Il cortocircuito del TAV tra propaganda e informazione: il caso del “giornalista” Francesco Antonioli
Abbiamo spesso denunciato, su queste pagine, i meccanismi opachi – o fin troppo trasparenti – che reggono il rapporto tra macchina del TAV e giornalismo. Da sempre, la stragrande maggioranza dei giornali e delle televisioni sono sfacciatamente schierate a favore della grande opera che devasterà la Val di Susa, in un mix letale di servilismo, mimetismo e ignoranza. Ci sono ovviamente i punti di contatto tra cementificatori e gruppi editoriali che abbiamo già documentato[1], ci sono le inserzioni pubblicitarie che rendono dipendenti i giornali dalle imprese interessate alla realizzazioni delle grandi opere, ci sono le palesi violazioni d’imparzialità con i notav da sempre banditi da talk show e giornali perché non in quota ad alcun partito, ci sono infine i tagli all’editoria che fanno sì che ci si affidi sempre più a stagisti sotto-pagati che non fanno altro che fare da eco ai comunicati stampa ricevuti in redazione da associazioni, lobbies, fondazioni, aziende etc.
C’è però un altro aspetto su cui andrebbe fatta luce. Parliamo in questo caso di quelle innumerevoli porte girevoli tra società del TAV e mondo dell’editoria la cui esistenza annulla palesemente il presunto confine tra informazione e propaganda, rendendo il “dibattito” presente sui media mainstream a proposito di grandi opere niente di più e niente di meno che una palese farsa.
Un caso tra i tanti, assai emblematico, è quello di Francesco Antonioli. Classe 1963, Antonioli è un ibrido a metà tra il giornalista, lo spin–doctor e il consulente di marketing, un ircocervo mostruoso caratteristico di questa nuova era di comunicanti in cui il giornalismo ha lasciato posto alle pubbliche relazioni, l’inchiesta ha ceduto il passo allo storytelling e l’indipendenza si può serenamente vendere al miglior offerente.
Dopo una laurea in scienze politiche muove i suoi primi passi tra associazionismo cattolico (è vicino ai salesiani) e qualche esperienza radiofonica. Un breve passaggio all’Ansa e al quotidiano dei vescovi Avvenire, poi entra al Sole 24 Ore dove diventa una firma importante per il settore Nord-Ovest. Assai rapidamente, la sua traiettoria professionale incontra quella dei promotori del TAV, in particolare del suo grande demiurgo, Mario Virano. Nel 2006 Antonioli è il primo a scrivere un reportage embedded dal neonato osservatorio sulla nuova Torino-Lione[2]. I toni sono entusiasti, non si fa menzione dell’ostilità degli abitanti al progetto (eppure sono passati solo 4 mesi dalla battaglia di Venaus) né del fatto che l’iniziativa è boicottata dalla maggior parte degli amministratori locali della valle che la vedono come uno specchietto per le allodole per far passare in forze la grande opera. Tra scatoloni e sorrisi, nell’articolo c’è una bella intervista senza contraddittorio proprio a Virano, appena nominato a capo dell’ancora provvisorio osservatorio inventato da Gianni Letta e confermato da Romano Prodi.
