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Tav: una giornata di ordinaria resistenza

Stamattina, il fermo di Minnie che cerca di salire su una ruspa al lavoro, viene condotta al fortino per l’identificazione che sarà lunga ci dicono, perchè è priva di documenti. Più a monte alcuni lanci di lacrimogeni nella zona sotto la galleria della Ramats dove alcuni gruppi hanno tenuto in scacco per molte ore, facendo avanti indietro, le truppe.

Breve pausa per l’assemblea e il pranzo veloce, si decide e si riparte, di nuovo di fronte alle reti, polizia e carabinieri in assetto antisommossa molto “disordinato” forse per i sintomi della calura, per alcuni chiara la noia di ritrovarsi sotto il sole con tanti rompi palle No Tav di nuovo pronti a resistere. Arrivano i primi jersey, facciamo muro davanti a loro, corpo contro scudo tranquillamente, nessuno spintonamento e per una buona ora le ruspe lavorano con i bracci a meno di un metro dalle spalle della polizia senza nessun tipo di sicurezza. Pur facendoglielo notare, non si muove una mosca da parte loro. Di nuovo colpi di lacrimogeno verso la zona delle vasche, si vedono caschi neri luccicare contro il bosco come ad inseguire chi da sopra cerca di disturbare l’avanzare delle reti anche da quel lato. Sappiamo attraverso i presenti che è in quel versante che le reti sono state danneggiate e per molti metri abbattute e che verso i nostri compagni oltre ai lacrimogeni sono state tirate pietre!

All’improvviso Monica riesce a sgattaiolare indisturbata e sale sulla ruspa, si posiziona sul braccio e i macchinari spengono i motori tra gli applausi dei presenti, i cori e la solidarietà dichiarata alla compagna che da lassù chiede garanzie per la sua incolumità nel caso di ridiscesa e di poter parlare o con il vice questore o con chi per lui.  Chiede la liberazione di Minnie e la ritirata delle truppe a difesa degli operai di Martina. Un’altra attivista esternamente al non-cantiere si arrampica su un jersey e sale su una rete, i compagni le corrono incontro insieme alla polizia che cerca di tirarla giù e convincerla a scendere; nulla da fare finché Monica non scende dalla ruspa per tornare tra noi e finché non liberano Minnie lei non è intenzionata a scendere. Il tutto dura una ventina di minuti, alcuni poliziotti dall’interno delle reti manganellano le dita di chi da fuori si appoggia alle reti, nasce una discussione accesa con il comandante del reparto presente ed il poliziotto che con sfottò verso il nostro compagno lo intimida dicendogli “così almeno lo senti” ma tutto si placa in breve tempo e nel mentre Monica scende dalla ruspa e ritorna tra noi in poco tempo. Arrivano alcuni carabinieri che escono dalle reti e si posizionano lungo il varco di fronte alla Baita sempre sotto i piloni dell’A32, l’idrante avanza mentre un po’ di gente sembra cercare di salire la griglia di uno dei jersey e spara acqua per circa 5 minuti di seguito. Il No Tav arrampicato alla rete non molla e sta su finché l’idrante non smette di “sciaquarlo”. Poi di nuovo calma.

Le reti vengono completate in meno di un’ora da quel momento, intanto una quindicina di carabinieri prendono posizione fuori dal non cantiere e si posizionano all’inizio del sentiero che ridiscende verso la Baita, sono attimi nuovamente un po’ agitati perchè non si capisce se avanzano metro per metro, se cercano l’ombra che c’è li sotto o cosa vogliono fare, di fatto per ritornare alla Baita chiedono di fare un percorso più largo passando sul rio ma al momento alla Baita è tutto tranquillo in attesa dell’assemblea delle 19.

Minnie è stata liberata stasera verso le 19.15: era stata condotta al commissariato di polizia di Bardonecchia ma adesso è libera ed è di nuovo tra di noi! La nostra resistenza anche oggi ha fatto la sua parte, spingendo sugli scudi e salendo sulle ruspe, impegnando la controparte a volto scoperto e a mani pulite, difendendo metro per metro, centimetro per centimetro la Terra in cui intende continuare a vivere! E’ nostro dovere continuare a resistere giorno per giorno all’invasione e alla distruzione del nostro territorio, tutti insieme uniti e forti perchè siamo dalla parte dei giusti!

Resistere per esistere!”

Alla Maddalena di Chiomonte, con pervicacia degna di miglior causa, sono in corso i lavori di allargamento da parte dell’impresa appaltatrice residua (Martina, l’altra, l’Italcoge, è fallita) della zona recintata che contiene il presidio permanente di esercito e forze dell’ordine. Contemporaneamente, continua la resistenza del popolo No Tav, con azioni sempre diverse, che vanno dalle opere di disturbo, alle marce, all’informazione alla popolazione, locale e non.

“Comunque, la gente non molla, ogni giorno c’è qualche iniziativa di protesta, qualche provocazione, giusta o sbagliata che sia, ma questo – secondo me – ha un grande significato perché tiene alta l’attenzione sull’indifferenza delle Istituzioni di fronte al problema di base: l’opera serve o no?” (Luca Mercalli).

E fra le istituzioni, spiace rilevarlo, anche il Presidente della Repubblica, al quale è stato rivolto a luglio un appello da parte di 135 docenti universitari e ricercatori rimasto senza risposta. Così come è rimasto senza risposta l’appello inviato dal pool dei legali No Tac ad ascoltare la voce della popolazione per il tramite della Comunità Montana. Napolitano infatti ad oggi risulta che abbia incontrato ben due volte Mario Virano e mai Sandro Plano.

Tornando alla militarizzazione, nessuna opera pubblica è stata mai realizzata con l’ausilio costante della forza pubblica e dell’esercito: la Tav sarebbe tristemente la prima. Allo stato attuale con buona attendibilità, si può stimare che alla Maddalena turnino circa 1000 fra poliziotti e carabinieri, più 150 alpini.  Un costo di enormi proporzioni a sostegno di un’opera che già di per se’ rappresenterebbe (sempre meglio parlarne al condizionale)  un’emorragia per le asfittiche finanze italiche. Senza contare che le forze dell’ordine potrebbero più proficuamente perseguire il crimine, visto che in Italia circa l’80% dei reati resta impunito…

Intanto, si sta allargando il fronte di coloro che quanto meno si pongono dubbi circa l’effettiva utilità dell’opera ed in campo culturale si registrano, tra l’altro, le posizioni a favore dei No Tav da parte di Francesco Guccini e Daniele Silvestri. A favore di quella minoranza che difende i diritti di tutti.

“Resistere per esistere”, appunto.

di Fabio Balocco per Il Fatto Quotidiano

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