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Confermato l’ergastolo per Mumia Abu-Jamal

Mumia Abu-Jamal è uno dei fondatori della sezione di Philadelphia del partito delle Pantere Nere, in cui fu incaricato dell’informazione. L’FBI lo annovera tra le persone «da sorvegliare e internare in caso d’allerta nazionale». Nella notte del 9 dicembre del 1981, egli lavora come tassista per arrotondare le sue scarse entrate come giornalista, quando durante un tragitto, sente degli spari e, tempo di fermarsi sul luogo, vede suo fratello cadere a terra senza coscienza. Mentre si avvicina per soccorrere il fratello, l’agente che sparato prima, spara anche su di lui. Quando arriva la polizia, trova sia Mumia sia l’agente Faulkner senza coscienza sull’asfalto. Daniel Faulkner morirà per le ferite riportate, invece Mumia sopravvivrà miracolosamente. Durante l’arresto con accusa di aver ucciso l’agente Faulkner e la permanenza all’ospedale, Mumia viene pestato più volte dalle guardie.

Nonostante la mancanza di precedenti penali, l’assenza di una perizia balistica e di qualsiasi prova oggettiva contro l’imputato, l’indagine si conclude con l’affermazione della colpevolezza di Abu-Jamal. Il processo inizia nel 1982, presieduto dal giudice Sabo, famoso all’epoca per aver sentenziato più condanne a morte, il quale ha rifiutato la richiesta di Mumia di condurre la sua difesa da solo, assegnandogli un avvocato d’ufficio. Durante il processo, Mumia viene accusato di disturbare il corso del dibattito, perciò Sabo lo interdice dall’assistere le udienze, quindi la sua versione dei fatti non verrà mai presa in esame. L’accusa sostiene che il colpo è partito dall’arma di Mumia, una pistola legalmente registrata col calibro 38, mentre nel rapporto medico si legge chiaramente che il proiettile estratto dal cervello di Faulkner è di calibro 44. Inoltre, la polizia che era arrivata sul luogo quella notte non ha mai esaminato la pistola di Abu-Jamal per vedere se egli l’avesse usata di recente o esaminato le mani dell’imputato per vedere se ci fossero tracce di polvere da sparo.

Una delle prove più schiaccianti dell’accusa è che Mumia Abu-Jamal avesse confessato la sua colpevolezza all’ospedale. Prova presentata due mesi dopo l’inizio del processo, quando l’imputato ha sporto denuncia contro i maltrattamenti subiti all’ospedale. L’ufficiale che riporta questa prova è Gary Wakshul, ma nel rapporto scritto da lui in quel giorno all’ospedale si legge: “Il negro non ha fatto nessun commento” e anche secondo la testimonianza del dottore l’imputato non ha proferito parola durante la sua permanenza all’ospedale.

È la volta dei testimoni: l’unica testimone presente sul sito della sparatoria, secondo l’accusa, è la prostituta Cynthia Bianco, la quale rilascia una testimonianza del tutto contraddittoria con quella che ha rilasciato durante il processo a Billy Cool, il fratello di Mumia. Durante il processo di Cool, la Bianco afferma che sul luogo degli eventi c’era un’altra persona che è scappata prima dell’arrivo della polizia. Questa testimonianza è coerente con le altre cinque dichiarazioni, postume al processo del 1982, che confermano che sul luogo del delitto c’erano due persone scappate prima dell’arrivo della polizia. Nel 1995 un teste racconta come la polizia ha strappato la sua dichiarazione originale (dove si affermava la presenza di due estranei), finché questa non è stata cambiata; durante un’udienza del 1997 un’altra ex prostituta dichiara che Cynthia Bianco lavorava come informatrice della polizia. Nel luglio 1982 Mumia viene condannato alla pena di morte, nonostante i rapporti contraddittori della polizia e le molteplici irregolarità durante il processo.

Nel 1995 e 1998 la mobilitazione internazionale impedisce l’esecuzione della condanna e Abu-Jamal diventa simbolo della lotta contro la pena di morte. Nello stesso anno un vecchio sicario, Arnold Beverly, confessa all’avvocato di Mumia di aver ucciso lui Faulkner. Questa confessione non sarà mai presa in considerazione.

Nel 2001 l’ipotesi di esecuzione capitale viene messa da parte ma Mumia rimane comunque in isolamento nella sezione del braccio della morte. Dunque, si attende un’altra sentenza per una persona innocente, ma le possibilità non variano molto: o verrà riconfermata la pena di morte oppure questa pena sarà commutata in detenzione a vita, comunque una detenzione del tutto infondata. All’inizio del 2012 la Corte Federale stabilisce che la sentenza dev’essere riesaminata a causa degli errori procedurali del processo del 1982. Abu-Jamal viene condannato al carcere a vita senza la possibilità della libertà condizionale ed è trasferito nella prigione di Frackville.

Passa i primi due mesi in isolamento, senza cibo sufficiente tanto da perdere 10 chili, con la luce sempre accesa, privato dei libri e della sua macchina da scrivere, perennemente ammanettato anche al momento della doccia e con i contatti con l’estero ridotti in tal modo di permettergli solo 15 minuti di telefonate. La condizione per lasciare il regime di isolamento è che Mumia si tagli i dread fino a lunghezza concessa. Gli avvocati fanno ricorso perché a Mumia non è mai stata notificata la sentenza della detenzione a vita, appellandosi anche all’incostituzionalità della pena senza la libertà condizionale.

Nonostante questa battaglia durata 21 anni, il 10 luglio la Corte Suprema di Pennsylvania ha confermato la sentenza del 2012, perpetuando un’ingiustizia all’infinito.

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