi ben più nobili, e in dissenso con l’occupazione) già nel settembre 2011, sembra che il malcontento stia iniziando a serpeggiare anche tra i poliziotti. Meglio che se ne occupino i militari, sembrano dire, noi non ne vogliamo più sapere di restare impantanati in questo Kiomontistan…
L’estate No Tav aveva proprio, tra gli altri obiettivi, quello di impedire al Viminale di concentrare i suoi sforzi logistici ed economici su appena due settimane di campeggio, come era avvenuto finora: sostenere un presidio di forza dell’ordine per tutta l’estate, senza sapere quando sarebbero arrivati attacchi e azioni della resistenza, ha sfiancato i nostri avversari, e messo in difficoltà il governo. Questo ci rende ancora più convinti che continuare a lottare potrà pagare, che il nemico non è invincibile, anche se molto più grande e potente di noi, e che Davide potrà infine averla vinta su Golia. La giornata del 31 agosto, lungi dal dimostrare che il popolo No Tav è violento, ha dimostrato che è intelligente, anche se violenta è la polizia: un presidio di polizia e carabinieri enorme sparso per i sentieri non ha impedito al movimento di scendere dai terrazzamenti più alti e colpire a notte fonda, evitando il contatto preventivo con le FFOO e portando a casa il risultato che si era prefissato.
Se poi i poliziotti devono per forza difendere le recinzioni con idranti e lacrimogeni, non pretendano che le persone restino immobili a subire le loro violenze… Dopotutto, nessuno li ha obbligati a guadagnarsi il pane difendendo il malaffare che vuole distruggere a spese di tutti (anche loro) la nostra valle. E non si preoccupino, che le loro richieste/minacce di un “pugno maggiormente duro” contro i No Tav non otterrà l’effetto di terrorizzarci, come non lo hanno ottenuto i fogli di via, i mesi di galera, le denunce e le ferite di Yuri, di Luca e di tutti gli altri che devono portare sul proprio corpo i segni della brutalità loro, perpetrata in valle per conto della casta dei politici, dei mafiosi e dei banchieri… Una cosa insomma è certa: se ve ne andrete, nessuno in valle vi rimpiangerà; e siamo sicuri che, con ciò che qui state facendo, un po’ di disprezzo lo troverete per voi anche nel resto d’Italia!
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