Passano gli anni e continuano puntualmente gli articoli “empatici” col progetto. Nel frattempo Antonioli e Virano hanno modo di conoscersi meglio. Nel gennaio 2009 partecipano entrambi a un convegno della lobby della logistica AILOG sul tema “Intermodalità e sicurezza”[3] poi, qualche mese dopo, sono fianco a fianco in uno dei panel del convegno “Piemonte in cifre” organizzato dall’amministrazione Chiamparino[4]. In entrambi i casi interviene Virano e modera Antonioli. Perché l’altra attività del nostro poliedrico comunicante è di offrire i suoi servizi come moderatore e discussant a ogni tipo di evento. Ed è proprio per queste sue indubitabili skills che Antonioli viene per la prima volta arruolato per promuovere esplicitamente il progetto TAV. L’occasione la offre il convegno “Un futuro per la Val Susa” organizzato a fine 2012 in collaborazione tra Lega coop, sindacati confederali e Confindustria in un blindatissimo parco del Valentino (perché quando si parla di Val Susa, si sa, lo sviluppo arriva sempre con l’anti-sommossa)[5]. Antonioli prima pompa dalle pagine del Sole 24 Ore l’evento, poi va a moderarlo e infine si lascia andare a un editorialetto dal titolo “La Smart Valley in ostaggio della politica” che spicca per comicità[6]. Tra un elogio all’amico Virano (“persona capace… che guarda lontano”) e un attacco di bile contro le “turbolenze nimby incarnate da no-Tav”, si dà spazio con toni entusiasti alla fanfaronata del momento, quella di una “Smart Susa valley” (sic!) che vedrebbe certamente la luce grazie al TAV ma che, ahinoi, sarà bloccata dai soliti lacci e lacciuoli della politica (era il 2013, quel progetto a base di “sinergie”, “banda larga” e “smart community” è rimasto confinato in graziose slides, come d’altro canto la maggior parte delle trovate di marketing dei promotori). Antonioli è invece solo in sala stampa in occasione del famoso road show di Telt all’Unione industriale di Torino del 2017 (a moderare è il suo collega di Radio24 Sebastiano Barisoni). Il giorno dopo scrive per il Sole un altro articolo diligente sul TAV che va a gonfie vele, senza fare menzione né delle numerose tegole che si sono abbattute sul progetto né della contestazione dei notav all’esterno del convegno[7]. Due anni dopo prende invece di nuovo la veste del moderatore per animare uno degli eventi più trash mai organizzati dai promotori del TAV “i 21 minuti di Federica superstar”, sorta di costosissimo happening a spese dei contribuenti convocato in occasione della perforazione del diaframma del tunnel esplorativo da parte della fresatrice Federica nell’autunno del 2019[8]. Nel frattempo Mario Virano è passato da essere il presidente dell’imparzialissimo osservatorio ministeriale sulla seconda Torino Lione a direttore generale di Telt, la società che deve realizzare l’opera. Francesco Antonioli è il mattatore della giornata, una vera e propria maratona di 3 ore che si svolge “in un’atmosfera da concerto rock”, come recita il comunicato stampa diffuso da telt. Uno di quegli eventi in cui, tra finger food e strette di mano, il sistema Piemonte può oliare i rapporti tra cronisti, politici, addetti stampa, rappresentanze datoriali e costruttori. Uno di quegli eventi che fanno capire a tutti giornalisti che i colleghi che raccontano il TAV possono guadagnare consulenze, amicizie e contatti mangiando gustose pizzette mentre i colleghi che raccontano i NOTAV al meglio possono beccarsi una denuncia[9]. Anche questa volta lo schema è consolidato. Senza nessuna remora deontologica, il lunedì c’è l’Antonioli moderatore ingaggiato da telt, il martedì c’è l’Antonioli giornalista che torna a tessere le lodi del TAV e la sua utilità “per il sistema paese”. In ogni caso, la prestazione del nostro dev’essere talmente piaciuta ai vertici dell’azienda promotrice dell’opera che gli vale un nuovo ingaggio, questa volta non pontuale ma continuativo: nell’estate 2020 Antonioli finisce a libro paga di telt come direttore del video-magazine “Telt at work”[10]. Si tratta dell’ultimo gingillo della macchina del consenso del TAV, una sorta di telegiornale corporate a base di video laccati, droni, interviste e grafiche catchy. Un esperimento di brand journalism, come lo definisce il nostro spericolato comunicante con sprezzo dell’ossimoro, il cui costo esorbitante stride con un’efficacia comunicativa invero assai modesta (appena qualche centinaio di visualizzazioni). Evidentemente everyone has a story ma quella delle epiche gesta delle multinazionali impegnate nella più grande devastazione dell’arco alpino degli ultimi 30 anni proprio non tira[11].
Decenza pretenderebbe che dopo una così spericolata traiettoria professionale, l’Antonioli giornalista ceda definitivamente il passo dell’Antonioli addetto stampa. Ma non è così. Durante l’autunno 2020, a diversi mesi dall’ingaggio quindi, troviamo un suo articolo su Repubblica Torino che è sostanzialmente un copia-incolla del comunicato stampa della lobby francese del TAV – La transalpine – a proposito della polemica montata contro il rapporto della corte dei conti europea che boccia il raddoppio della Torino-Lione[12]. In un altro articolo del 15 marzo 2021, Antonioli auto-cita il suo lavoro come addetto stampa di telt in un articolo del magazine Mondo economico di cui è direttore[13]. Lo stesso giorno, viene addirittura pubblicata una sua intervista tutta miele sul portale di Torino social impact – acceleratore di “startup sociali” finanziato dalla camera di commercio di Torino – a Manuela Rocca, “direttore della sostenibilità” presso la società promotrice dell’opera[14].
