Aumentano i suicidi nelle carceri italiane
Continuano i suicidi in carcere, che “dal gennaio 2002 e maggio 2012, il 56% dei circa mille morti in dieci anni è a causa di suicidio, il 22% per malattia», dati pubblicati dal Guardian per uno studio sulle carceri italiane che in vista dell’estate dovrà aggiornare i dati statistici. Perchè con l’arrivo del caldo estivo, le celle diventano roventi, lo spazio ristretto in condivione con due o tre detenuti per cella, concepite per un solo detenuto, quindi non a norma, può portare a gesti estremi.
La continua mancanza di diritti e dignità all’interno delle carceri, provocano suicidi, come è successo a Napoli dove un giovane detenuto, in attesa di giudizio, si è tolto la vita nella cella della caserma dei carabinieri di Sant’ Anastasia. Un altro caso di suicido nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (Me). Il recluso, cittadino italiano, si è impiccato alla finestra della cella.
Questi sono solo alcuni dei casi di quest’ ultimi giorni, che riportano l’attenzione sull’emergenza carceri, il sovraffolamento come causa diretta della male gestione e assenza di diritti all’interno dell’istituti penintenziari, questione ormai allarmante, sollevata, oltre che dai detenuti, anche dai sindacati di polizia penitenziaria.
A questo si aggiunge il degrado e il mancato adeguamento delle strutture che come denuncia il Dap «In molti istituti manca l’acqua, perché non è stata completata l’attuazione del regolamento del 2000, che prevedeva l’adeguamento delle strutture. Rete idrica e elettrica sono ottimali, ma se viene triplicato il numero dei detenuti si va in black-out».
A questo proposito ricordiamo che, con una delibera del Cipe, i fondi vincolati per gli adeguamenti di scuole e carceri, vengono recuperati dal fondo Fas (Fondo Adeguamento Strutture) per investirli nel progetto per il Tav, il più grande affare speculativo di questi anni…
Ovviamente questo non vuol dire che basta rimettere “a nuovo” le carceri italiane per tirare un respiro di sollievo, ma denunciare pubblicamente tutte le carenze, le mancanze che i detenuti devono subire nella loro prigionia serve a tenere alta l’attenzione, su una situazione sempre più allarmante dovuta soprattutto al sovraffolamento, questione schiacciata verso il basso, i cui i diretti interessati, in questo caso i detenuti, paghano le consequenze. Il continuo silenzio delle istituzione, insieme all’ormai ente di facciata quale il Garante dei detenuti, non prendono posizione, nè sanno dare soluzioni.
In questo senso le denunce dei detenuti, come per il caso del carcere di Canton Mombello a Brescia, servono, oltre a ricostruire legami collettivi di protesta, ad alimentare le lotta dentro le carceri. Oggi nel carcere di Mombello i detenuti hanno ripreso lo sciopero della fame.
Ascolta Beppe, del Comitato per la chiusura del carcere lager di Canton Mombello dai microfoni di Radio Onda D’urto
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