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Si chiude la Precop di Milano tra iniziative e proteste

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I giornali rivendicano il successo della Precop e della Youth Cop di Milano. Ma in realtà per tre giorni in tutta la città sono andate in scena iniziative che hanno contestato la leggittimità del vertice e dimostrato ancora una volta l’ipocrisia di governi e multinazionali.

Dopo la giornata di blocchi di giovedì che hanno aperto le danze sono state diverse le proteste messe in campo dalle differenti sensibilità del movimento climatico.

E’ stata occupata nella notte tra giovedì e venerdì Piazza Affari, la piazza di fronte alla Borsa, dove si è manifestato contro la finanza fossile. A seguito dell’occupazione è stata la volta del corteo studentesco che ha visto diverse decine di migliaia di giovani e giovanissimi prendersi le strade.

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Ieri poi l’ultima giornata di iniziative: attiviste/i di Rise Up 4 Climate Justice hanno provato a entrare al MiCo per contestare la conferenza stampa conclusiva della Pre Cop 26. Subito dopo, il blocco si è spostato nel centro commerciale Milano City Life, grande opera urbana simbolo dell’insostenibilità del sistema. Il corteo è poi continuato bloccando il traffico nei pressi del Mico, con cori che hanno messo in evidenza la subordinazione del vertice agli interessi delle grandi multinazionali fossili. Infine il cordone di polizia, carabinieri e guardia di finanza schierato di fronte all’ingresso principale della Pre Cop ha tentato di spintonare via i manifestanti ed impedire al corteo di raggiungere il palazzo.

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Nel pomeriggio poi un nuovo corteo di oltre 10mila persone a Cop conclusa ha sancito il rifiuto delle politiche di Green Washing e finta transizione ecologica che i governi e le istituzioni internazionali stanno tentando di imporre alle popolazioni.

Queste giornate hanno evidenziato in nuce la necessità di aggiornare il discorso sulla lotta ai cambiamenti climatici, consapevoli che il tentativo di utilizzare i movimenti climatici come una stampella su cui costruire il rilancio dello sfruttamento e dell’accumulazione capitalistica è un rischio reale. Vertici del genere non possono più essere campo di una finta inclusione dei giovani nei processi decisionali, ma devono diventare il luogo di una contrapposizione vera e non rappresentata. Le mediazioni sono il cappio che stanno stringendo intorno al collo delle generazioni future e di milioni di proletari e proletarie che in tutto il mondo stanno già pagando i costi materiali della crisi climatica.

E’ un sentiero tutto da costruire quello della rottura della compatibilità, ma a Milano si sono fatti i primi passi, riuscendo ad armonizzare e tenere insieme diverse pratiche e proposte di lotta reali. Il tempo è poco e il lavoro molto, diamoci da fare!

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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