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Appello a riprendersi le terre e a bloccare le industrie che la divorano.

Verso il 25 marzo: mobilitazione internazionale in difesa dell’Acqua a Poitou.

Siamo abitanti in lotta, legati al nostro territorio. Abbiamo visto urbanisti e ingegneri arrivare con le loro valigette piene di progetti dannosi. Ci siamo organizzati per difendere i nostri quartieri e villaggi, i nostri campi e le nostre foreste, le nostre siepi, i nostri fiumi e le nostre “specie amiche” minacciate. Dal ricorso legale fino all’azione diretta, abbiamo ottenuto vittorie locali. Di fronte ai cementificatori, le nostre resistenze si moltiplicano ovunque.

Siamo giovani in rivolta, cresciuti con la catastrofe ecologica sullo sfondo e la precarietà come unico orizzonte. Siamo spinti da un crescente desiderio di disertare la vita che hanno pianificato per noi, per andare a costruire abitazioni autonome sia in campagna che in città. In uno stato di emergenza permanente, abbiamo lottato senza sosta contro la loi travail, le violenze della polizia, il razzismo, il sessismo e l’apocalisse climatica.

Siamo contadini/e.1 In Francia non ce ne sono quasi più. Con o senza etichetta, siamo gli ultimi che si sforzano di stabilire un rapporto di cura quotidiana con la terra e con gli esseri viventi per nutrire i nostri simili. Lottiamo ogni giorno per produrre cibo sano che sia finanziariamente accessibile e che garantisca una giusta remunerazione del nostro lavoro.

Poiché tutto lascia pensare che è “ora o mai più”, abbiamo deciso di agire insieme.

Per molto tempo, l’economia ci ha separati dalla terra per farne un oggetto di mercato. È un errore fatale che ci sta portando dritti al disastro. La terra non è un “capitale”. È il vivente, il paesaggio e le stagioni. È il mondo in cui viviamo che sta per essere inghiottito dalla voracità estrattivista. Dopo aver confinato e privatizzato i beni comuni, il mercato capitalista e le sue istituzioni stanno ora provocando la distruzione della biodiversità, lo sconvolgimento del clima e l’atomizzazione sociale.
L’era covid ha reso l’atmosfera irrespirabile. Stipati in metropoli sempre più invivibili, confinati in un’esistenza sradicata2 e artificiale, ci sentiamo soffocare. Il coronavirus è il frutto anche della devastazione ecologica, lo sfruttamento globale della terra e degli esseri viventi. Rivela la nostra totale dipendenza dall’economia globalizzata, rivela la fragilità di questa falsa abbondanza esposta sugli scaffali dei supermercati. La conseguenza della gestione governamentale è la riconfigurazione dell’economia (telelavoro, dematerializzazione…) e l’abolizione delle nostre libertà fondamentali (legge sulla sicurezza globale, regime di eccezione…).
Non crediamo in un’ecologia a due livelli in cui una minoranza si vanta di mangiare cibo biologico e di guidare una 4×4 ibrida, mentre la maggioranza è costretta a fare lavori saltuari, a percorrere lunghe distanze e a mangiare a prezzi bassi. Non accetteremo che gli agricoltori siano ridotti a subappaltatori dell’industria agroalimentare, sovra-attrezzati e sovra-indebitati. Non ci rassegneremo a contemplare la fine del mondo, impotenti, isolati e chiusi in casa.

Abbiamo bisogno di aria, acqua, terra e spazi aperti per esplorare nuove relazioni tra noi e con gli altri esseri viventi.

1 L’originale francese “Paysannes” ha un significato più largo di “contadini/e”: intendiamo tutte quelle persone che abitano in “campagna” e costruiscono un rapporto alla terra e al territorio che abitano.

2 L’originale francese “hors-sol” si traduce letteralmente “fuori-suolo”. In questo contesto vuole significare un’esistenza che non ha legami con la terra e il territorio in cui abita.

