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Appello contro l’offerta di Israele a ospitare il torneo Uefa 2020

Israele ha nuovamente effettuato un aberrante massacro di civili palestinesi a Gaza. Almeno 2.168 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 519 bambini, e più di 8.000 persone sono rimaste ferite. Almeno 380.000 persone sono state sfollate, dato che Israele ha deliberatamente preso di mira le case delle persone e le infrastrutture civili. Organizzazioni palestinesi ed internazionali hanno accusato Israele di aver commesso crimini di guerra. Usando le parole di Pierre Krähenbühl, un alto funzionario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi: “Bambini uccisi mentre dormono; questo è un affronto a tutti noi, una fonte di vergogna universale. Oggi il mondo è caduto in disgrazia.”

Inoltre, Israele mina deliberatamente lo sviluppo dello sport palestinese. Ha annesso Gerusalemme Est occupata, ha creato insediamenti ebraici e il Muro, e realizzato una politica di trasferimento forzoso contro i palestinesi. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia hanno invitato la comunità internazionale a non fornire alcuna forma di riconoscimento o di assistenza a tali gravi violazioni israeliane del diritto internazionale. [1]

Conferendo all’IFA il privilegio di ospitare i giochi UEFA 2020 a Gerusalemme, la UEFA invierebbe un messaggio moralmente inquietante di approvazione – o anche una ricompensa – per le gravi violazioni di Israele dei diritti umani a Gaza, Gerusalemme Est e altrove, in un momento in cui Israele è di fronte alla crescente condanna per l’adozione di una politica di pulizia etnica e di apartheid.

Secondo i media, l’IFA ha presentato la sua offerta per poter ospitare i giochi durante la fase a gironi del Campionato di Calcio Europeo UEFA maschile nel 2020 a Gerusalemme.

L’offerta dall’IFA arriva in un momento in cui numerosi esperti, tra cui quelli delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, hanno concluso che Israele, con le sue pratiche di annessione e di trasferimento di popolazione a Gerusalemme Est occupata e altrove, è responsabile di apartheid, colonialismo e pulizia etnica. [2] Secondo Convenzione Internazionale contro l’Apartheid nello Sport del 1985 “i contatti in campo sportivo con qualsiasi paese che pratica l’apartheid anche in settori sportivi condona e rafforza tale pratiche di apartheid.” [3]

L’ultimo massacro e i crimini di guerra israeliani contro la popolazione di Gaza

Il 7 Luglio 2014, Israele ha lanciato l’ultimo di una lunga serie di massacri contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza assediata. Più di 2.168 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 519 bambini, e più di 8.000 persone sono rimaste feriti. Almeno 380.000 persone sono state sfollate, dato che Israele ha deliberatamente preso di mira abitazioni e infrastrutture civili. 

Più di 20 atleti palestinesi sono stati uccisi, tra cui il leggendario ex calciatore e commentatore televisivo Ahed Zaqout. 32 impianti sportivi e circa 500 case di atleti sono state danneggiate. Quattro bambini palestinesi, di una sola famiglia, sono stati deliberatamente uccisi mentre giocavano a calcio sulla spiaggia.

L’assedio israeliano di Gaza è una delle manifestazioni più brutali dell’occupazione israeliana. L’ultimo attacco è parte di una politica costante di punizione collettiva e uccisione praticata da Israele contro la popolazione di Gaza, una violazione del diritto internazionale che Israele sembra determinato a continuare.

Il 23 Luglio 2014, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha ordinato l’istituzione di una commissione internazionale indipendente per indagare sulle presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani in relazione all’attacco israeliano su Gaza. Funzionari delle Nazioni Unite, organizzazioni palestinesi e internazionali sono tenuti a presentare prove di gravi violazioni israeliane del diritto internazionale pari a crimini di guerra.

I sistematici attacchi israeliani allo sport palestinese, un atto di apartheid

Il famigerato sistema di permessi di Israele, che ha privato tanti palestinesi nella Cisgiordania occupata (compresa Gerusalemme Est) e nella Striscia di Gaza della loro libertà di movimento, ricorda le “leggi di transito” nel Sud Africa dell’apartheid. Sono stati negati permessi ai calciatori palestinesi per i viaggi a tornei internazionali, o anche per la partecipazione a corsi di formazione locali, semplicemente in quanto palestinesi. Israele nega i permessi di circolazione e attacca atleti palestinesi e impianti sportivi al fine di prevenire lo sviluppo dello sport palestinese indipendente e come mezzo di punizione collettiva.

