
TAV, Anno Zero: l’inizio della fine della Torino-Lione
L’Anno Zero non esiste. Nel nostro tempo, che segue il calendario gregoriano, si passa direttamente dall’anno 1 a.C. all’anno 1 d.C. Nel fantastico mondo della Torino Lione invece il tempo ha un significato astratto. Ogni anno è l’Anno Zero, in un eterno gioco dell’oca dove si ritorna sempre al punto di partenza.
da notav.info
Giovedì scorso alla Camera dei Deputati è stato il Viceministro delle Infrastrutture a ricordarcelo. Mandato alla Commissione Trasporti a fare da controfigura al suo funambolico capo con l’elmetto, si è ritrovato a fronteggiare alcune domande più appuntite del previsto. Per paura di sbagliare, il nostro diligente Viceministro ha preferito leggere pedestremente il riassuntino che si era fatto preparare, svelando incautamente una serie di clamorosi quanto inconfessabili “segreti”. La notizia si è propagata sui mezzi di informazione facendo preoccupare non poco il “partito del TAV”. Eccoli questi segreti di Pulcinella, vediamoli uno a uno.
Primo segreto: il costo del TAV è fuori controllo.
14,7 miliardi di euro (quattordici virgola sette): questa è la cifra stellare dell’ultima ipotesi di spesa per la realizzazione della cosiddetta Sezione Transfrontaliera della Torino-Lione tra Bussoleno/Susa e St Jean de Maurienne.
Dal 2001 la costruzione della grande opera è affidata alla società TELT ovvero Tunnel Euralpin Lyon Turin (già Lyon Turin Ferroviaire), un carrozzone pubblico italofrancese che in un quarto di secolo non ha posato nemmeno 1 metro di nuovi binari. In compenso TELT è riuscita nell’epica impresa di far salire del 70% il costo del megatunnel, rispetto al valore che la stessa società aveva “certificato” nel 2012.
Tutta colpa del “caro-materiali”? No. Secondo l’Ufficio federale di statistica della Confederazione Svizzera, tra il 2012 e il 2024 il costo delle costruzioni è cresciuto del 15%. Nella mostruosa esplosione dei costi del TAV c’è ben altro. Nessuno è più in grado di dire quanto realmente costerà la Torino-Lione. Una voragine finanziaria scoperchiata giovedì scorso dall’imprudente rivelazione del Viceministro.
Secondo segreto: il progetto del TAV è un fallimento.
Come si è arrivati a questo? Dopo aver nascosto per anni i guai sotto il tappeto, nel luglio 2024 TELT ha dovuto ammettere di avere – di fatto – sbagliato le previsioni del suo progetto: rispetto alle stime del 2012, ora si scopre che la stessa opera costa il 30% in più.
Un fallimento che TELT sta già apertamente annunciando. Non potendo più incolpare il Covid, ora si aggrappa alla “complessità tecnica dell’opera” per giustificare i continui ritardi. La data di entrata in esercizio dell’opera, assicurata al 2029 con tanto di conto alla rovescia, è già slittata al 2033. Un termine palesemente impossibile da rispettare, considerando che da 6 anni nessuna talpa sta scavando il megatunnel.
Un disastro che TELT ha sistematicamente costruito in questi anni, nei quali la geometrica competenza dei suoi infaticabili ingegneri ha prodotto un’inenarrabile serie di varianti progettuali, errori di programmazione e gaffe di comunicazione.
Un esempio notevole è quello delle scelte fallimentari operate per la gestione dei detriti di scavo (il cosiddetto “smarino”) lato Italia. Nel 2013 TELT la colloca a Susa, dove progetta l’attacco dello scavo del tunnel. Poi, sotto le priorità dettate dalla militarizzazione dell’opera, TELT sposta lo scavo a La Maddalena di Chiomonte. Ma qui è impossibile gestire lo smarino a causa delle microscopiche dimensioni del sito, che assomiglia più a un fortino medioevale che a un cantiere.
Allora TELT inventa un nuovo sito di cantiere a Salbertrand, da dedicare interamente alla gestione dei materiali di scavo. Una scelta sbagliata fin dall’inizio in quanto l’area individuata è notoriamente occupata da centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti abbandonati. Risultato: TELT oggi è obbligata ad allestire un ulteriore deposito di smarino all’aperto nell’Autoporto di Susa, per sostituire il sito di Salbertrand che non è pronto. Nel frattempo sono passati 12 anni di balletti progettuali prima ancora che da Chiomonte sia uscito un solo pugno di smarino del tunnel.
Una gestione veramente imbarazzante della grande opera, con il continuo ricorso a soluzioni precarie ed emergenziali che provocano ritardi e lievitazioni dei costi.
Terzo segreto: l’impegno economico della Francia sul TAV non esiste
Fin dal 2012 l’Italia ha ipotecato miliardi di euro nei futuri Bilanci dello Stato per assicurare in anticipo i colossali flussi di denaro per alimentare il progetto della Torino-Lione. Una garanzia finanziaria essenziale, senza la quale TELT non avrebbe mai potuto lanciare nessun appalto.
Ma l’Italia non è l’unica a coprire la spesa del TAV, c’è anche la Francia. Già, ma i francesi hanno dato altrettante garanzie finanziarie per la loro parte? Assolutamente no, lo ha candidamente ammesso il Viceministro: nei Bilanci dello Stato francese sono completamente assenti impegni di spesa pluriennali.
