Udienza maxiprocesso ai No Tav, gli imputati abbandonano l’aula
Durante la scorsa udienza il Tribunale aveva insistito perché il processo venisse mantenuto all’interno dell’aula bunker delle Vallette adducendo motivazioni ‘tecniche’ assolutamente infondate e rivelando piuttosto quanto anche la scelta del luogo sia da ascrivere al tentativo di criminalizzazione dei No Tav attraverso un processo che ha sempre più il sapore di un accanimento contro il movimento.
Contro questa scelta era stato convocato un presidio all’esterno del carcere durante il quale è stato anche esposto uno striscione di solidarietà con Frank e Giorgio, i due No Tav recentemente arrestati per aver violato le assurde imposizioni restrittive cui erano sottoposti da mesi. All’interno dell’aula, invece, gli/le imputati/e hanno chiesto di poter fare una dichiarazione per leggere un comunicato in cui condannavano la scelta di un’aula bunker che non gli spetta (qui il testo), ribadendo il fatto di essere oppositori ad un progetto inutile e non dei criminali ma il Presidente del tribunale ha prima negato il permesso e poi ordinato che l’imputato che aveva iniziato ugualmente la lettura venisse allontanato. Dopo la lettura gli imputati hanno abbandonato tutti assieme l’aula in segno di protesta.
Nell’udienza di oggi è proseguita la relazione di Petronzi, dirigente della Digos di Torino, già iniziata lo scorso 5 luglio; il suo controesame era teso ad individuare per conto dell’accusa alcune ‘responsabilità direttive’ da imputare a singole persone nell’ambito della resistenza che il movimento No Tav mise in campo nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio per difendere la Libera Repubblica della Maddalena dall’arroganza e dallo sgombero manu militari delle truppe d’occupazione. La lunga relazione di Petronzi aveva quindi semplicemente l’ormai scontato obiettivo di dividere i No Tav tra buoni e cattivi e di presentare il movimento come nelle mani di poche decine di persone appartententi a gruppi estranei al contesto. Un tentativo contro il quale il legal team No Tav si è fermamente opposto quest’oggi in aula ma che si è anche da sempre scontrato contro la risposta forte e compatta del movimento stesso che ha sempre rivendicato come proprie le azioni di resistenza di quelle giornate.
La difesa ha invece insistito sull’atteggiamento tenuto in quelle occasioni dalle forze dell’ordine, mostrando il ‘video shock‘ del 3 luglio in cui due manifestanti arrestati vengono trascinati a terra e pestati brutalmente e ricordando l’uso spregiudicato dei candelotti lacrimogeni sparati ad altezza uomo per colpire i No Tav e i lanci di pietre dal cavalcavia messi in atto da alcuni agenti, nonché la frustrata rappresaglia della polizia sulle tende rimaste alla Maddalena dopo lo sgombero del 27 giugno che vennero tagliate e riempite di feci ed urine. Si tratta di atteggiamenti da tempo ben documentati ma sui quali la Procura quest’oggi ha cercato di fare opposizione sostenendo che fossero dati che esulavano dal processo e per i quali è già stato istituito un procedimento specifico.
Il processo continua dunque ad essere improntato ad una giustizia strabica che procede a senso unico tentando di costruire improbabili castelli accusatori contro singoli No Tav e chiude invece un occhio sulla violenza e gli abusi commessi dalla polizia contro i manifestanti.
L’udienza si è conclusa nel primo pomeriggio con la calendarizzazione dei prossimi appuntamenti: il processo riprenderà l’11 di ottobre sempre presso l’aula bunker e proseguirà a ritmi serrati fino alla fine di dicembre.
…a sarà dura!
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