Elezioni in Catalogna. Sorride Puigdemont, male Rajoy. Quale futuro oltre l’articolo 155?
Le istituzioni vigenti. I partiti neoliberali e la loro capacità di affiliazione. Amen. Per ora la costituzione spagnola è salva. Per ora.
Perdono e vincono i populismi e i partiti con maggiore volontà di investimento mediatico e elettoralista. Nel vortice di una campagna caratterizzata dall’ anormalità voluta dall’ esecutivo di Madrid per ristabilire orden y ley in salsa nazionalista. Una campagna fatta a colpi di slogan e altamente identitaria, con pochissimo spazio per le istanze sociali.
Vince Ciudadanos come partito che incarna la sicurezza della classe media in Spagna ma non basta per mantenere la stabilità in un paese come la Catalogna che ha espresso da anni il bisogno di essere libero e indipendente dal giogo della finanza. Senza remore e con le sue forme statali. Ma vince anche JuntsPerCat (ex_CIU), e la sua affiliazione di interessi alto-borghese locale. Fascinazione estetica o voto di protesta contro l’ estromissione del presidente ex-in carica Puidgemont per via dell’ applicazione del 155?
In un contesto europeo governato dall’ ineluttabilità la Regione pirenaica ha curvato l’ imperitura repressione della dinastia borbonica e del suo partito vassallo andando oltre le previsioni dell’attuale entourage monarchico stesso.
Si riuscirà a divenire una Repubblica? questo ci si domanda in Catalogna, dopo che le le elezioni imposte han dato ragione alle istanze neoliberali per contenere una pressione popolare quasi insorgente in quanto bisognosa negli anni scorsi di risposte e nyuovi paradigmi sociali da un lato e un establishement locale impossibilitato a dargli risposte dall’altro. Una parabola decennale quasi.
Puigdemont gongola; Rajoy tituba; ma aldilà delle anomale circostanze la partita sociale dominerà il campo a venire. In un contesto di altissima partecipazione, rimagono amputate le istanze centraliste del Podemos in salsa catalana e le questioni sociali che reca seco come portato dei movimenti degli ultimi anni sono relegati a una agenda in cui per il momento il tritacarne dello scontro tra unionisti e sovranisti non lascia spazio.
Ma sia Arrimadas, che fa incetta per la destra nazionalista nei quartieri popolari di Barcellona, con un PSOE stantìo e totalmente azzoppato, sia i partiti catalanisti si dovranno misurare con le esigenze di una popolazione che non pare disposta a fare sconti né al Governo Centrale, né a una sua rappresentazione locale imposta dall’ articolo 155 e dalla repressione.
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