Un ‘nuovo’ (governo) che puzza di vecchio
Ancora vediamo un banchiere, Saccomanni, come Ministro dell’economia, nelle cui mani si ripone la speranza di salvare il Paese dal disastro economico. Puntare sul fattore crescita. Questo è il suo cavallo di battaglia, stringendosi in un forte abbraccio con banche e imprese, perché anche il direttore di Bankitalia in fondo lo sa che “l’unione fa la forza”. La Cancellieri, frutto di quel governo tecnico fallito, che rimarne sulla Giustizia e Maurizio Lupi, a capo del Ministero delle Infrastrutture, accanito pro Tav indagato qualche anno fa, in sordina, per truffa e abuso di ufficio nell’inchiesta riguardante la concessione ad una federazione della «Compagnia delle Opere» della Cascina San Bernardo, vicino Chiaravalle, e sul suo uso post-ristrutturazione: una struttura per l’assistenza ai disabili psichiatrici senza fini di lucro in realtà adibita in parte a ospedale psichiatrico privato.
Ma come non inserire, all’interno del nuovo esecutivo per fare credere che delle novità ci siano davvero, Cecile Kyenge all’Integrazione? Primo Ministro donna e di colore che garantisce il “nuovo” che avanza, e una campionessa olimpionica allo Sport per dimostrare invece che il nuovo governo non è fatto di componenti riciclati e con un passato alle spalle da politicanti? Uno specchietto per le allodole che forse qualcuno pensa che funzioni ancora.
In tutto questo però, proprio oggi, mentre dentro i palazzi del potere si dà continuità -non di certo senza fatica- a governare il Paese, fuori c’è ancora chi esprime la sua costernazione quotidiana. La denominata “sparatoria” sotto Palazzo Chigi di questa mattina è il gesto di un uomo (fatto passare per psicolabile) che esprime tutto il disagio di una precarietà e di una indegnità che attanaglia. Mentre dentro i palazzi si riuniscono per dare consequenzialità a quel potere che fino a ieri si sentiva in un equilibrio precario, la gente -lungi dall’essere subnormale come vogliono far credere- continua a vivere una vita di stenti e bisogni primari negati, e neanche questo esecutivo -nonostante lo voglia far credere- avrà la ricetta giusta, anzi dovrà senza dubbio fare i conti con questa realtà.
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