Provenienti da tutta la Francia, più di cento di noi si sono incontrati a Notre-Dame-des-Landes nel dicembre 2020. Con sensibilità, background e orizzonti molto diversi, eravamo uniti da alcune constatazioni comuni:

1 – La questione della terra è al crocevia tra la fine del mondo e la fine del mese, tra il pianeta degli ecologisti e la terra dei/delle contadini/e. Nei prossimi dieci anni, la metà degli agricoltori francesi andrà in pensione. In concreto, quasi un terzo del territorio nazionale passerà di mano. È ora o mai più di lottare per l’accesso popolare alla terra, per ripristinare ovunque gli usi e le attenzioni capaci di prendersene cura.

2 – Qualunque cosa si pensi o ci si aspetti, lo Stato lascia il campo libero alla devastazione commerciale del territorio. Sta organizzando l’elusione delle norme fondiarie e ambientali che esso stesso ha istituito. Come trovata propagandistica “verde”, Macron ha accolto la proposta della Convenzione dei cittadini sul cambiamento climatico di organizzare un referendum per “iscrivere la difesa dell’ambiente nella Costituzione”. Ma lo stesso uomo si rifiuta di vietare il glifosato e i neonicotinoidi. Lo stesso governo si sta preparando a costruire un’enorme quantità di cemento per le Olimpiadi del 2024. È giunto il momento di stabilire un rapporto di forza per far riscendere l’ecologia sulla terra.

3 – Le nostre lotte e le nostre alternative sono assolutamente necessarie ma, separate l’una dall’altra, sono impotenti. Il sindacalismo contadino, i movimenti cittadini, l’attivismo ecologico, le agitazioni autonome, le lotte locali contro i progetti dannosi non possono, da soli, ribaltare la situazione. È necessario unire le forze per promuovere e inventare nuove forme di resistenza, commisurate alla devastazione di cui siamo testimoni.

L’incertezza prodotta dalla crisi sanitaria non deve impedirci di progettare e organizzarci a lungo termine. Vogliamo far avvenire delle sollevazioni in difesa della terra come bene comune. Vogliamo strappare la terra allo sfruttamento capitalistico per creare spazi liberati per una molteplicità di usi, relazioni e legami comuni. Vogliamo difendere il mondo vivente attraverso un’agroecologia contadina e solidale, la tutela degli ambienti di vita e una silvicoltura rispettosa.

Questo inizia con tre gesti:

1- Per fermare la devastazione, chiediamo di tirare il freno d’emergenza, di concentrare le nostre forze per colpire, bloccare e smantellare tre delle industrie tossiche che stanno divorando la terra: cemento, pesticidi e fertilizzanti sintetici. Ci riuniremo a giugno e in autunno per le principali azioni di blocco dell’industria.

2 – Per riportare la terra nelle nostre mani e strapparla dalle grinfie degli accaparratori è necessario che sempre più persone mettano le mani sulla terra. Dai centri urbani alle periferie, chiediamo la riappropriazione delle terre, attraverso l’insediamento contadino, l’acquisto in comune o l’occupazione. Ci ritroveremo in primavera per azioni di occupazione delle terre contro l’artificializzazione.

3 – Per restituire agli/alle abitanti/e e ai/alle contadini/e di ogni località il potere di decidere sull’assegnazione, l’uso e la destinazione della terra, chiediamo di entrare in massa, sedie alla mano, nelle varie istituzioni e nei luoghi di potere dove si decide il futuro della Terra senza di noi. Non possiamo più lasciare questo potere nelle mani della FNSEA e dell’agroindustria, dei costruttori e dei cementificatori. Ci ritroveremo dall’inizio dell’anno scolastico per occupare questi luoghi di decisione.

