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Angela Davis: lo spirito della resistenza

Quale è il suo primo ricordo?

Sono cresciuta nel sistema di leggi segregazioniste denominate Jim Crow, nel sud (degli Stati Uniti) in un’epoca in cui manifestazioni grandiose di violenza razzista erano le interruzioni più importanti della nostra routine quotidiana. Quando ero ancora molto giovane, i miei genitori si sono trasferiti in un quartiere che veniva ripetutamente attaccato dal Ku Klux Klan. Il primissimo avvenimento che mi ricordo è stato un bombardamento dall’altra parte della strada dove c’era la nostra casa. Alle persone di colore era permesso spostarsi sul lato della strada dove vivevamo, ma non di comprare una proprietà o vivere sull’altro la della strada che divideva la zona dei bianchi da quella della gente di colore. In varie occasioni degli alleati bianchi impegnati compravano le case nella zona proibita come sostitute per la gente di colore che era decisa a opporsi alle leggi urbanistiche razziste. Un sabato sera, quando avevo quasi tre anni, stavo lavando le stringhe bianche delle scarpe che mi sarebbero servite il giorno dopo alla scuola domenicale di catechismo. Improvvisamente tutta la casa ha tremato violentemente. Sarebbe potuta sembrare la fine del mondo, ma nella mia consapevolezza di bambina non c’era questo concetto. Mi ricordo di essermi spaventata come non ero mai stata, e sono corsa da mia madre urlando. Ancora oggi, ogni volta che sento rumori forti, di esplosioni, mi sento riportata a quel momento.

Che cosa significa per lei invecchiare?

Man mano che invecchio, faccio del mio meglio per rimanere attaccata al coraggio, all’entusiasmo, e alla disponibilità di avventurarmi in un territorio nuovo che spessissimo è tipico dei giovani. Nello stesso tempo, però, cerco di trarre lezioni adeguate dalle esperienze che ho accumulato. Per esempio, adesso capisco davvero l’importanza della cura fisica, mentale e spirituale di se stessi. Dato che sono una persona anziana, trovo che un grande percentuale delle nuove conoscenze che incontro, proviene dai giovani. Il contatto tra generazioni è una buona cosa per tutti noi.

Che cosa la appassiona in campo politico?

Potrei citare molti argomenti politici che sono cari al mio cuore – la violenza contro le donne, il complesso dell’industria carceraria globale, i diritti di immigrazione, la solidarietà con la Palestina. Mi appassionano tutti questi problemi e molti altri. Tuttavia, quello che mi preoccupa di più oggi sono i collegamenti tra questi problemi, specialmente in relazione alla Palestina. Sono particolarmente felice che numeri sempre maggiori di Afro-Americani si dichiarino contrari all’apartheid israeliana.

Chi o che cosa le dà le motivazioni?

Ho agito attivamente per la Palestina per la maggior parte della mia vita e pensavo di sapere che cosa bisognava sapere sull’argomento, fino alla visita che ho fatto in Cisgiordania l’anno scorso. Non pensavo che sarei stata sconvolta dalla spudoratezza della repressione di stato israeliana che immensamente ispirata dalla gente che rifiuta di arrendersi, anche dopo molti anni di occupazione. Sono stata ispirata dalle donne attiviste, dagli ex prigionieri, dagli educatori e specialmente dai bambini che hanno imparato a mettere insieme il senso di lottare per una vita migliore con la capacità di trovare la gioia in ogni giorno.

Quale è la sua più grande paura?

La mia paura proprio adesso, mentre Barack Obama inizia il suo secondo mandato, è che dimenticheremo che la vera vittoria non è stata l’elezione di un individuo, ma piuttosto un’indicazione che la gente nel nostro paese vuole un vero cambiamento. Durante il secondo mandato di Obama dovremo accelerare le nostre mobilitazioni di massa e la costruzione di un movimento, in modo che quello che abbiamo considerato di per sé una vittoria storica avrà fatto davvero la differenza nella vita delle persone che continuano a soffrire a causa delle politiche che hanno portato alla povertà, alla carcerazione di massa e alla guerra.

Dove si sente più di casa?

Mi sento a casa dovunque ci siano persone che hanno dedicato la loro vita a lottare per un mondo che riesca a superare il capitalismo, il razzismo e il dominio degli uomini sulle donne.

da www.controlacrisi.org

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pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

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