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L’acqua della Clarea e i No Tav

Dal cappello a cilindro dell’alta velocità valsusina escono sempre novità, l’ultima in ordine di tempo è quella pubblicizzata su alcuni organi di stampa: “ i notav in Clarea deviano l’acqua..” .

da notav.info

Insomma quest’ultima news verte sulla questione dell’acqua, quella che secondo il contenuto di uno dei procedimenti aperti dalla procura di Torino, a seguito di denunce delle forze dell’ordine, nel 2020, a seguito di un sopraluogo, furono rivenuti dei consistenti massi nell’alveo del torrente Clarea. Il torrente che ad inizio cantiere per il tunnel geognostico costeggiava l’area recintata e militarizzata e che attualmente nell’ultimo tratto è all’interno. Ma perché deviare il corso d’acqua? L’ipotesi avanzata dalla procura, ritenuta la più probabile, è per favorire il presidio dei Mulini, punto di appoggio dei no tav. Per questo fatto il reato previsto dall’articolo 632 del codice penale prevede il carcere anche per tre anni.

Insomma si ipotizza l’intervento dei notav sul torrente Clarea per poter usufruire dell’acqua ai Mulini di Giaglione. Nulla di più falso. E’ la storia del luogo a dare le risposte. Da centinaia di anni questa zona viene utilizzata da attività che prevedono l’utilizzo della forza motrice dell’acqua, fede ne fanno la presenza lungo il corso di più mulini, l’ultimo dei quali proprio quello utilizzato attualmente come presidio: in questa zona sono presenti un mulino, i resti di un maglio e un frantoio, usato per produrre l’olio di oliva (in quel luogo sono molte le ceppaie di olivo presenti). Macchine tutte mosse dalla forza motrice dell’acqua.
E della presenza dei canali da molto tempo fanno fede le mappe catastali. Per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua secoli fa per Giaglione fu costruito il canale Maria Bona, che incanalava le acque del Clarea e le distribuiva in tanti canali minori che servivano ai campi , ed anche ai mulini alti e bassi e canali che periodicamente venivano ripuliti e utilizzati con un sapiente utilizzo di lose o paratie in legno. Poi i problemi sulla presenza dell’acqua iniziarono con l’ampliamento della diga del Moncenisio, dopo la seconda guerra mondiale, in cui EDF fece gallerie per portare le acque del Clarea nel nuovo invaso. E così molti conoidi sul lato sinistro persero l’acqua… Poi fu la volta del’AEM, con la centrale sotterranea di Venaus: a causa delle talpe di scavo svedesi più di una ventina di sorgenti si prosciugarono. Per sempre. Tantissima preziosa acqua persa per sempre.

Ma ai mulini l’acqua ha continuato ad esserci, permettendo anche ai proprietari delle poche case di poter venire qui saltuariamente, per trascorrere giorni in serenità e per coltivare verdure. Ed anche di cuocere ottime torte profumate e di utilizzare l’acqua abbondante del lavatoio….Questo fino all’arrivo del cantiere del tav: distruzione di castagneti, chiusura della strada in terra battuta che collegava Giaglione a Chiomonte, grandi quantità di polveri di non precisata natura dallo scavo, presenza costante di cacciatori di Sardegna, di forze dell’ordine nei boschi… da terra di serenità il luogo si è trasformato in luogo di guerra, con recinzioni e terribili concertine, presenza costante di militari, periodi di manifestazione di dissenso sull’opera con conseguente lancio di lacrimogeni, a decine di migliaia negli anni, cancerogeni e mutageni, incollati per mesi su tutta la vegetazione…. Spariti molti insetti, comprese le farfalle che avrebbero dovuto essere tutelate, allontanati i selvatici…. Solo l’acqua del Clarea è rimasta, unica perché anche due sorgenti con i lavori precedenti della realizzazione dell’autostrada sono sparite…. Anche se a volte l’acqua ai Mulini è sparita ( qualcuno oltre le recinzioni si lamentava perchè l’acqua penetrava nel cantiere…..) e andando a monte si scopriva che il suo corso era stato interrotto… Ma non certo dai notav che l’acqua di quei canali l’hanno sempre utilizzata….

Questa la storia. Ben lontana da quella ipotizzata in questi giorni dalla procura. In questo nostro mondo in cui pare che il meglio sia la distruzione del territorio, l’isolamento, la paura del futuro, preziosa allora potrebbe essere la lettura di un libro: “1984” di Geoger Orwell, scrittore capace di cogliere i segni dei tempi. In uno dei capitoli si narra di chi si occupa di riscrivere la storia, travisando i fatti ad uso di una inquietante dittatura che tutto impone.
Questa sarebbe una utile lettura per i tanti giocolieri del tempo presente. ( Compresi gli organi inquirenti).

Gabriella T.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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