Volevano fare un altro Gabriele Sandri. Su una notte di paura
Avremo dovuto essere qui, oggi a raccontare quella che è stata una bellissima giornata di sport e aggregazione tenutasi ieri (Domenica 2 Giugno) a Lecce, in occasione dell’incontro amichevole tra le due realtà di calcio popolare quella dell’A.S.D. Quartograd e dello U.S. Spartak Lecce: squadre unite a centrocampo a ricordare in un minuto di raccoglimento, la scomparsa di Franca Rame, tifosi uniti sulla gradinata ad incitare con cori e slogan valori antifascisti e antirazzisti per l’integrazione e la socialità dei popoli, cose insomma che difficilmente oggi si vedono sui campi di calcio anche se di categorie superiori.
Purtroppo, in seguito alla mistificazione e l’intossicazione della realtà avvenuta a mezzo stampa in queste ore, circa quanto accaduto durante il viaggio per Lecce non ci possiamo esimere dal raccontare quella che è la nostra (quella reale) versione dei fatti.
Nella notte tra Sabato e Domenica un pullman composto da squadra e sostenitori dell’A.S.D. Quartograd è partito da Quarto (Na) per raggiungere Lecce, dove era prevista un’amichevole per sancire il gemellaggio tra queste due realtà portatrici di valori sani e progressisti in un mondo, specialmente quello del calcio specchio della nostra società, in cui vige la regola del più forte (pesce grande mangia pesce piccolo)e in cui tutto è concesso se viene fatto in nome del profitto e dell’interesse individuale. Sul pullman erano presenti, ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, lavoratori, disoccupati, studenti, precari, italiani e stranieri : tutta gente insomma che la mattina si alza e va a lavorare e senza lavoro non può campare; accomunata dalla passione per il calcio e dall’amore per l’A.S.D. Quartograd.
E’ così accaduto che durante una sosta in autogrill, siano state prese , senza pagare, alcune bottiglie di vino, qualche busta di biscotti e delle patatine : una ragazzata, dell’ordine delle tante che possono essere commesse quando si è giovani, tra l’altro rientrata subito, ancor prima di ripartire dal suddetto autogrill, quando rientrati tutti in pullman e resici conto della cosa, abbiamo raccolto il tutto per restituirle con tanto di scuse all’addetta in servizio dell’Autogrill.
Solo a quel punto il viaggio è ripreso, alla volta di Lecce, senza né furti, né assalti o razzie fatte in nessun’area di sosta (questo si legge sui giornali e sui blog on-line).
Ai responsabili del gesto, è stata fatta una tirata d’orecchie e la cosa sembrava essersi calmata; nessuno di noi immaginava a cosa stavamo andando incontro : una progressiva sospensione dei diritti democratici figlia più di una dittatura militare che di uno stato democratico, quale “dovrebbe” essere il nostro.
Dopo manco 30Km dalla ripartenza è intervenuta una pattuglia della Stradale di Grottaminarda (AV) – Targata H3521 – (erano le 4.00 del Mattino) con tre agenti a bordo, che ha bloccato il nostro pullman per un controllo.
Inizia così una lunga carrellata di gravi episodi, fatta di provocazioni, abusi e violazioni dei diritti fondamentali di liberi cittadini, il racconto assume i toni quasi di un film horror per chi l’ha vissuto in prima persona : con pistole “caricate” e puntate ad altezza d’uomo da parte di agenti che tutto parevano, tranne che fossero intenzionati a stabilire l’ordine.
Il tutto inizia con il controllo dei documenti del nostro Presidente, Giorgio Rollin che viene individuato come responsabile del Pullman, al quale dopo un controllo a terminale, viene detto che non è una persona poi così “pulita” , che ha un po’ di problemi con la legge e che loro sanno che è “perfino comunista”.
All’agente viene ricordato che oggi giorno, essere comunista non è un reato (non siamo in un regime Fascista, o meglio non lo siamo ancora)e che il nostro Presidente non è un criminale, ma un’attivista impegnato nel sociale e nella lotta per la costruzione di una società più equa.
