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Sulle restrizioni delle piazze a Perugia

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Riprendiamo dalla pagina Facebook del Circolo Island questo comunicato sulle recenti ordinanze emanate dall’amministrazione di Perugia che impongono una serie di limitazioni nell’uso e nell’attraversabilità degli spazi pubblici:

“Non ci sarà più totale e assoluta libertà, qualche limitazione tornerà utile affinché tutto avvenga senza problemi”. E ancora: “In questo momento storico la gente ha bisogno di sicurezza e la polizia è in strada proprio per questo”. Queste le dichiarazioni con cui il questore di Perugia ha commentato le ordinanze emanate in regolamentazione degli eventi estivi in città, che prevedono la recinzione delle piazze in cui si terranno i concerti con controlli all’entrata ed all’uscita per limitare il numero degli spettatori e delle spettatrici, attraverso pre-filtraggio (stile stadio) con conta/persone e perquisizioni. San Francesco al prato, così come piazza IV novembre ed i giardini Carducci si trasformeranno quindi da luoghi pubblici a spazi circondati da transenne, con blocchi di polizia ad ogni entrata che ne filtrano gli ingressi. Tutto ciò è follia.

I pronostici della questura non stanno in piedi e non sono spiegabili pragmaticamente. Una piazza aperta non può essere concepita come un teatro o uno stadio in cui i posti sono limitati, in quanto spazio circoscritto. Chiunque abbia attraversato il centro di qualsiasi città come quella di Perugia, si rende conto che con quattro vie principali di accesso/uscita, permette tranquillamente di assistere a concerti mediamente partecipati e di garantire in ogni caso il libero flusso della piazza. Transennare le piazze significa limitarne l’accessibilità e costringere le persone al loro interno come in un recinto, è per questo che siamo convinti che questo dispositivo non funzioni.

Tutto ciò avviene a seguito della follia esplosa in piazza San Carlo a Torino in occasione della finale di Champions Legue, dove ingenti presenze di forze dell’ordine non hanno comunque potuto impedire che un semplice falso allarme provocasse centinaia di feriti e persino un morto. Come abbiamo avuto conferma nei giorni seguenti la notte della finale, non è in nessun modo negli interessi e nelle capacità della polizia quello di mantenere la tranquillità nelle piazze, ma proprio il contrario. Lo confermano una ragazza di 19 anni fermata durante i controlli e picchiata in questura perchè riconosciuta come attivista, le cariche a freddo nelle piazze contro chiunque ed i locali dei commercianti devastati dai reparti antisommossa: altro che tutela del decoro urbano! Se questa è la sicurezza a cui fa riferimento il nostro questore, rispondiamo di non averne assolutamente bisogno!   

Sappiamo bene che i tempi che corrono richiedono ai “tutori dell’ordine” di serrare i ranghi; il decreto Orlando-Minniti con la scusa del terrorismo sta tentando sempre più di isolare le persone, con sempre più polizia in giro per le strade: si rastrellano le stazioni a caccia di migranti “irregolari”, si assaltano le piazze dei giovani con i reparti antisommossa, si distribuiscono fogli di via e daspo urbani a precari e precarie con la sola colpa di aver partecipato a qualche dimostrazione in difesa del territorio o per semplici comportamenti ritenuti “indecorosi”, si riaprono sotto mentite spoglie i lager a cielo aperto per i/le clandestini/e e si reprime brutalmente qualsiasi forma di dissenso.

Il disegno è chiaro da tempo, in un periodo storico di disoccupazione dilagante, allargamento della forbice tra ricchi e poveri e devastazione di ogni forma minima di welfare, i potenti si devono tutelare ed i poveri è meglio che si scannino tra loro e dove non arriva il razzismo, ci pensa la repressione.

Se è di sicurezza che abbiamo bisogno, non si tratta sicuramente di quella che dicono di darci con la polizia per le strade o con i divieti nelle piazze, ma piuttosto riprendendoci spazi e momenti di socialità per parlare, confrontarci ed abbattere magari quei pregiudizi e quelle paranoie in cui ci hanno immerso e soprattutto riscoprendo pratiche solidali e di cooperazione.

Non vogliamo accettare di attraversare le nostre piazze ed i nostri spazi passando per check point come fossimo in guerra. Vogliamo esser libere e liberi di vivere le nostre piazze, senza sentirci privilegiati per questo.

RIPRENDIAMOCI LA CITTA’!

Circolo Island – Spazio Popolare Rude Grifo – Perugia Non Si Vende – Non Una di Meno Perugia – L’autoradio – Sinistra di classe rivoluzionaria Perugia

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