Ora, ci siamo lanciati in questa pedante ricostruzione della carriera di Francesco Antonioli (di cui abbiamo pur lasciato da parte molte connessioni, in particolare con le fondazioni e il mondo accademico) ma è evidente che il cortocircuito tra propaganda e informazione trascende ampiamente questo singolo caso, per quanto a nostro avviso scandaloso. D’altronde, il fatto che Antonioli sia addirittura membro del consiglio di disciplina dell’ordine dei giornalisti del Piemonte fa capire quale sia l’etica professionale che va per la maggiore. E il suo ruolo di professore allo IED di Torino nel corso di laurea “Design della comunicazione” non lascia presagire niente di buono su quale pedagogia deontologica possano ricevere i cronisti di domani.
Detto questo, a noi questo tipo di folgoranti carriere stupiscono fino a un certo punto. Crediamo però che casi del genere dovrebbero sollecitare delle riflessioni soprattutto tra i colleghi sul futuro dell’informazione. Un tempo si diceva che il ruolo dei giornalisti è quello dei “cani da guardia” che proteggono il pubblico dal potere: l’avvenire della professione sarà inevitabilmente quello di cani da riporto? Certo è che nessuno morde la mano che lo nutre e non si scopre mai quanto è corto il guinzaglio fino a che non lo si tira…
[1] Perché la Repubblica è si tav https://www.notav.info/post/perche-la-repubblica-e-si-tav/
[2] TAV. In una ex caserma di Susa è pronto l’Osservatorio sui lavori, Il Sole 24 Ore, 24/4/2006
[3] L’INTERMODALITA’E LA SICUREZZA. Il futuro dei Trasporti e della Logistica https://www.anita.it/public/files/news/3E71_scaricailprogramma.pdf
[4] PIEMONTE IN CIFRE ANNUARIO STATISTICO REGIONALE 2009 https://www.istat.it/en/files/2011/05/invito.pdf
[5] Un futuro per la Valle di Susa o il colpo di coda di un sistema allo sbando? https://www.notav.info/editoriale/un-futuro-per-la-valle-di-susa-o-il-colpo-di-coda-di-un-sistema-allo-sbando/
[6] La Smart Valley in ostaggio della politica https://st.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-12-11/smart-valley-ostaggio-politica-064344.shtml?uuid=AbKa5vAH
[7] Torino-Lione: al via il road show informativo sui lavori https://www.ilsole24ore.com/art/torino-lione-via-road-show-informativo-lavori-AE2bqLPB
[8] I 21 minuti di Federica superstar https://www.telt-sas.com/it/21-minuti-federica/
[9] Ci riferiamo al caso di Davide Falcioli di cui abbiamo ampiamente dato conto su queste pagine (https://www.agoravox.it/No-Tav-il-cronista-Davide-Falcioni.html
[10] Un video magazine per raccontare i lavori della Lione-Torino. Ecco ‘Telt at work’ https://www.primaonline.it/2020/07/27/310508/un-video-magazine-per-raccontare-i-lavori-della-lione-torino-ecco-telt-at-work/
[11] La frase – che campeggia sul profilo linkedin di Antonioli – è stata pronunciata da Francis McCourt in una celebre conferenza. Lo scrittore di origini irlandesi intendeva trasmettere che anche gli umili, i poveri e i senza voce meritano di essere raccontati. Che questa citazione entusiasmi chi ha deciso di amplificare la voce di potenti e prepotenti fa evidentemente parte dell’ironia crudele che ci riserva la nostra epoca
[12] Tav, in Francia è bufera sulla Corte dei conti Ue: “L’esperto che boccia l’opera è un lobbista pro-autostrade” https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/11/03/news/in_francia_battaglia_sulla_corte_dei_conti_ue_ascolta_esperti_no_tav_-272922943/)
[13] Torino-Lione, cresce il consenso nei confronti dell’opera https://mondoeconomico.eu/infrastrutture/torino-lione-cresce-il-consenso-nei-confronti-dell-opera
[14] Manuela Rocca (TELT): «Ecco il tris d’assi dell’impatto, è composto da ambiente, economia e sociale» https://www.torinosocialimpact.it/case_studies/manuela-rocca-telt-ecco-il-tris-dassi-dellimpatto-e-composto-da-ambiente-economia-e-sociale/
Da notav.info
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