Daddo
Daddo, Paolo, compagni “nostri” – di noi tutti, quelli, quelle, della lunga onda d’urto che possiamo far iniziare – fermandoci lì nella carrellata all’indietro – da piazza Statuto, fino a “Valle Giulia” e il ’68, ai cancelli di Mirafiori e a Corso Trajano, ai ‘settanta, a quel clima di contestazione e confutazione generalizzata, radicalizzatasi tra “rivoluzioni” e “contro-insurrezione”, e nei contesti larghi fino ‘ai confini del mondo’, e nelle ri-territoriazlizzazioni ‘locali’, fino al soprassalto del “movimento del ’77”, e tutto quanto ne è presagio, incubazione, e ne segue e lo segue…. Un incessante tumulto di latenza e ricorrenti eruzioni “insurrezionali” – un’insurrezionalità endemica, “subacuta e cronica” ; con pezzi di “guerre sociali” inscritte là dentro , con tutto quel che segue, tra luci ed ombre, senso e anche nonsenso, ma comunque potenza di vita, persistenza di “disperata vitalità”, affioramenti di comunanza e libertà, di spinte all’autonomizzazione, comune, in comune, dalla macchina – Mondo, da gerarchie,governamentalità, « economie » dell’utilità strumentale e del comando……
Daddo & Paolo, compagni “nostri” di tutti, e anche – in quel momento, in senso più “stretto” per quello che può valere : come co/responsabilità” assunta e mai rimossa, ‘esportata’ o rinnegata – compagni dei “CoCoRi”, talché…
II “dopo” sono andati per mille rivoli, oltre che in carceri e vie e linee di fuga, e anche in tutt’altre direzioni. Ci si è anche persi di vista, tra tanti e tanti… Il cosiddetto « passato » torna , riaffiora d’improvviso, con virulenza, tutto si colloca in un largo presente, tutto di colpo vivido, tutto….
Un saluto, ancora attoniti, sgomenti, un saluto da parte “nostra” – penso a Luigi, lo cerco, eppoi la cerchia che certo condivide questo addìo… Luigi fa in tempo, altri fanno in tempo, a rispondere con un lungo, innaturale, sgomento silenzio, che si fa folla di domande senza risposta, che vuol “mandare fiori”, di carta, immaginarî, un saluto, un addìo, un consolarsi tra chi resta, un’altra elaborazione, del lutto, e il tempo « fugit », sfugge via, lento/veloce “come un treno dentro una galleria ». Non c’è più tempo per altro, il tempo manca, come sempre, un abbraccio.
Parigi 18 febbraio del 2011,
Oreste (Scalzone) & C.
Ciao, insieme oggi per Daddo, con la persistenza lancinante di un ricordo
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