Buca il video se non vuoi che ti buchi il cervello
Se da una parte l’Italia sconta drammaticamente il conflitto di interessi tra mass media e potere, dall’altro la nuova fase inaugurata dai movimenti (beni comuni, no tav, lavoratori), impone una riflessione approfondita sull’adeguamento degli strumenti rispetto all’importanza della sfida. Tra gruppo “Gruppo Delta”, “Bavaglio a internet” e “partito- Repubblica”, il rischio è di essere sommersi da una informazione “cosa loro”. Il terreno alternativo al berlusconismo non può essere, è stato sottolineato da tutti i partecipanti, il “copia incolla” del berlusconismo stesso con soluzioni scopertamente imitative dell’uomo-immagine o della notizia-prodotto di consumo. Il movimento, che proprio a Genova aveva iniziato un suo percorso autonomo, non può pensare di continuare a replicare stancamente, è stato osservato, il mito dei “mille occhi” senza accorgersi che intanto il mondo sta cambiando e che forse è il caso di superare l’eccessiva frammentazione delle iniziative editoriali. Una delle parole più usate, infatti, è stato “fare sciame”. All’incontro hanno partecipato alcune realtà di lotta come “No Tav.info” della Val di Susa e i comitati per l’acqua pubblica, a fianco a diverse testate del giornalismo indipendente come Liberaroma, “www.contrlacrisi.org”, Liberazione, libera.tv, Infoaut.
Fare sciame per alzare la voce e dare visibilità alle lotte, ma anche per battersi contro chi inventa black block ad ogni riga di titolo, o chi fa della censura una “arma democratica” di battaglia politica. Fare sciame, quindi, per decostruire le falsità, e praticare l’informazione non come merce ma come memoria storica e attenzione a non far morire la notizia.
Le lotte, intanto, hanno avuto in questa lunga fase cominciata con la rappresentazione della crisi sui tetti una uscita pubblica fortemente autogestita. Ora si tratta di fare in modo che questa pratica, fino in fondo politica e non solo massmediatica, attinga ad un nuovo livello di rappresentazione. Il lavoro, da “stato di crisi” deve diventare “crisi dello stato”, ovvero critica al potere. La rappresentazione delle lotte deve diventare rappresentazione della unificazione delle lotte.
Ciò è possibile farlo, tra gli altri, dando maggiore spazio a un livello organizzato di inchiesta e di approfondimento sui temi classici dello sfruttamento, dei clan imprenditoriali nel connubio con la politica, della gestione del cosiddetto “libero mercato”, delle appropriazioni indebite nel grande calderone delle privatizzazioni, dei forzieri degli aiuti di Stato alle imprese, etc.
Tutte le testate di movimento e di organizzazione devono praticare una volontà di azione che sia in grado di dar forza alle lotte ambendo alla famigerata “soglia critica”. Fare sciame, innanzitutto a partire dalla crossmedialità (multimedialità) e poi creando delle piattaforme tematiche su cui sviluppare inchiesta e approfondimento.
Tutto questo è possibile se ognuno supera la vocazione all’autorappresentazione e accetta di creare un rapporto meno verticale con le altre forme di informazione e comunicazione. Non si tratta più, infatti, di dare voce, ma di condividere la voce delle lotte, stando nei processi dell’informazione più che esserne gli attori unici.
La proposta è quella di creare “consorzi” basati su piattaforme tematiche in grado di potenziare l’arma dell’inchiesta e della condivisione dei contenuti.
Partendo dal presupposto che il consorzio per le piattaforme tematiche è lo strumento politico e organizzativo massimo a cui si può arrivare in questo momento, occorre capire come da un punto di vista tecnico ci si organizza concretamente per sviluppare l’inchiesta. Un tema prioritario è sicuramente quello del sistema massmediatico in Italia tra conflitto di interessi e interessi in conflitto. Al di là del gioco di parole si tratta di capire se dal “berlusconismo” si esce con un modello alternativo anche dal punto di vista dell’informazione oppure ci si appiattisce sugli interessi di questo o quel gruppo editoriale benedetto dal centrosinistra sperando nella concessione di qualche spazietto qui e là.
La prima necessità è sicuramente l’autonomia, ovvero l’approviggionamento delle risorse finanziarie: pubblicità, partecipazione a bandi, richiesta di piccoli finanziamenti on line su progetti di inchiesta, confezionamento piece teatrali su temi sociali, sono solo alcune proposte. Il secondo punto è lo studio attento della crossmedialità fino a dar vita a una assemblea redazionale composta da tutti i rappresentanti delle testate che stabilisca periodicamente i punti da affrontare e faccia una puntuale verifica del lavoro. Genova è sicuramente una tappa di questo percorso, iniziato a Roma il 9 aprile, e proseguito a Marghera subito dopo. La speranza è quella di trovare non solo orecchie attente ma anche la voglia di cominciare una impresa dura e difficile ma non più rinviabile. I lavori del coordinamento “Fare Sciame” possono essere seguiti su “www.controlacrisi.org”, dove potete trovare le indicazioni per la mailing list, o su liberazione.
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