Difendiamo Quarticciolo, Caivano non è un modello
Fermiamo lo sgombero dell’ex questura.
Assemblea pubblica sabato 18 gennaio ore 18, piazza del Quarticciolo.
Il 23 dicembre scorso il governo ha approvato un decreto che individua sei periferie in Italia in cui esportare il modello Caivano. Sono stati stanziati 180 milioni di euro in tre anni ed è previsto un commissario straordinario a cui è affidato il compito di individuare gli interventi strutturali necessari: sgomberi, polizia e qualche centro sportivo di cui tagliare il nastro per millantare un’attenzione al sociale sono le anticipazioni che abbiamo già avuto modo di vedere a Caivano come a San Basilio.
Tra i quartieri inseriti nel dl Emergenze c’è anche Quarticciolo.
Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento da quando si è insediato il governo Meloni, ma nonostante le ambizioni della destra di governo, Quarticciolo non è un deserto.
In questi anni gli abitanti si sono organizzati, hanno difeso i loro spazi, hanno presentato proposte, hanno costruito esperienze. Resistono quotidianamente all’abbandono istituzionale e alla devastazione portata dalla vendita di crack, resistono contro chi li tratta da abitanti di serie B. Non aspettavamo Meloni per denunciare lo stato in cui imperversano le periferie del paese
È un decreto di emergenza come tutti gli interventi che si sono fatti negli ultimi 20 anni. Le emergenze richiamano esibizioni di forza. Quello che servirebbe sarebbero politiche strutturali, per prendersi cura dei territori e dei propri abitanti, ascoltandoli prima di tutto e poi mettendo in atto tutti quegli interventi che possano permettere alle persone di ottenere un riscatto sociale, un miglioramento di vita, l’autonomia per consentire a ciascuno di scegliere. Il governo Meloni, invece, vuole mostrare di avere il pugno di ferro per propaganda, per campagna elettorale perenne.
Se lo stanziamento di risorse è una notizia positiva, il sospetto che questa possa essere una mangiatoia di fondi pubblici a favore dei vari Caccicchi di Fratelli di Italia viene rafforzato dalla sovraesposizione di personaggi come Don Coluccia e dell’intera filiera politica del partito sul territorio. Abbiamo il sospetto che ciò che interessa sia il Potere e non possiamo permettere l’ennesimo spreco di fondi pubblici. Risorse che, così come a Caivano, non avranno nessun impatto sul lungo periodo ma serviranno ad abbellire la facciata lasciando tutto così com’era.
Il nostro piano prevede la riapertura della piscina comunale, il completamento della sanatoria Ater ancora in stallo dal 2020, il completamento dell’asilo in via Locortondo, la realizzazione del parchetto Modesto di Veglia, il recupero dell’ex questura e la regolarizzazione di chi vi abita, la rigenerazione del campo di calcio di via Prenestina, le manutenzioni delle case popolari, l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’apertura della Fabbrica del Teatro, il sostegno alle attività commerciali aperte e l’individuazione di un meccanismo che porti all’apertura delle troppe serrande abbandonate. È una progettualità che ha impegnato l’università, che in questi anni si è fatta carico di tradurre le necessità del territorio in concrete proposte di policy, interventi dettagliati attraverso l’individuazione degli strumenti normativi e delle coperture finanziarie necessarie. È una progettualità che è stata assunta e rilanciata dall’amministrazione municipale che ha chiesto l’istituzione di una cabina di regia ad hoc con un atto dello scorso novembre.
L’idea propagandata dalle trasmissioni televisive vicine all’attuale governo, secondo cui la chiusura del Doposcuola di quartiere aperto negli spazi dell’ex questura e lo sgombero delle 40 famiglie che la abitano dal 1997 possa essere il primo passo per combattere il degrado del Quarticciolo è qualcosa in più di una provocazione. Evidentemente, cancellare con la forza l’esperienza che ha consentito in questi anni di mantenere luoghi liberi dallo spaccio e dalla sopraffazione è un modello che il governo ha intenzione di esportare in più quartieri possibili. Sgomberare l’ex questura di via Ostuni vuol dire sostenere attivamente lo spaccio di crack, ritenuto dal governo meno pericoloso per l’interesse collettivo rispetto all’istruzione dei bambini e delle bambine.
