Contropotere nella crisi – Pisa 2-3 Marzo
2 – 3 marzo 2013, Polo Porta Nuova, Pisa.
La palude elettorale
La ritualità della consultazione elettorale scandisce i tempi morti di una politica incapace di sancire un’alterità rispetto ai destini della profonda crisi economica e sociale che attraversiamo.
La ricerca di una tecnica di governo capace di imbrigliare la conflittualità sociale costituisce oggi l’invariante riferimento comune alle forze candidate al governo del paese. Tra tecnici montiani, responsabili democratici e restauratori costituzionali, per tutti si tratta di condurre una transizione italiana verso la ridefinizione degli assetti continentali del capitalismo in crisi: risicati margini d’investimento strategico nei paesi leader che iniziano ad attrezzarsi per fronteggiare la bolla dei debiti sovrani, dequalificazione produttiva nella fascia euro-mediterranea e ovunque salvataggio della finanza con conseguente indebitamento degli stati e immiserimento delle popolazioni. Lo “scandalo” Monte dei Paschi di Siena è il caso che conferma la regola.
La sfiducia verso il sistema di potere politico-finanziario è sintomo di un rifiuto diffuso, ma raramente praticato e difficilmente organizzato, che consegna fette sempre più ampie di ex elettorato al partito del non-voto, oppure coagulandosi nel rancore meritocratico del civismo partecipato à la Grillo. La tornata elettorale in Sicilia insegna.
Ovunque sorgono esperienze di resistenza che cercano di porre freno alla rapina delle ancora superstite garanzie sociali collettive, degli appetibili risparmi privati e del residuo apparato produttivo. Se infatti gli spazi contesi nella tornata elettorale concernono unicamente la gestione e la neutralizzazione della conflittualità sociale, a noi invece, interessano gli spazi ed i tempi in cui forzare le gabbie dell’austerità e invertire la rassegnazione in percorsi di liberazione ed autonomia.
Nel mondo ad alta tensione della crisi capitalistica continuano ad emergere prime istanze di contro-potere. Che la crescita non sia sinonimo di miglioramento delle condizioni di vita precarie e proletarie, e che le elites non possono e non vogliono proporre orizzonti newdealistici, è una verità che in Europa inizia a farsi largo soprattutto nelle lotte che mobilitano milioni di persone in Spagna e in Grecia. L’organizzarsi oltre lo stato e contro il dominio capitalistico è una pratica che sta coinvolgendo sempre più ampie fasce sociali dei paese dell’area mediterranea. Nella crisi capitalistica mentre il welfare crolla, repressione ed ipotesi nazional-socialiste tentano di contendere i territori ai movimenti antagonisti. E non in ultimo la guerra è tornata con maggior prepotenza uno degli strumenti preferiti della UE e della Casa Bianca per imporre processi di normalizzazione di grandi aree altrimenti possibili teatri di rivolte e movimenti antagonisti alla miseria e alla povertà.
Nuovi soggetti emergenti dell’indisponibilità diffusa.
Le esperienze di quest’autunno testimoniano, tra scuole e periferie, di un precariato giovanile disposto a scagliarsi contro tutte le ipotesi di austerità e progressivo impoverimento. Gli scontri, i cortei e le occupazioni di strade e scuole hanno fatto saltare con il protagonismo di giovanissimi l’ipotesi di una transizione dolce ed indolore al regno della povertà, e maturano nuovi desideri e comportamenti. Inoltre i “precari di seconda generazione” indicano strade di rifiuto sistemico che hanno molto a che fare con lo sgretolamento del welfare familiare: se la famiglia come istituzione sociale ha avuto il ruolo di ammortizzare tensioni e comportamenti radicali, adesso che inizia ad essere pesantemente attaccata nella sua possibilità di riproduzione materiale, è possibile intravedere un’ambivalenza da sviluppare nella ricomposizione sociale di differenti forme del conflitto: non più solo studenti, ma membri di una famiglia precarizzata, indebitata ed impoverita.
