I funerali del Boss e l’opportunismo in malafede della politica
Tralasciando di tornare sull’aspetto estetico ricercato e foriero di attenzione per chi vede nello sfarzo e nei particolari organizzativi tutta la tracotanza della cerimonia, ci interessa piuttosto andare a sottolineare la trasposizione che è stata fatta dell’ evento stesso, per coglierne alcuni elementi di riflessione.
Nemmeno ai lettori dell’ Espresso (occasionali o abituée?) è sfuggita difatti la forzatura dettata dall’accostamento del funerale in salsa mafiosa e del senso di accondiscendenza totalizzante della parrocchia rispetto a quanto accaduto per la celebrazione dei funerali di Welby nella stessa sede.
Prendiamo il polemico commento finale dell’ articolista “Ma noi quelle porte chiuse per Welby nove anni fa le ricordiamo ancora, come ricorderemo che la pietà cristiana secondo qualcuno vale per i boss mafiosi e non per chi lotta per un diritto”.
A essere chiamato in causa è in gran parte il senso della pietà religiosa, come se il problema non fosse legato in alcun modo ai rapporti di potere e di possibilità che d’altronde lo stesso funerale ha voluto sottolineare. Forse meno ostentazione sarebbe stata più opportuna, giusto per non far emergere la realtà per quello che é?
Forse per chi si riserba ancora di portare il vessillo del giustizialismo e di una società “libera da tutte le mafie” dalla punta del proprio calamaio e nel chiuso del salotto la sfacciataggine del cerimoniale pare dare tanto fastidio, quando de facto l’ appellarsi ad una estetica meno in grassetto rivela quanto obsoleta e fondamentalmente priva di incidenza sulla realtà, se non funzionale alla pacificazione sociale, sia tale retorica.
Sono gli stessi lettori che commentano l’articolo a mettere nero su bianco le mancanze di una superficialità discorsiva che espunge l’oggetto dal contesto, trasponendo una indignazione etica a una critica del e nel presente:
“fatela vedere ai vostri lettori la foto dei paladini di cooperative e lavoratori tra fascisti e mafiosi. Fate vedere alle persone che Casamonica è in foto con Poletti, Alemanno pd e mezza mafia capitale“
“con Casamonica pranzava poletti, alemanno, senatori e consiglieri regionali e comunali di pd, forza italia e compagnia“
Condita degli elementi contestuali, la flebile condanna mediatica giunta dagli esponenti democratici e rafforzata dall’immancabile presa di parola del rabbonitore Saviano, appare per quello che è: un coup de théâtre per riempire la scena di posizionamenti sul singolo episodio. Solo il M5S affonda il colpo allargando il raggio del discorso e chiedendo a suo modo lo scioglimento del Comune per mafia.
Ma in fondo l’elemento più interessante e’ la scrollata di spalle del Prefetto capitolino che dice nemmeno troppo tra le righe (e a ragione!) di non stigmatizzare l’accaduto. Letta in un altro modo: “tra tutte le cose con un peso e una ricaduta sui romani e non solo, questa del funerale è quasi una inezia…”
Probabilmente é la stessa cosa che pensano e mettono a sottacere con la parvenza degli sguardi preoccupati vari esponenti del partito democratico romano e della sinistra riformista attaccata alle poltrone..
Nella città reale, frattanto, la polizia si prodiga nello sgomberare con blitz da antologia i venditori “abusivi” al Foro Romano, dando riprova della gerarchia di priorità in comune tra politica e apparati repressivi, volta ad attaccare gli anelli deboli della società.
Cosicché, nella città tristemente nota per sgomberi e magna magna trasversali, il dubbio permea sempre meno sottile: non è che gli unici abusivi pericolosi sono quelli che continuamente parlano di legalità e sicurezza nei giornali e poi la impongono a proprio interesse?
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