Questa è la rivelazione più clamorosa. La partecipazione della Francia è puramente morale: ogni anno contratta con TELT la “paghetta” che è autorizzata a spendere. Nulla più, nessun impegno economico che vada oltre l’anno in corso. Tocca quindi all’Italia fare da “banca” per TELT, accollandosi tutte le garanzie (e gli oneri) di copertura finanziaria dei faraonici appalti lanciati per la più grande opera pubblica d’Europa.
Non a caso il riassuntino scrupolosamente sciorinato giovedì dall’ignaro Viceministro comprendeva un meticolosissimo rosario degli accordi internazionali siglati tra Italia e Francia sulla Torino-Lione. Una excusatio non petita per uno squilibrio palese e inconfessabile che al Ministero delle Infrastrutture conoscono molto bene, come già raccontato qui.
Dopo trent’anni di chiacchiere, le cambiali in bianco sulla Torino-Lione le ha firmate solo l’Italia. Dalla Francia invece solo promesse solenni, il cui valore è quello che usava dire l’ex Presidente francese Jacques Chirac: “les promesses n’engagent que ceux qui les reçoivent” (“Le promesse sono vincolanti solo per chi le riceve”). Cioè un pugno di mosche.
Quarto segreto: l’impegno economico dell’Europa sul TAV non esiste
Per un quarto di secolo TELT ha ostentato la sicurezza di un 50% di contributi europei sull’intero costo dell’opera. Una millanteria brutalmente smentita dalla realtà, come abbiamo già raccontato qui. Nell’ultima tornata di finanziamento i fondi europei sono arrivati con il contagocce: appena 700 milioni di euro, neanche il 5% del costo del megatunnel. In effetti questo è il normale livello di contribuzione sulle grandi opere (Brennero, Torino-Lione, ecc.) per ogni settennato di programmazione dell’Unione Europea, come confermato giovedì dallo stesso Viceministro. Niente di più.
L’Europa sta lasciando a secco il progetto Torino-Lione e questo apre a cascata un secondo problema sul versante francese. Oltre che allegramente disimpegnati, finora i cugini transalpini sono stati molto accorti, parsimoniosi e inflessibili in materia di TAV: per ogni euro francese ci deve essere un euro di contributo europeo. Questo significa che dall’Europa deve tassativamente arrivare il 50% di 14,7 miliardi euro. Al ritmo di contributi da 700 milioni ogni 7 anni, il calcolo è banale: impossibile terminare il megatunnel prima della fine del secolo. Qui cascano tutti gli asini.
Quinto segreto: la Torino-Lione ruba i soldi al trasporto pubblico di Torino
Senza denari non si cantano messe e certamente non si muovono talpe. Senza la linfa vitale dei soldi la macchina del TAV si sta fermando, gettando nel panico i suoi paladini. La politica si è già messa in moto alla spasmodica ricerca di fondi. A farne le spese, in una nemesi perfetta, è proprio Torino e la sua area metropolitana. In gennaio la Città ha chiesto 1 miliardo per completare la linea 1 della metropolitana e avviare la realizzazione della linea 2. Non li avrà. Lo scorso dicembre, durante le fasi finali della discussione della Legge di Bilancio, un emendamento dell’ultima ora gli ha scippato proprio quel miliardo per gettarlo nel calderone senza fondo della Torino-Lione.
Quando saranno ripristinati i fondi per il trasporto rapido di massa (ovvero per le metropolitane) da parte del Ministero delle Infrastrutture? In particolare, le risorse continuamente assorbite dal progetto Torino-Lione sono compatibili con l’erogazione dei fondi richiesti dalla Città di Torino? A giudicare dall’animosità del solerte Viceministro questa è stata la domanda più fastidiosa nell’audizione di giovedì scorso.
La risposta? Un ricatto: se i Comuni vogliono soldi, devono mettere soldi. Aumentino le tasse ai cittadini e i biglietti dei mezzi pubblici, “perché sennò a un certo punto le metropolitane non riusciremo più a farle”. Perché questo “rischia di disassare nei prossimi anni il bilancio pubblico”. Disse giovedì 13 marzo 2025 il Viceministro che sta impunemente bruciando miliardi su miliardi nella più grande opera inutile d’Europa, senza sapere quanto costerà e se mai sarà finita.
La domanda finale è ovvia: chi ha ancora il coraggio di restare nel “partito del TAV”?
I segreti qui raccontati sono al centro del dibattito politico che da trent’anni il Movimento No Tav e le Amministrazioni locali della Valle di Susa tengono aperto sulla Torino-Lione.
Ma non è necessario essere un No Tav per guardare la realtà e farsi un opinione. Nessuno dotato di discernimento scommetterebbe un centesimo sul TAV, su TELT e sul caravanserraglio che si trascina intorno. La Torino-Lione è un progetto impresentabile, irrealizzabile, fallito. Già morto ma mantenuto artificialmente in vita da quella politica che fino a oggi lo ha pervicacemente difeso a dispetto di ogni evidenza.
La stessa politica ora si trova di fronte a un bivio: continuare a stare aggrappati al TAV, a costo di andare a fondo con esso? Oppure liberarsi da questo cappio, sganciare finalmente la zavorra e dire la verità una volta per tutte? Le risorse pubbliche per infrastrutture devono andare per il trasporto pubblico locale, che è la priorità assoluta in questo ambito.
Di fronte a questa scelta ci sono certamente gli attuali amministratori della Città di Torino, sia Cittadina che Metropolitana, ne va del loro futuro politico. Finché sosterranno ciecamente la Torino-Lione non avranno alcuna speranza di avere i finanziamenti per la Metropolitana di Torino. Il tempo è scaduto: TAV o Metro?
A cura dei tecnici No Tav
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