Una piccola vittoria per il comitato “Caicocci terra sociale”
Nuovo passaggio ieri nella vicenda che oppone il comitato “Caicocci Terra Sociale” alla Regione Umbria riguardo all’attacco compiuto da quest’ultima per vie legali nei confronti di alcuni compagni del comitato appartenente alla rete nazionale Genuino Clandestino.
Un passaggio positivo, dato che il Tribunale Civile di Perugia ha respinto l’istanza della Regione Umbria (a guida Partito Democratico) contro i 4 compagni citati per occupazione abusiva e violenta e danni. L’accusa era di essersi resi protagonista nel 2013 della riappropriazione di 190 ettari di terreno nei pressi di Umbertide (PG) allo scopo di costruire un’azienda agricola sociale e di opporsi alla svendita a fini speculativi dei terreni in questione da parte dell’ente regionale.
La “vittoria legale” arriva nel momento in cui il territorio in questione, lasciato all’incuria dal 2012 e riappropriato circa un anno dopo, è attraversato nei 13 casali che contiene al suo interno da tantissimi progetti di riqualificazione agricola che danno lavoro a decine di persone (alcune delle quali colpite in precedenza dalla perdita del lavoro). Il piano dell’amministrazione regionale era di fare dei terreni di Caicocci una parte del 10% di dismissioni a fini di bilancio che invece di valorizzare le possibilità dei terreni miravano solo a far cassa.
La denuncia stessa è controversa, per usare un eufemismo, dato che una delle quattro persone è indagata solamente per aver mandato una semplice mail nella quale invitava l’assessore regionale ad incontrare il Comitato. Altrettanto paradossale la richiesta della Regione di ottenere un risarcimento danni quando le azioni compiute dal comitato hanno risollevato dall’abbandono enormi spazi lasciati a loro stessi.
Intanto dalla sua pagina Facebook il comitato, da sempre impegnato per l’uso delle terre pubbliche per finalità sociale e per la costruzione della sovranità alimentare nei territori, invita ad andare avanti nella battaglia per la custodia popolare dei beni comuni, al grido di “Caicocci non si vende, si vive e si difende!”
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