Kim Jong Monti
Vi lascio indovinare quale evento abbia avuto più risalto mediatico.
Due giorni fa l’ex Premier aveva fatto bagnare mezza classe giornalistica annunciando la sua “salita” in campo via Twitter1 – sdoganando definitivamente quella che il giornalista Alberto Puliafito ha definito la “neolingua del Professore”. Il capolavoro del bispensiero montiano si è avuto con la seguente frase pronunciata in conferenza stampa:
“Accetterò di incoraggiare questo sforzo congiunto della politica responsabile e della società civile, accettando di essere designato come capo della coalizione.“
Con la marcia ingranata sulle forme passive, Monti non si propone – «accetta di essere designato». Non è lui che si è stracciato gli striminziti panni del SuperTecnico Superpartes per cercare di battere Bersani/Berlusconi/Grillo/ecc. – è la società civile (quale?) che glielo chiede. Come scrive Puliafito, «tutto l’eloquio montiano è volto a raccontare una realtà che non c’è: ci eravamo abituati alla neolingua berlusconiana e pidiellina, ora dobbiamo abituarci a quella bocconiana, che è perfetta per l’anomalia da stato d’eccezione nella quale è precipitata l’Italia».
La lingua di Monti ricorda la lingua falsamente neutra di un certo tipo di associazionismo “culturale” da “terzo settore”, in cui tutti cercano disperatamente di rimescolare le carte in tavola, foderandosi di strati di inganni ideologici e riverniciamenti politici. Un ambiente che ti poggia il guanto bianco sulla spalla, ti fissa con gli occhi spenti e sussurra: «Guarda, noi siamo giusti. Facciamo bene. Come puoi essere contro di noi? Noi non siamo contro nessuno, siamo a favore di tutti, vogliamo soltanto il bene collettivo» (sempre Puliafito).
Inutile dire che la stampa ha preso nota del nuovo corso con solerzia ed entusiasmo, evidentemente smaniosa di sguazzare in questo pastiche più circonvoluto della vecchia retorica democristiana. Ieri, ad esempio, l’Ansa (e non solo) ha battuto una serie di agenzie su Monti a Venezia che avrebbero fatto vergognare persino un funzionario nordcoreano.
Partiamo dalla prima:
“Monti è a Venezia con la moglie Elsa, i figli e i nipoti. Tutti sono alloggiati alla pensione ‘Accademia’, una struttura a tre stelle confortevole ma sobria rispetto ai canoni alberghieri di Venezia. Pare sia una delle scelte alberghiere preferite dai turisti britannici in visita nella città lagunare. […] La presenza di Monti, fino a quel momento, non era stata notata dagli altri ospiti italiani e stranieri della pensione, che uscendo si sono chiesti il motivo dell’assembramento di cronisti e fotografi davanti alla struttura. Sul programma della visita privata dell’ex premier vige massimo riserbo.“
In un’altra agenzia si specifica che la struttura è sì di «tre stelle» (quindi da pezzenti?) ma è «di charme» e contiene «pezzi di valore artistico che il premier dimissionario non avrà mancato di ammirare». Lo so: c’è già materiale sufficiente per mettersi a gridare, battere i pugni sulle mattonelle del cesso e singhiozzare nella vasca. Ma andiamo avanti:
“Niente ristoranti ‘alla moda’, ma una semplice osteria per la pausa pranzo a Venezia del premier Mario Monti e dei suoi familiari. Il senatore, fedele al proprio stile, ha evitato i locali più gettonati della città lagunare, scegliendo l’Hostaria da Franz, nel centro del sestiere di Castello, a due passi dalla chiesa dei Greci. Un quartiere popoloso che gravita attorno a San Marco, ma che resta una delle zone meno toccate dai grossi flussi turistici. Il professore, che indossa una pesante giacca in panno blu, all’uscita del Museo Correr si era fermato per stringere la mano ad un bambino che ha chiesto di poterlo conoscere. Quindi una lunga telefonata in Piazza San Marco e infine a passo svelto ha riattraversato l’area marciana, superando la Basilica, ed entrando a Castello per ricongiungersi con i famigliari nei pressi del ristorante.”
Mario Monti: l’uomo che attraversa le aree marciane a «passo svelto» ed è fermato da orde di bambini che chiedono (sobriamente) «di poterlo conoscere», neanche fosse un Justin Bieber della macroeconomia.
L’ultima Ansa-Dov’è Il Tuo Istituto Luce Ora? è di gran lunga la mia preferita:
“Nella sua vacanza veneziana Mario Monti ha voluto dare di sè un’immagine semplice e familiare. Lo ha fatto, ad esempio, mostrandosi all’obiettivo dei fotografi come un normalissimo nonno, con un pupazzo a forma di topo, della sua nipotina, posto sull’apertura del suo giaccone blu. Anche il ristorante scelto per il pranzo, così come l’albergo in cui alloggia, sono ben lontani dai fasti della politica di qualche stagione fa. Il menù laguna del locale scelto da Monti offre infatti a 35 euro la possibilità di provare una piccola carta, mentre con 65 euro si può sperimentare il menù degustazione. Alla sua uscita dal ristorante non sono mancate le famiglie che gli hanno stretto la mano e hanno voluto fargli gli auguri per il nuovo anno e per la sua avventura politica.“
Sono dei dispacci così imbarazzanti che viene voglia di regalare il «pupazzo a forma di topo» al martire che è stato costretto a seviziare così brutalmente la sua dignità intellettuale.
Per dire, non mi sarei stupito se a un certo punto fosse apparsa una cosa del genere:
“Venezia, 29 dic – Dopo aver moltiplicato i reni e le fatture degli avventori di una tipica cicchetteria veneziana, Mario Monti ha cominciato a librarsi nell’aria citando i fondamentali 2012 dell’industria italiana, mentre il suo augusto Staff ‘twittava’ la miracolosa circostanza. La folla, discreta e cristianamente compunta, ha osservato con sobrio stupore il passaggio del Professore sulle acque del Bacino San Marco. In molti si sono chiesti se per caso nella notte l’amministrazione comunale avesse costruito un nuovo ponte. Il premier, tuttavia, prima ha sventolato la sua Agenda con la mano sinistra, poi ha alzato la mano destra in segno di benedizione ed infine ha accettato di ascendere al Cielo, dove ora siede alla destra del Padre e di nuovo verrà designato nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine.“
Amen.
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