Seconda udienza del processo per i fatti della Statale
Nel quasi totale “assordante “ silenzio mediatico, e non solo, ha inizio il nostro processo per i fatti e la rissa della Statale. Rispetto ad essi ci siamo sempre dichiarati estranei: da un lato senza alcun tipo di vittimismo, dall’altro nel rispetto delle varie realtà e quindi compagn* e “situazioni” organizzatrici della festa indirizzata giustamente alla raccolta fondi per spazi sociali, casse di solidarietà Notav ecc.
Sei mesi dopo il litigio avvenuto alla festa di autofinanziamento (metà febbraio 2013) avvengono i nostri arresti. L’ordinanza di custodia cautelare che legittima i loro motivi della nostra carcerazione preventiva è :
- “curata” da agenti e reparti Ros che “creano” l’indagine in maniera particolarmente anomala e ambigua;
- sostenuta da dubbi e contraddittori riconoscimenti spacciati per “genuini”;
- ricca di descrizioni (casualmente simili a quella di tg e giornali) che ci dipingono come persone vigliacche, violente fini a se stessi, perdigiorno nullafacenti e tante altre falsità. In più intrise delle nostre identità e percorsi politici utilizzati per avallare le loro tesi, infangare le mobilitazioni e lotte in generale e alcune in particolare.
Entrando nel vivo del processo, la commissione giudicante ha preferito addentrarsi immediatamente nei fatti vivi di quella serata, cercando di iniziare a capirci qualcosa partendo dalle testimonianze dei carabinieri intervenuti quella sera.
Sono stati sentiti 3 carabinieri per il momento (di cui uno soltanto intervenuto quella sera, gli altri due provenienti dal Nucleo Informativo dei Carabinieri – alias ROS – il reparto che ha condotto le indagini)
Il primo agente racconta di aver visto, due ragazzi discutere animatamente (gesticolando), quindi chiede cosa sia successo (poiché chiamati parecchio tempo prima per via di una rissa) e procede così all’identificazione di due persone. Uno è un imputatoto (Lollo), che dalle dichiarazioni dello stesso agente, tutto sembra fuorchè aver appena massacrato di botte una persona. A suo dire, appare perfettamente lucido e corretto nel dialogo. L’altro soggetto, che diventerà poi il testimone chiave dell’accusa (ritrattando poi una parte della testimonianza) dopo essere stato identificato a voce viene lasciato allontanarsi.
Il secondo agente è uno dei reparti speciali Nucleo informativo che contribuisce alle indagini fino agli arresti del 3-4/09/2013. Questa è stata la testimonianza più lunga perché ricca di contraddizioni, evidenziate dalle difese ed esposte qui di seguito:
1° la presunta vittima non è mai stata sottoposta a riconoscimento fotografico dei suoi presunti aggressori;
2° il testimone chiave d’accusa ( la stessa persona che viene identificata quella sera ) è sottoposto a visione di album fotografici mesi dopo e che contengono foto di diversi compagni in contesti di militanza ( come dichiarato dagli agenti stessi ) ,quali presidi, manifestazioni ecc;
3° con tono estremamente basso e titubante dice “ ….attraverso le foto si è potuto appurare che le persone coinvolte erano …” [e dice i cognomi : “ Lollo e Simo ”].
Gli viene chiesto di spiegare meglio le modalità attraverso le quali vengono sentite a sommarie informazioni alcuni soggetti invece che altri. Emerge che i fatti risalgono al 14 febbraio e la “vittima” si fa refertare – a Varese – in ospedale e denuncia solo il 27 febbraio.
Viene posta una domanda sul teste chiave, riguardo la sua anomala identificazione e quindi sulle modalità di identificazione dei presunti responsabili. L’ agente a questo punto entra in confusione. Prima gli viene chiesto come mai tale testimone sia stato verbalizzato come “ NOTO A QUESTO UFFICIO “ e non sa rispondere. Allora gli si domanda come sia stato identificato nel momento in cui venne sentito a sommarie informazioni (dichiarazioni fondamentali per gli arresti che avverranno mesi dopo!). Suppone “attraverso un documento personale”. Le difese perentoriamente dicono “ No, ricorda male! Non c’è lo aveva!”. Alla fine, con pacifico imbarazzo, è costretto a dichiarare che il giorno in cui il soggetto in questione venne sentito non era presente (“scaricando il barile”) e che sapranno rispondere meglio altri agenti. Le difese sottolineano che né durante l’intervento della pattuglia né mentre rilascia pesanti accuse contro altre persone, questo soggetto si fa identificare!
A questo punto il PM entra “nel pallone” e cerca scuse per non andare avanti nella discussione. Si contraddice diverse volte volte in pochi secondi e nasce un battibecco ma l’udienza va avanti. Nel forte imbarazzo entra l’ultimo agente.
Il terzo teste è un altro carabiniere del Nucleo informativo al quale viene posta la domanda alla quale il precedente non aveva saputo rispondere andando nel pallone. Il brigadiere dichiara di aver proceduto all’identificazione del teste chiave d’accusa il giorno in cui gli ha notificato la convocazione ( aprile, 2 mesi dopo i fatti e mesi prima degli arresti ) a casa sua e per questo non c’è stato bisogno di identificarlo più volte.
Nonostante questo punto sia stato in qualche modo chiarito, ci appare particolarmente ambiguo poiché ad ogni interrogatorio i carabinieri hanno sempre richiesto le generalità delle persone sentite.
Ci si concentra sugli album fotografici e gli si chiede se le foto dei presunti aggressori fossero presenti in tutti gli album mostrati. Con assoluta sicurezza dice si. Gli viene posto in visione un album in particolare (di cui è chiesta con successo l’ acquisizione). Sfogliando ripetutamente l’album dichiara che l’accusato principale (su cui pende una richiesta di risarcimento danni dalla parte civile di 100mila euro) non è presente!
Questa la sintesi di un’ udienza durata circa tre ore.
Per chi volesse partecipare, solidarizzare qui sotto il calendario delle prossime udienze.
Aula 8 presso VIII sezione penale del tribunale di Milano:
16 aprile h 9:30. Saranno presenti la “vittima”, il teste chiave di accusa e altri;
6 maggio fine testi e PM;
20 maggio esame imputati + testimonianze difesa + perito parte civile
10 giugno inizio discussioni
17 giugno probabile sentenza
Lollo e Simo
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