Durante l’attacco militare di Israele sulla Striscia di Gaza occupata e sotto assedio del 2008-09, lo Stadio Nazionale di Rafah stato preso di mira e distrutto, e tre calciatori palestinesi sono stati uccisi. A Gerusalemme Est occupata da Israele, la situazione dello sport palestinese è estremamente triste. Non ci sono strutture calcistiche ed è quasi impossibile per i palestinesi giocare a calcio, a causa delle severe restrizioni israeliane sullo spazio e sullo sviluppo palestinese.

L’apartheid e la pulizia etnica israeliane nella Gerusalemme palestinese occupata

Dall’annessione illegale di Gerusalemme Est occupata nel 1967, tutte le autorità israeliane hanno lavorato per trasformare la Gerusalemme sotto il loro controllo in una città ebrea-israeliana. Di conseguenza, le politiche israeliane sono stati guidati dall’ufficiale dottrina di “equilibrio demografico”, che specifica che i palestinesi non devono superare una quota del 30% del totale della popolazione di Gerusalemme Est e Gerusalemme Ovest. [4]

In una serie di azioni che ammontano a crimini di guerra secondo il diritto internazionale, Israele ha trasferito circa 200.000 dei propri cittadini nella Gerusalemme Est occupata e sfollato palestinesi dalla città, al fine di creare uno spazio per gli insediamenti illegali. Israele ha attuato pulizia etnica dei palestinesi utilizzando una varietà di misure, comprese le espulsioni e gli sgomberi forzati, in combinazione con l’espropriazione di case e terreni palestinesi, demolizioni di case e del patrimonio culturale palestinesi e la revoca dei permessi di soggiorno a Gerusalemme ai palestinesi.

Un rapporto pubblicato nel 2012 da alti funzionari dell’UE in Gerusalemme, ha osservato che “le misure restrittive … in relazione ai documenti d’identità e lo status di residenza dei palestinesi da Gerusalemme Est” sono “legati alla politica demografica di Israele” e lo “scopo dichiarato nei documenti ufficiali di programmazione” è mantenere un rapporto etnico specifico.” [5]

I palestinesi si trovano ad affrontare oggi una crisi a Gerusalemme. Alla maggior parte della popolazione palestinese sotto occupazione israeliana – più di 4 milioni di persone – viene negato il libero accesso alla città da un sistema israeliano di permessi, posti di blocco militari e dal Muro.

Secondo i dati forniti da fonti indipendenti e ufficiali israeliane, palestinesi e delle Nazioni Unite, e compilate dalla Coalizione Civica per i Diritti Palestinesi a Gerusalemme, [6] Israele ha confiscato almeno un terzo del territorio palestinese nella Gerusalemme Est occupata, e l’87% dell’intera area della città viene assegnata o riservata per lo sviluppo ebraico-israeliano. Solo il 13% dei permessi di costruzione israeliani rilasciati tra il 2005 e il 2009 è stato assegnato ai palestinesi. Israele ha demolito 370 strutture palestinesi, soprattutto case, costruite senza permessi, e trasferito forzosamente 909 palestinesi nel solo periodo 2009-2013, mentre circa 93.000 palestinesi sono a rischio di sfollamento, con le loro case in pericolo di essere demolite.

Dal 1967, un quarto di tutti i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est sono stati oggi deportati almeno una volta, principalmente a causa della mancanza di alloggi e delle restrizioni israeliane sulla residenza. Non sono disponibili informazioni sul numero totale dei palestinesi trasferito definitivamente da Gerusalemme Est occupata. La sola revoca israeliana dei permessi di soggiorno a Gerusalemme ha portato alla deportazione permanente di almeno 14.300 palestinesi, soprattutto dal 1996 (11.131 revoche). [7]

Il nostro appello alla UEFA

Nel 2010, il presidente della UEFA Michel Platini ha dichiarato: “Israele deve scegliere tra il permettere allo sport palestinese di continuare e prosperare, o essere costretto ad affrontare le conseguenze dei loro comportamenti.” [8]

Quando Israele è stato scelto come paese ospitante del torneo Under 21 nel 2013, più di 50 famosi calciatori professionisti hanno denunciato gli sforzi dei funzionari israeliani per far apparire Israele come una liberal-democrazia di tipo europeo. In una lettera pubblica per protestare contro la decisione della UEFA, avevano definito il torneo ospitato da Israele “una ricompensa per le azioni che sono contrarie ai valori dello sport.” [9]

