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Marino Capitola

Alla fine è caduto per delle cene. Scontrini alla mano Marino ha assistito alla sfilata di prese di distanza, smentite e dimissioni. Prima il papa che nega di averlo invitato a Philadelfia, poi la comunità di Sant’Egidio che nega di esserci stato a cena, per finire gli assessori Esposito, Causi e Di Liguori, imposti a luglio dal governo, che si sono dimessi mettendolo di fronte all’impossibilità di proseguire il suo mandato.

Mentre Roma viene consegnata nelle mani del prefetto Gabrielli e il Movimento 5 stelle, l’estrema destra e quello che resta del centrosinistra inaugurano la campagna elettorale si fa senso comune l’idea che Marino sia caduto per “troppa onestà”.

Sarebbe la sua estraneità al mondo dei poteri forti, la sua distanza dal mondo di Mafia Capitale ad aver determinato l’isolamento del sindaco marziano, come lui stesso rivendica anche nell’ultimo messaggio alla città.

La verità è che Marino ha servito degli interessi per nulla deboli. Ha candidato Roma per i giochi olimpici del 2024, ha approvato la costruzione di un intero nuovo quartiere con la scusa dello stadio della Roma, ha promosso la trasformazione delle ex caserme in appartamenti di lusso e dei cinema chiusi in megastore, aveva da poco confermato l’intensione di privatizzare i servizi pubblici.

Per sostenere questi interessi ha trovato alleati in questura, nelle opposizioni, nelle consorterie e nelle lobby come i suoi predecessori, ha affrontato a muso duro solo i senza casa, i lavoratori del comune, gli autisti dell’atac, gli occupanti di spazi sociali. Poco cambia se ad avvantaggiarsi non sono stati Buzzi & Carminati ma Parnasi e le cooperative cattoliche.

Marino è caduto perché non serviva più. Era un sindaco outsider candidato in polemica con l’establishment del Partito Democratico in un periodo in cui quel partito non era in grado di esprimere una leadership credibile. Era il sindaco di un’altra fase.

Oggi c’è Gabrielli. Uno sbirro per pilotare la svendita del patrimonio immobiliare e dei servizi pubblici, per normalizzare i conflitti, per annichilire tutto ciò che oppone resistenza.

Oggi c’è il giubileo. Una vetrina per nascondere la continuità degli affari che la logica dell’emergenza continua a garantire sulla pelle di senza casa, migranti e rom.

Per chi ha a cuore la giustizia sociale la priorità rimane rompere questa vetrina e cacciare questo sbirro, con Marino o senza Marino.

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