‘Erdogan Terrorist’, otto anni e sei mesi di daspo per uno striscione a una partita di volley
Il 21 marzo al PalaEvangelisti si disputa il ritorno del match di volley champions league Perugia-Ankara. Sugli spalti compare uno striscione ‘Erdogan Terrorist, Free Afrin’. Polizia e carabinieri lo rimuovono prontamente.
Otto spettatori in possesso di regolare biglietto vengono allontanati. Nei giorni seguenti ogni manifestante è stato raggiunto da un Daspo sportivo, che prevede pesanti limitazioni alla libertà di movimento, con l’accusa immotivata di “istigazione alla violenza”.
Uno striscione in solidarietà con la resistenza di Afrin che mette sotto accusa un capo di Stato armato dall’occidente e responsabile di una carneficina nei confronti delle esperienze di autorganizzazione nella Siria del nord fa così paura? Otto anni di limitazione della libertà personale sono il prezzo da pagare per dissentire nei confronti di un potente anche nella ‘democratica’ Italia che evidentemente ha scambiato con l’immedesimazione la complicità con lo Stato turco.
Dal profilo facebook del Circolo Island di Perugia si può leggere una nota sull’accaduto: “In evidente spregio all’idea stessa di Stato di Diritto la Polizia – forte di una legislazione sempre più autoritaria in tema di “sicurezza” e “ordine pubblico” (vedi legge Orlando-Minniti) – a suo insindacabile arbitrio decide quali sono le ide e e le forme di espressione del pensiero lecite. La Polizia si sostituisce così all’autorità giudiziaria introducendo a proprio piacimento criteri di “pericolosità sociale” sulla base dei quali classificare le persone e decidere sull’esercizio delle libertà personali e politiche, impedendo agli interessati di far valere quei pochi diritti ancora riconosciuti dall’ordinamento vigente.”
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