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I Soulèvements de la Terre sono nati un anno e mezzo fa dall’incontro di contadini/e, abitanti di territori in lotta e giovani attivisti per il clima. Volevamo allontanarci dai grandi discorsi, dalle richieste senza ritorno o dalle semplici manifestazioni e unire le forze per agire in modo immediato contro l’artificializzazione della terra e la sua monopolizzazione da parte dell’agroalimentare. In 18 mesi e di fronte all’assoluta urgenza che lo stato del mondo testimonia, abbiamo – a centinaia o migliaia – occupato e coltivato terre minacciate, bloccato e disarmato industrie del cemento o biotecnologiche, assaltato e smantellato mega-bacini, ostacolato cantieri e partecipato a respingere concretamente piani di sviluppo commerciale.
Le nostre azioni hanno dato vita a dibattiti strategici a volte accesi all’interno del movimento sociale ed ecologista, hanno creato nuove complicità, hanno costretto al dispiegamento delle forze dell’ordine e suscitato le fantasie dei prefetti, hanno portato un sostegno inaspettato, hanno aperto a gesti riproducibili e hanno offerto un bell’impulso alle lotte locali nei momenti cruciali. Si è aperto un campo, ma la terra continua a ritirarsi e siamo ancora lontani dal traguardo.

Siamo in una prima fase di costruzione di un fronte di resistenza al disastro e di ripresa dei nostri mezzi di sussistenza. Dal gennaio 2021, tra le nostre ancore territoriali e quotidiane, abbiamo viaggiato e confluito dalle colline dell’Alta Loira alle metropoli di Parigi e Lione, dalle paludi del Poitou al bosco di Saint-Colomban o alle periferie di Rennes e Besançon, dalle vette di La Clusaz alla pianura orticola di Pertuis.
Al termine di questo primo viaggio, la nostra rete composita si è ritrovata a fine agosto 2022 nei pressi dei vigneti di Bernard Arnault per prendere la rincorsa e assaggiare l’uva del miliardario, e per proiettarci nella quarta stagione dei Soulèvements de la Terre. Il cantiere è rimasto fermo per diversi giorni.

# Fermare i baciniCon i colori dell’estate che volgevano al termine e le azioni nelle paludi che prendevano slancio, non era scontato continuare la battaglia contro i mega-bacini.
Un grande fine settimana di mobilitazione si è svolto alla fine di ottobre nei pressi di Sainte Soline, dopo l’inizio dei lavori, come annunciato. 7000 persone divise in 3 cortei hanno, in modi diversi, superato le linee di polizia per entrare nel bacino in costruzione.

# Indagare tra le righeQuest’autunno abbiamo anche indagato sul rilancio perfettamente anacronistico dei progetti autostradali di Rouen e Castres e del collegamento ferroviario ad alta velocità tra Bordeaux e Tolosa, in contrasto con le “Dichiarazioni di pubblica utilità”. Poiché i cantieri che divorano terreni, foreste e zone umide potrebbero iniziare già l’anno prossimo in questi territori già martoriati da incendi e sversamenti tossici, è importante studiare ora come sostenere i collettivi locali per fermare i lavori.

Mentre questo testo viene tradotto, ci stiamo preparando a incontrarci di nuovo per immaginare la quinta stagione, nella primavera del 2023. Ci riuniremo già il 25 marzo per la difesa dell’acqua. Questa data è già stata ampiamente pubblicizzata in Francia e oltre le sue frontiere, dopo il fine settimana di mobilitazione a Sainte Soline alla fine di ottobre contro i mega bacini.1

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Fare la storia. Agire insieme lungo le stagioni. Gettare tutte le nostre forze nella battaglia. Smuovere il cielo e la terra. Tra la fine del mondo e la fine del loro mondo, non c’è alternativa. Unitevi ai Soulevements de la Terre.


Zad di Notre-Dame-des-Landes,
10 febbraio 2023

1 https://soulevements.cdn.prismic.io/soulevements/85ce9e97-02f1-4183-80c6-567388ea7a46_Version-Italienne-2.pdf

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Traduzione da Les Soulèvement de la Terre

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