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Rémi, uno di noi

La polizia francese le chiama armi non letali. Ma fanno male. Tanti sono stati feriti, Remi invece è morto. Un omicidio di Stato.
Aveva 21 anni. Non lo conoscevamo, ma era uno di noi. Uno dei tanti che hanno scelto di mettersi di mezzo, di lottare contro l’imposizione di un’opera inutile e costosa. Contro la distruzione di una zona umida, per un’agricoltura misurata sulla qualità, non sul peso, per una vita libera dalla feroce logica del profitto.

La piccola dimensione, l’autogestione dei territori e delle proprie vite, un’idea di relazioni sociali che rifiuta il profitto e sceglie la solidarietà, un’utopia concreta per tanti, in ogni dove, uniti al di là delle frontiere che separano gli uomini e le donne ma non le merci.
Leggendo i racconti di chi era in quei boschi, la mente è corsa ai nostri boschi, alle nostre valli, alla nostra lotta.

Tante volte, quando la violenza dei governi ci ha colpito, il mutuo appoggio delle lotte ci ha offerto solidarietà attiva.

 

Oggi ci stringiamo a chi si batte contro la diga di Sivens, nel lutto per un compagno di strada, cui hanno rubato la vita. Vivrà nelle lotte di ogni dove, sarà con noi nei mesi e negli anni a venire.
Remi, uno di noi.

Un forte abbraccio collettivo ai suoi cari, ai suoi compagni e compagne.

Diamo il nostro sostegno solidale a chi è sceso e scenderà in piazza perché la morte di Remi non cada nel silenzio.

Giovedì 30 ottobre
ore 18
presidio al consolato francese di Torino
in via Roma 366 – quasi angolo piazza Carlo Felice

Il movimento No Tav

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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