All’inizio di quest’anno, dopo che a Nasser Jawhar Jawhar (19 anni) e Adam Abd al-Raouf Halabiya (17 anni) è stato deliberatamente sparato mentre stavano giocando a calcio, e in risposta alle continue restrizioni israeliane di movimento e altre molestie, la Federcalcio palestinese ha chiesto che Israele fosse espulso dalla FIFA, riflettendo l’ampio sentore palestinese. [10]

Alla luce di quanto sopra, noi, sottoscritte organizzazioni palestinesi della società civile e istituzioni nazionali, invitiamo la UEFA a non premiare Israele per il colonialismo, l’apartheid e la pulizia etnica, e di non chiudere un occhio sul fallimento sistematico dell’IFA di prendere posizione contro i deliberati attacchi al calcio palestinese e allo sport in generale da parte di Israele.

Esortiamo la UEFA nei termini più forti possibili a non considerare l’offerta provocatoria dall’IFA per ospitare i giochi 2020 a Gerusalemme. Esortiamo anche l’Esecutivo della UEFA ad informare l’IFA che la sua adesione alla UEFA sarà sospesa finchè Israele non sarà conforme al diritto internazionale e non porrà fine alla sua deliberata presa di mira dello sport palestinese.

Sollecitiamo tutti i tifosi e i giocatori del bel gioco del calcio a sostenerci e ad impegnarsi con la UEFA su questa importante questione.

Dalla Palestina occupata,
la Commissione Nazionale Civica su Gerusalemme, che include:

Union of Palestinian Charitable Organizations
Palestinian NGO Network (PNGO)
Palestinian General Federation of Trade Unions (PGFTU)
Council of National Forces in Palestine
Jerusalem Clubs League
Civic Coalition for Palestinian Rights in Jerusalem
General Union of Palestinian Women
Palestinian Theatres League
Coalition for Jerusalem
Arab Studies Society/Faisal al Husseini Foundation
Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign (Stop the Wall)
Palestinian Talent Football Academy
Burj Alluqluq Social Center
Abna’a Al-Quds Club
Union of Agricultural Work Committees (UAWC)
Arab Thought Form
Women’s Center for Legal Aid and Counselling
Youth Herak Movement, Gaza
Al-Istiklala Sports Club, Gaza
Jamai Rafah Sports Club, Gaza
University Teachers’ Association in Palestine
Palestinian Students’ Campaign for Academic Boycott of Israel (PSCABI)

Note:

[1] Vedere, ad esempio, le Risoluzioni ONU 447 (1979); 465, 471 e 478 del 1980; la Sentenza Consultiva non vincolante della Corte Internazionale di Giustizia sul Muro israeliano nel Territori Palestinesi Occupati, 9 Luglio 2004.

[2] http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/65/331 Vedere anche: Relatore Speciale ONU John Dugard, A/HRC/4/17 (29 Gennaio 2007); Relatore Speciale ONU Richard Falk, A/HRC/16/72 (10 Gennaio 2011); Russell Tribunal on Palestine, sessione di Città del Capo: http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/south-africa/south-africa-session-%E2%80%94-full-findings/cape-town-session-summary-of-findings

[3] https://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%201500/volume-1500-I-25822-English.pdf#sthash.BJds0og9.dpuf

[4] http://www.pij.org/details.php?id=333

[5] http://www.eccpalestine.org/wp-content/uploads/2013/02/EU_Homs_Jerusalem_Report_2012-1.pdf

[6] Per altre fonti, vedere il factsheet “From diversity to racial segregation and domination: Palestinians in Jerusalem”, della Coalizione Civica per i Diritti Palestinesi a Gerusalemme, Aprile 2014: http://www.civiccoalition-jerusalem.org/system/files/jerusalem_fact_sheet_4_2014.pdf

[7] Vedere nota 6

[8] https://www.middleeastmonitor.com/news/middle-east/1551-platini-threatens-to-annul-israels-membership-of-uefa

[9] http://www.bdsmovement.net/2012/footballers-condemn-plans-to-hold-u21-european-championship-in-israel-10120

[10] http://www.thenation.com/blog/178642/after-latest-incident-israels-future-fifa-uncertain

Fonte: bdsmovement.net
Traduzione: BDS Italia

da Palestina Rossa

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