Questa è la destra. Senza maschere, nella sua forma più pura. Clientelismo e violenza, mentre si cancella il welfare territoriale. Le condizioni del quartiere sono peggiorate nettamente dopo la cancellazione del RdC, dopo i decreti sicurezza che regolano l’ingresso dei migranti nel nostro paese, dopo il decreto Cutro e Caivano. Meloni e Salvini ci raccontano che stanno fermando le mafie mentre con i loro interventi finiscono per favorirle, da un lato eliminando il welfare necessario per poter intraprendere strade diverse da quella dello spaccio, dall’altro inasprendo misure punitive che incrementano l’illegalità piuttosto che arginarla, ricadendo soprattutto sui giovani. Sembra proprio che abbiano creato le condizioni perché gli abitanti invochino Meloni. Mentre il DDL 1660 è ancora in discussione in parlamento, il decreto Caivano bis ne anticipa gli strumenti. Fermarlo in un territorio specifico è una necessità e un’opportunità per mettere un freno alla deriva liberticida di questo governo.
Quarticciolo, Scampia, Rozzano, San Ferdinando, San Cristoforo, non faranno altro che peggiorare, saranno sempre più dipendenti da uno stato che ha come unico scopo quello di mantenere le condizioni dei nostri territori così come sono: subordinati e in guerra tra di loro.
Ma questo decreto chiama in causa direttamente l’amministrazione comunale. È con il sindaco che il commissario dovrà stabilire quali sono gli interventi necessari e urgenti, dove andranno allocati i 10 milioni di euro l’anno stanziati. Per dare una proporzione, stiamo parlando di 2500€ per ogni abitante della borgata. È evidente che ciò che verrà deciso assume una valenza più grande: mentre la città è monopolizzata dall’aggressività dell’ipertursimo e della rendita, si permetterà che in periferia la destra faccia deserto delle esperienze sociali e civiche? Roma Capitale ha approvato un piano casa che fatica a trovare attuazione. Questa è l’occasione formidabile per dimostrare che si tratta di più di una bella manifestazione di intenti.
Chiediamo al Sindaco Gualtieri e all’Assessore Zevi un incontro urgente per mettere all’ordine del giorno il recupero dell’ex questura di Quarticciolo, come primo passo necessario, poi immediatamente l’istituzione della cabina di regia richiesta dal municipio.
Abbiamo vissuto il nostro impegno nel quartiere e per il quartiere come un contributo a un processo più ampio. Abbiamo messo a disposizione la concretezza della nostra esperienza per chiunque avesse voglia di mettersi in gioco, cercando di rompere i confini autoimposti delle aree e delle appartenenze identitarie. Provando a interpretare una fase di inaridimento degli spazi di partecipazione con l’entusiasmo della scoperta di nuovi linguaggi e la coerenza della chiarezza degli obiettivi. Con lo stesso spirito vogliamo vivere anche questo tornante.
Pensiamo che fermare il governo nell’estensione di un modello Caivano, che tra le altre cose ha riempito le carceri minorili e ha trasformato di nuovo l’emergenza abitativa in un problema di ordine pubblico, sia urgente e necessario. Pensiamo che qui sia possibile, perché per la prima volta saranno costretti a confrontarsi con un territorio organizzato, dove l’equazione «chi è contro il governo è con la criminalità organizzata» si scontra con l’impegno quotidiano di decine di attivisti e attiviste. Pensiamo che occorra convergere a Quarticciolo, difenderlo, sentirlo proprio e capire che qua si può vincere se la convergenza diventa metodo politico se costruiamo insieme uno spazio in cui ciascun possa fare la sua parte. Senza ambizioni monopolizzatrici, senza pretendere patenti di legittimità, senza doppiezze squallide
Fianco a fianco, per (ri)scoprire insieme la forza che abbiamo.
Invitiamo per questo a un primo momento insieme il prossimo 18 gennaio alle 18 all’ex questura in piazza del Quarticciolo.
QUARTICCIOLO RIBELLE
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