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In difesa delle invasioni di campo

Nell’agosto 2013,  il sito dell’International Business Times ha pubblicato un articolo dal titolo: “ESCLUSIVA: nuove paure degli Hooligan, la FA consente impunemente invasioni di campo”. Accompagnato da una fotografia di un sostenitore anonimo, dallo sguardo vagamente giubilante mentre viene portato via da quattro steward. L’articolo poi continua a spiegare che “la Football Association non emetterà punizioni immediate per club i cui tifosi invadano il terreno di gioco, nonostante le brutte scene seguite alla vittoria del Preston North End contro il Blackpool in Coppa di Lega” descrivendo con toni inorriditi le possibili conseguenze se non vengono presi provvedimenti per fermare i tifosi che osano violare il terreno sacro dei club che supportano, descrivendo esplicitamente ciò come “hooliganismo”.

Un rappresentante della FA ha spiegato ragionevolmente che il contesto di una invasione di campo è da valutare in considerazione del momento in cui avviene, decidendo di conseguenza se punire i club o no, e le celebrazioni di fine stagione, per esempio, che spesso si sono estese sul campo di gioco, sono state tollerate quando il club non è stato ritenuto negligente.

La determinazione delle squadre di calcio a non rischiare è presumibilmente il motivo per cui, in occasione dell’ultima partita casalinga della stagione, un notevole colpo d’occhio di uomini di fosforescente vestiti si snodava intorno al campo di gioco e di fronte alle gradinate, già 20 minuti prima che l’arbitro decidesse di porre fine alle ostilità. Occorrerebbe un invasore di campo piuttosto atletico e preparato per lanciarsi come un missile oltre quel cordone color arancione, anche se sarò onesto con voi e ammetto che più di un decennio di metà classifica e mediocrità hanno abbassato la serranda su qualunque idea di un “assalto al sacro manto erboso” di Portman Road da parte mia.

Non sono mai stato coinvolto in una invasione di campo. Per ragioni complesse, ho perso la seconda tappa della semifinale dei play-off contro il Bolton Wanderers nel 2000, brillantemente descritto qui da Gavin Barber . Credo che sia stata l’ultima invasione di campo a Portman Road. Non fraintendetemi, non sto cercando di incoraggiare chiunque ad infrangere la legge. Come la Football Supporters Federation vi dirà, le invasioni di campo sono illegali e si potrebbe finire con la fedina penale sporca e un divieto di accesso agli stadi di tre anni. Si può anche potenzialmente costare al proprio club un sacco di soldi, qualora la FA lo giudicasse negligente decidendo di multarlo. Quindi non fatelo.

La violenza che è stata associata a questo caso, quella di alcune frange di tifosi negli anni ’70 e ’80, era una cosa seria. Come bambino prima e poi da adolescente, sono stato più volte colpito da alcuni eventi molto brutti che hanno coinvolto tifosi di Wolves, Stoke City, Spurs e Arsenal ed erano, francamente, terrificanti. E’ solo che, come con il razzismo e l’omofobia, i media e la Legge credono che tale comportamento sia di esclusiva appartenenza del tifoso di calcio, mentre mi sembra che tutte queste cose sono una parte, una parte deplorevole, della nostra società tutta, e il fatto che esistano anche nel contesto del calcio è solo perché una folla di tifosi è composta da persone che riflettono la società con tutti i suoi attributi positivi (come ad esempio la raccolta di fondi per beneficenza), ma anche tutti i suoi difetti.

Quando ero alla ricerca della storia del mio club, di recente, mi sono imbattuto in decine di fotografie di invasioni di campo. C’è anche una sulla copertina del libro fotografico di Terry Hunt, Ipswich Town FC (edito da Breedon nel 2009). L’occasione immortalata risale a quando il Town è stato promosso in Prima Divisione nel 1968. Non vedevo delle orde vichinghe sbarcare su una spiaggia della costa orientale, piuttosto come una combriccola festante di adolescenti che volevano solo esprimere la loro gioia. Qualcuno (credo fosse il famigerato “Svedese”) abbracciava Ray Crawford, ma Ray non sembra certo preoccuparsene. Ho anche visto una fotografia del 1950, da qualche parte, di un’invasione di campo a Portman Road che coinvolgeva diversi ragazzi occhialuti che indossavano montgomery. È difficile associare qualcuno in montgomery a qualcosa che non sia fondamentalmente “benigno”.

