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Mostra e presentazione del libro di Zero Calcare

DA MARTEDI’ 6 MARZO A SABATO 10 MARZO PRESSO LO SPAZIO ANTAGONISTA NEWROZ, PISA (via Garibaldi 72)

Ogni giorno dalle 17:00 alle 20:00

6 marzo Presentazione della mostra
7 marzo
  mostra
8 marzo
ore 19:00 Presentazione del fumetto “LA PROFEZIA DELL’ARMADILLO” insieme all’autore+aperitivo Ska
9 marzo
djBONGO outta BLACK HEART
10 marzo
dj7 con BLACK MUSIC POWER

Esporrà tavole di fumetto e disegni anche MATTIA PAGLIARULO

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“Vengo da quasi 10 anni di locandine, manifesti, fanzines ed autoproduzioni per il circuito dei centri sociali e della scena punk. Il fumetto è stato il mio modo di contribuire agli spazi in cui sono cresciuto. Il primo che ho osato far vedere a qualcuno, è stato la cronaca disegnata delle giornate del G8 di Genova del 2001: un modo per esorcizzare quell’esperienza. Da allora non ho più smesso”. Zerocalcare

Zerocalcare sul finire del 2011 ha quasi 28 anni e per un sacco di tempo ha fatto soprattutto fumettacci sulle fanzine fotocopiate e locandine per concerti punk hardcore. Oltre ad un numero sterminato di autoproduzioni nel circuito dei centri sociali, ha collaborato anche con il quotidiano Liberazione, il settimanale Carta, i mensili XL di Repubblica e Canemucco e la divisione online della DC comics, Zuda.com. Tra le collaborazioni c’è l’annuale antologia del fumetto indipendente Sherwood Comix, la Smemoranda e frescafresca pure la rivista Mamma!. Ha da poco dato alle stampe il suo primo libro, “La profezia dell’armadillo”, autoprodotto in collaborazione con Makkox.

http://www.ink4riot.altervista.org/

 


I
ntervista: Il blog a fumetti è il futuro della graphic novel? Ecco cosa ci ha risposto
16 gennaio 2012 di Eugenio Spagnuolo

Ogni lunedì alcune migliaia di persone su Facebook condividono e commentano una tavola a fumetti di Zerocalcare. Sono storielle esilaranti, tra il biografico e il surreale, disegnate da un ventottenne romano che ci tiene all’anonimato e che in poco tempo è diventato un piccolo fenomeno di culto del Web. Tanto da aver previsto già una ristampa della sua prima graphic novel, La profezia dell’armadillo, venduto via Internet senza un editore tradizionale alle spalle. Il segreto del suo successo? Sono almeno due. Far ridere come pochi. E avere scelto il mezzo giusto per farsi conoscere dal grande pubblico nel 2012: i social network.

Aumentano di settimana in settimana gli italiani che su Facebook condividono i fumetti che pubblichi online. Quando hai iniziato, te lo aspettavi?

“A dire il vero no, anzi ho iniziato con la certezza che dopo un paio di settimane già mi sarei stufato perché il blog sarebbe andato deserto. Poi, quando ho visto che l’avevano condiviso Stefano Disegni su Facebook e Valerio Mastandrea su Twitter, e altre duemila persone, ho pensato ‘ ammazza che connessioni strane che creano i social network!'”

Come è nata l’idea di pubblicare un blog a fumetti?

“Nasce dalla carta, dalla rivista Canemucco, realizzata l’anno scorso da Makkox per Coniglio editore, dove pubblicavo le mie storielle autobiografiche, che erano il mio primo esperimento in tal senso dopo anni di storie a tematica politica o sociale. Quando la rivista ha chiuso, Makkox mi ha proposto di aprire un blog. Ho detto ‘ vabbe” scettico. E invece aveva ragione lui”.

Quanto tempo di lavoro ti richiede la creazione di una storia come quelle del lunedì?

“Quantifico il tempo di lavoro in puntate dei telefilm. Di solito ci lavoro il sabato e la domenica sul divano davanti a una serie tv. Mentre disegno guardo circa nove o dieci puntate da quando inizio la prima pagina a quando finisco”.

Una delle tavole che ha avuto più successo, Pedagogia (oltre 4mila like su Facebook), racconta di un fumettista che per vivere fa lezioni private a uno studente svogliato. Quanto c’è di autobiografico?

“Le storie sono tutte autobiografiche, racconto solo quello che vivo in prima persona. Per fortuna ho un serbatoio ampio di situazioni a cui attingere”.

Qualche mese fa hai pubblicato un libro che raccoglie i tuoi fumetti, La profezia dell’armadillo. Venduto via Internet, attraverso il passaparola, è andato subito esaurito. Ora è prevista una ristampa (su prenotazione a profezia@zerocalcare.it). E’ raro che accada qualcosa di simile in Italia. E’ tua l’idea di aggirare così il mercato e i grandi editori?

“In realtà di recente è già successo a Makkox, che in questo momento è l’ enfant prodige della satira in Italia. Nato dal dal Web, più di tutti gli altri ha dimostrato che l’autoproduzione può tenere testa alla grande editoria ed alla distribuzione. E’ stato lui a convincermi a fare il libro, a produrlo, a occuparsi di tutto quanto. M’è preso il panico quando ho visto una sull’altra 500 copie del mio fumetto. Ho pensato ‘ eccola là, adesso lo vendo a nonna, a zia e le altre ce le diamo tutte in faccia’. Invece alla fine sono andate via in un attimo e ne stiamo stampando un altro migliaio. Mi viene l’ansia solo a dirlo”.

Negli Usa (e non solo) disegnare fumetti è un’attività onorevole: quelli bravi riescono a vivere del proprio lavoro. Sono ritenuti gli eredi dei grandi romanzieri del passato. E pubblicano sul New Yorker. In Italia?

“In Italia c’è poca gente che riesce a vivere del proprio lavoro, i fumettisti poi si portano addosso la croce perpetua del lavoro che viene scambiato per hobby. In Italia i fumetti sono ancora roba di nicchia, sia in termini commerciali che culturali, quindi camparci è veramente difficile. Qualcuno ce la fa. Io no… per la cronaca!”

Le nuove tecnologie fanno bene ai fumetti? Che ne pensi per esempio degli ebook reader?

“Sono un troglodita quindi ora vado a googlare cos’è un ebook e mica ho capito bene… (ride, nda). Ma posso rispondere sulle altre tecnologie: di sicuro si integrano benissimo col Web 2.0 e l’universo dei blog e dei social network. In Francia i blog a fumetti sono una categoria editoriale, diffusissimi, esistono collane editoriali che ne pubblicano le raccolte, e per la loro natura stessa queste tecnologie ne aiutano una diffusione virale ampissima. Prima o poi ci arriveremo anche noi”.

Quali tecnologie usi per disegnare?

“Desueta carta, penna e pennarelletto nero. Solo le ombre grigie e le grosse superfici nere le faccio con Photoshop… per risparmiare sull’inchiostro”.

Quale percorso hai fatto per diventare fumettista?

“Vengo da quasi 10 anni di locandine, manifesti, fanzines ed autoproduzioni per il circuito dei centri sociali e della scena punk. Il fumetto è stato il mio modo di contribuire agli spazi in cui sono cresciuto. Il primo che ho osato far vedere a qualcuno, è stato la cronaca disegnata delle giornate del G8 di Genova del 2001: un modo per esorcizzare quell’esperienza. Da allora non ho più smesso”.

Evento facebook della mostra
Zero Calcare su facebook

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