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Elezioni: matinée con foto di famiglia

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Questa foto vale più di molte analisi sulla fase della politica istituzionale italiana. Si tratta di uno scatto avvenuto durante il meeting di CL a Rimini che ritrae quasi tutti i leaders delle principali forze politiche intenti a discutere amabilmente sotto un ombrellone. Cambia poco che il segretario del PD Enrico Letta si sia giustificato affermando che stavano discutendo “le regole del dibattito”.

L’immagine ha un forte valore simbolico perché è una rappresentazione della sostanza della politica italiana istituzionale contemporanea; risulta persino superfluo chiamarla teatrino. A darne prova è di per sé la genuflessione a quello che viene testardamente chiamato dai media “l’evento sentinella del sentire del mondo cattolico”, ma che in realtà è solamente l’ennesimo coagulo di potere politico-imprenditoriale con l’aspirazione di direzionare la politica italiana. L’Italia del piccolo e medio imprenditore parassitario, del politico con il pacchetto di voti, di quelli che fanno la morale ai giovani mentre si dividono le ultime spoglie del paese che hanno dissanguato. Il fatto che questo evento venga considerato come un palcoscenico fondamentale della farsesca campagna elettorale di quest’estate (da presenti e da assenti pure, in fondo) la dice lunga su chi sono i referenti sociali di ogni forza dell’arco costituzionale.  

E infatti il dibattito è tutta una rincorsa da saltimbanchi a dire qualcosa che possa soddisfare il palato della platea: attacchi a tutto spiano al Reddito di Cittadinanza, persino dal capo saltimbanco Di Maio che “abbiamo cancellato la povertà”, ma forse è meglio reistituirla per il mio bene. Mentre Salvini tira fuori il solito repertorio di temi identitari della destra cattolica che però scaldano relativamente, perché oggi i temi che contano sono altri.

L’unico momento di tensione nella recita è quando il segretario del PD rilancia la proposta di rendere obbligatoria e gratuita la scuola d’infanzia e di estendere l’obbligo scolastico fino alla maturità. La platea fischia la proposta: sia mai che si tolgano introiti agli asili privati e che gli imprenditori debbano privarsi della forza lavoro a basso prezzo derivante dall’abbandono scolastico. Non che la proposta scaldi i nostri cuori, ma la reazione dei presenti è un dato significativo.

La folla ciellina gradisce di più la Meloni che rappresenta meglio la fase di lotta di classe dall’alto di cui necessita la borghesia stracciona del nostro paese in questo momento senza le pose caricaturali di un Salvini.

Mentre l’astensione è al 40% con un 11% di indecisi che non sanno se voteranno e chi voteranno e mentre il rischio povertà cresce al 25,2% nel 2021 coinvolgendo 14,83 milioni di italiani, tra cui 667mila bambini (dato peggiore dal 1995), la campagna elettorale è tutta rivolta ai censi benestanti del paese ed alle beghe dei partiti. Lo scontro, ancora una volta, è tutto interno ai differenti interessi borghesi, proiettati in questo o in quel settore geoeconomico, con la preferenza per questi o quegli investimenti. Ma quando si tratta di fare qualcosa per chi soffre la crisi in questo paese, alla fine sono seduti tutti sotto lo stesso ombrellone.

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