Keep calm, è solo merda d’artista
La legislatura affronta in apertura il suo primo rebus con le elezioni dei presidenti di camera e senato. Il gioco si compone. Nonostante le tensioni nel centro destra Di Maio e Salvini ammiccano a distanza. Ci sono gli accordi. La strada per un governo in comune si può trovare. Il Partito Democratico sta a guardare, un po’ si lecca le ferite un po’ aspetta che il tempo faccia il suo corso e logori i suoi concorrenti i quali a ogni accordo e accordicchio strappano più di una smorfia di disappunto ai propri sostenitori.
Nella notte su un muro nei pressi di piazza Capranica, tra l’aula di Montecitorio e quella di palazzo Madama, compare uno stencil. Di Maio e Salvini stretti in un abbraccio si tirano un ciuccione. È un buon commento a questo inizio di legislatura. L’impressione di tutti. Un altro stencil, poco distante, raffigura la Meloni che porta in braccio un bimbo migrante. Disorientante. L’autore è lo steet artist TvBoy, un artista palermitano insediatosi a Barcellona. In poche ore le immagini delle opere diventano virali.
Qualche carabiniere si aggira guardingo attorno allo stencil. Per precauzione impila un paio di scatole sul muro per coprire il lavoro. Non si capisce bene perché ma quella sicuramente è una provocazione, «sarà mica che so’ froci?». Passano poche ore e arrivano i camionicini dell’ama che dietro ordine del comune raschiano via gli stencil e ridipingono il muro. Non si capisce bene perché ma questa sicuramente è una provocazione. Sarà mica che la censura è la miglior arma di prevenzione perché nessun messaggio ambiguo possa esser veicolato?
In effetti quel retrogusto da operazione di polizia dei costumi resta attaccato al palato. Eppure tra i primi ad imboccare la via della polemica ci sono gli “esperti d’arte”. Su art tribune esce un articolo di Helga Marsala che denuncia il clima di “ordine, disciplina e censura”. Art Tribune? Sì Art Tribune, quel magazine diretto da quel cane di Massimiliano Tonelli, sì quello di Roma fa schifo. Finisce che l’attacco a una censura reazionaria – si può dire? – se lo intestano loro. Un po’ per mancanza di una voce che svela l’incrocio tra morale al potere, bigotta perché impaurita da ogni fattore esterno di critica, e la falsa coscienza borghese e cittadinista che proclama in nome dell’antidegrado il valore universale della sterilizzazione di ogni spazio pubblico: muri, strade e monumenti. Se lo intestano loro anche un po’ per calcolo: in fin dei conti tutto rientra a buon titolo anche nell’eterna campagna contro la politica che non aggredisce le brutture e non valorizza le bellezze dell’arte, anche quella di strada ma purché sia nelle strade del centro.
Non c’è bisogno di ascrivere un messaggio alla famiglia dell’arte – ei ma c’è pure il famoso bacio sul muro di Berlino, quello tra Hoenecker e Breznev, segnalano gli esperti – per salvarlo dalle spugnette moralizzatrici. Quello stencil andava lasciato perché incuriosiva prima di tutto. Abbiamo bisogno decisamente di meravigliarci per combattere l’accettazione dei fenomeni che ci circondano… se con l’arte o no, lo lasciamo dire ad altri. Ma dopo. Sia mai che gli esperti propongano di salvare l’arte ma cancellando l’esperienza, magari scrostando le opere da un muro per destinarle alla prossima mostra di Roversi Monaco. I muri sono affar nostro. Di chi ha da dire qualcosa. O degli artisti.
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