E’ il taglio della spesa pubblica che, dalla spending review in avanti, caratterizza la trasformazione del welfare e del “pubblico” in debiti sociali collettivi. Se i nuovi parametri ISEE escluderanno dall’accesso ai servizi pubblici tutto il ceto medio obbligandolo a comprare tutto ciò che fino a poco fa gli era “garantito”, lo smantellamento della sanità pubblica esprime, al peggio, il tentativo di monetizzare settori fondamentali dello stato sociale traghettandoli verso un doppio processo di esclusione di massa e di progressiva induzione all’acquisto sul mercato privato di quei servizi. Sono queste le operazioni in cui prende forma la nuova povertà ed il saccheggio dei risparmi e delle quote di capitale accumulato dai ceti medi: il debito pubblico è trasformato in indebitamento privato.
L’entrata a regime della riforma Fornero ristruttura il comando sul lavoro vivo con l’introduzione di una serie di dispositivi che – dalla distruzione dell’articolo 18 e la rottura delle residue rigidità operaie – cercano di omogeneizzare al ribasso le condizioni di lavoro ed aumentare i livelli di sfruttamento: uso intensivo di contratti d’apprendistato pagati 3 euro l’ora, tirocini e stage che regolano la produzione nelle aziende pubbliche, una nuova ondata di privatizzazioni dei servizi col ricorso alle cooperative in appalto. Si moltiplicano così le “vertenze” sui posti di lavoro.
E’ in questo contesto che inizia a delinearsi la fisionomia di territori contro la crisi: nuove ondate di lotte e occupazioni – dal dicembre romano fino alle città di provincia – in cui la battaglia per la casa si associa sempre più alla riappropriazione di servizi sociali, sportivi e culturali. Una rinnovata opposizione alla rendita che nel mentre prova a costituire le basi per una nuova soggettività collettiva resistente.
Istanze di potere: il problema dell’organizzazione.
Il problema per le lotte sociali è quello della costruzione di un contro-potere capace di aumentare una conflittualità in via di diffusione ma ancora lontana da una progettualità autonoma. Come iniziare a ragionare, partendo dai contesti di lotta e di radicamento sociale, di un soggetto politico e sociale che sia forza antagonista di riferimento per la rottura degli equilibri di capitale?
L’attivazione recente di un certo antagonismo in eterogenei segmenti del proletariato metropolitano, nel tentativo di occupare spazi di resistenza all’impoverimento, ci porta a confrontarci con il problema del potere inteso come istanza di riappropriazione collettiva della decisionalità sulla vita. Di sicuro non è guardando alla superficie istituzionale, dei fenomeni sociali -né cambiando la qualità dei rappresentanti- che s’invertirà la rotta dell’austerità!
Dalla Sodexo all’Ikea passando per il comitato di lavoratori e cittadini di Taranto, la costruzione di una vertenzialità autonoma passa per l’organizzazione di una contro-cooperazione che sappia mettere in discussione il problema di cosa, come e per chi produrre. Il conflitto si esprime immediatamente sulla dimensione sociale complessiva della vita, che combatte le forme della mediazione al ribasso del sindacato tradizionale ed attiva nuove relazioni di militanza. Le forme ed i tempi dello sciopero sono ripensati come autentico elemento di blocco capace di riattivare un orizzonte di piena valorizzazione dei rapporti sociali e della loro potenza, e non come dispositivo di neutralizzazione del conflitto. Registrare l’urgenza di queste problematiche con le lenti dell’organizzazione e della militanza ci spinge a confrontarci con le lotte e con le indicazioni da queste fornite, interrogandole nel verso del loro accrescimento e della trasmissione e messa in comune del loro patrimonio.
Proponiamo quindi una due giorni di confronto e dibattito nazionale tra le realtà antagoniste, i collettivi in lotta e le esperienze autorganizzate, per misurarsi con l’irreversibilità della crisi economica e sociale a partire dai conflitti che stanno caratterizzando il nostro paese.
Per segnalare la partecipazione e organizzare l’accoglienza scrivere a: ass.nazionalepisa@gmail.com
o telefonare a: 3463144771, 3278676965
Programma:
Sabato 2 Marzo ore 17 Polo Porta Nuova, via Pietrasantina. Relazioni introduttive e assemblea plenaria
Ore 21 cena sociale
Domenica 3 Marzo ore 10. Tavoli di discussione: metropoli, università, scuole superiori, infoaut.
Ore 13:30 pranzo sociale
Ore 15 relazioni dai tavoli di discussione e assemblea conclusiva.
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