Forse sono ingenuo. So che le invasioni di campo possono trasformarsi in tumulti, che le persone possono essere – e spesso lo sono state – cattive. I tifosi di Ipswich ricordano ancora il comportamento spaventoso dei tifosi del Millwall in passato e, più recentemente, l’esperienza dei nostri tifosi a Elland Road nel 2007, quando mandammo il Leeds United giù in terza serie. Fu una minoranza di tifosi del Leeds ad invadere il terreno di gioco quel giorno, ma i nostri sostenitori ricorderanno che alcuni di loro indirizzarono parole al vetriolo verso persone con disabilità.

Questa fusione di violenza e comportamenti antisociali si verifica solo nel calcio, forse, ma la violenza e la rozzezza accade in altri eventi senza che tutti coloro che li frequentano siano ritenuti parte del problema. Un buon esempio di come i tifosi di calcio siano trattati in modo diverso a quasi qualsiasi altro gruppo sociale lo si è avuto di recente, quando il deputato di Harlow, Robert Halfon, ha postato una foto su Twitter di una grande quantità di rifiuti in piazza al Covent Garden, la notte dopo la finale di Coppa di Lega tra Sunderland e Manchester City, con le parole “Siamo andati a Londra per la cena. Vorrei non averlo fatto. Hooligans hanno trasformano Covent Garden in un pozzo nero disgustoso”. In risposta è stato sottolineato che la piazza in simili condizioni era stata lasciata dalla folla della Royal Opera House, in occasione del Diamond Jubilee della Regina e al nuovo anno. Nessuna di queste persone però è stata descritti come “hooligans”. Per non menzionare il Bullingdon Club (una sorta di confraternita goliardica dell’università di Oxford, aka figli di papà, dedita al gozzoviglio così sfrenato che tanti ristoranti si rifiutano di ospitarli. ndT).

Non sto davvero cercando di difendere comportamenti violenti, ma chiedendo una distinzione tra i diversi tipi di incursioni sui campi di calcio. Anche il linguaggio che viene utilizzato ne fa parte: “tifosi si riversano sul” o “corrono sul” terreno di gioco non suona così minacciaso come “invasori”. Ci sono leggi che si occupano di comportamenti criminali come la violenza. Se tale comportamento è condotto in uno stadio di calcio, una discoteca o su un social network non dovrebbe fare un briciolo di differenza.

C’è un vecchio detto che dice “approvata una legge, creato un crimine”. Perché andare sul campo da calcio è illegale per i tifosi, può, come abbiamo visto, macchiare la propria fedina penale anche se la vostra intenzione è niente di più odioso che abbracciare l’attaccante che vi ha appena portati in Premier League. Vorrei suggerire che permettere ai sostenitori l’accesso al proprio campo di calcio e il contatto con i propri giocatori sarebbe un bene per lo spirito del calcio. Controllando il modo in cui i tifosi sono autorizzati a celebrare, le autorità agiscono letteralmente come guastafeste. Prevenire che i sostenitori vadano in campo in occasioni speciali è un altro modo con cui gli stessi tifosi sono stati divisi dai loro club, letteralmente, in questo caso. Il nostro ruolo è quello di pagare, sederci e accettare passivamente la merce sempre più priva di passione che ci viene offerta.

Tornando a quello che è successo all’Ipswich Town negli ultimi dieci anni o giù di lì, credo potrà passare ancora tanto tempo prima che mi sia possibile prendere parte alla mia prima “invasione di campo”, ma posso ancora sognare. Magari avrò bisogno dell’aiuto di un deambulatore per quel giorno, ma sarò lì.

 

Susan Gardiner, The Two Unfortunates.Traduzione Matteo Falcone, Sport People.

da SportPeople

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