Sceriffi della rete e cyber-ronde
Si tratta di 2 articoli che vanno a modificare rispettivamente gli art. 16 (Responsabilità nell’attività di memorizzazione di informazioni – hosting) e 17 (Assenza dell’obbligo generale di sorveglianza) del decreto legislativo n. 70 del 2003.
Nella prima parte si obbligano i provider a rimuovere e disabilitare l’accesso a risorse che violano il copyright o che promuovo il commercio di marchi contraffatti, ma a differenza della normativa odierna a poter “avvertire” il provider non sarà soltanto l’autorità competente ma “qualunque soggetto interessato”. Utenti propensi alla censura che si trasformano in cyber-ronde al servizio del diritto d’autore. Tutto questo senza passare attraverso l’autorità giudiziaria e senza, di fatto, la necessità, né la possibilità, di controllare l’effettiva natura delle accuse prima di proseguire con la cancellazione, la disabilitazione o il blocco dell’accesso.
La seconda parte che prevede la non responsabilità preventiva e, come da titolo, “l’assenza dell’obbligo generale di sorveglianza” è ancora più inquietante e al tempo stesso contraddittoria. Infatti il testo dell’articolo prevede la responsabilità civile e penale per il “prestatore che non abbia adempiuto al dovere di diligenza che è ragionevole attendersi da esso e che è previsto dal diritto al fine di individuare e prevenire taluni tipi di attività illecite”, altro che assenza dell’obbligo di sorveglianza. Inoltre i provider per adempire al loro dovere di poliziotti della rete dovranno adottare filtri preventivi atti ad impedire l’accesso a contenuti illeciti e infine stilare delle vere e proprie liste di utenti recidivi a cui impedire l’accesso alle piattaforme o addirittura alla rete stessa, una sorta di HADOPI all’italiana.
Insomma un ulteriore attacco ai diritti dei netizens nostrani e potere assoluto nelle mani dei provider stimolati dalle lobbies. A preoccupare è soprattutto la velocità con cui la proposta si sta muovendo, molto probabilmente per fare da sponda alla delibera AGCOM prevista per novembre. Un duro colpo anche per l’e-commerce, in un momento in cui, tra manovre lacrime e sangue, si vorrebbe far pagare i costi della crisi ai soliti noti per difendere i profitti di pochi. La partita è ancora tutta aperta, la posta in gioco altissima e le rivendicazioni delle piazze virtuali non faranno altro che portare ulteriore rabbia e indignazione in quelle piazze reali che già stanno scaldando i motori in vista del 15 ottobre e di un autunno-inverno che si preannunciano davvero molto, molto caldi.
InfoFreeFlow (@infofreeflow) per Infoaut
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