A quel punto prima provocazione, da parte dell’”uomo” in divisa : “io non alcun problema con voi, ragazzi, anzi se c’è qualcuno di voi ha problemi con me e mi vuole sfidare, io non ho paura, mi tolgo la divisa e andiamo nella terra di la a fare uno contro uno” dice un’agente, quello che poi si dimostrerà essere l’agente pistolero, visibilmente scosso, non sappiamo se sotto l’effetto di stupefacenti, ma visibilmente instabile psicologicamente, un tale Massimo (così si è fatto chiamare per tutta la durata del fermo) che tra l’altro si è rifiutato anche di dare i propri connotati e il proprio numero di matricola, quando gli è stato chiesto (non è questo un abuso di potere?!)
La provocazione non viene raccolta e gli altri agenti li presenti ci comunicano che devono salire sul pullman per fare una perquisizione (disposta da chi? c’è un mandato?), è sempre Massimo a procedere alla perquisizione, non è vero come detto da alcuni notiziari on-line che gli è stato impedito, non avevamo nulla da nascondere, era stato riconsegnato tutto, ed era nostra intenzione finire la cosa quanto prima.
Durante la perquisizione non viene trovato, nulla, né sopra, né nel bagagliaio del pullman (tra l’altro non ci è stato nemmeno consegnato un verbale della perquisizione) ma il fermo continua e ci viene comunicato che devono procedere con l’identificazione di tutti i presenti sull’autobus.
Così un nostro responsabile sale sul pullman a raccogliere i documenti, mentre chi non ne è in possesso scende per procedere all’identificazione con garante e viene fotografato . Intanto il tempo se ne va, tutta l’operazione “d’intelligence” è durata circa due ore e all’agente Massimo, (quello per intenderci che non ha voluto dare i propri connotati), viene chiesto di velocizzare i tempi, avevamo la partita alle 11.00 non eravamo nemmeno a metà strada e intanto si erano fatte le 6 di mattina, dato che aveva lui stesso avuto modo di constatare di come non vi fosse alcun motivo per trattenerci.
Avviene così, l’inverosimile, ciò che poteva sfociare in tragedia: l’agente estrae dalla fondina, la pistola d’ordinanza, la carica e la punta alla tempia del ragazzo che si era permesso di chiedere di farci ripartire. Solo l’intervento dei suoi stessi colleghi che l’hanno bloccato e scaraventato sull’auto, ha evitato che accadesse un nuovo caso Gabriele Sandri, sulla Napoli – Bari, sabato notte.
A quel punto e solo a quel punto, quando si stava per far sfociare una ragazzata, in tragedia, con l’agente Massimo, chiuso nella volante dai suoi stessi colleghi e con i nostri ragazzi che minacciavano esasperati di andare a fare un sit-in autostrada se non c’avessero concesso di ripartire, ci è stato dato disposizione di riprendere il viaggio.
Niente di più niente di meno, è questa la cronaca degli eventi di quanto accaduto alla carovana del Quartograd in viaggio per Lecce.
C’è un oscuro disegno dietro a ciò che sta accadendo intorno all’A.S.D. Quartograd.
Come mai attiriamo l’attenzione in questo modo spropositato dei media e delle forze dell’ordine?? Come mai si parla di noi solo quando c’è da screditare, tra l’altro travisando completamente gli eventi e non si parla dei risultati raggiunti sul campo o piuttosto degli eventi a scopo sociale organizzati sul nostro territorio in cui raccogliamo l’adesione di centinaia di giovani e non (Assemblee, dibattiti, Tornei di Calcio, Cineforum ecc).
La realtà è che questo progetto oggi da troppo fastidio, per ciò di cui si fa portatore, per i consensi raccolti sul nostro territorio e soprattutto per aver dimostrato che quando le masse popolari si auto-organizzano dal basso, possono vincere : dentro e fuori dal campo, che sia essa una battaglia sportiva oppure sociale, che sia in ballo una partita di calcio oppure il diritto all’abitare o ad un Lavoro Utile e Dignitoso.
A.S.D. Quartograd
Un Altro Calcio è Possibile
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